SONIA ALFANO

 
SONIA ALFANO –
 

31.1.2023
Finalmente si torna a parlare di lotta alla mafia, di borghesia mafiosa, di trattativa e di mancati arresti. E allora corre l’obbligo ricordare che fù proprio la sottoscritta nel 2012 ad andare nelle carceri a parlare con boss sottoposti al 41/bis del calibro di Riina, Graviano, Provenzano, Bidognetti, Ciná, Schiavone detto “Sandokan” etc, nel tentativo di convincerli a collaborare con la giustizia.
E fui sempre io a raccogliere la volontà di Provenzano di prendere in considerazione la possibilità di collaborare “senza mandare al massacro i suoi figli e me”… purtroppo da quel momento a Provenzano accaddero cose strane: cadute improvvise dal letto, lividi e punti di sutura in volto. E fù lo stesso Provenzano a confermarmi che era stato picchiato… da chi? Chi temeva che lui potesse parlare? E qui cito l’ormai famoso “protocollo fantasma”, un accordo tra Dap e Sisde, che prevedeva l’impiego di 250 uomini appartenenti alla polizia penitenziaria, e non solo, che avevano il compito di ”controllare” i 41/bis che avrebbero voluto collaborare.
Una sorta di intimidazione nei confronti dei mafiosi che avrebbero voluto parlare? Quel protocollo lo vidi in atto durante alcuni miei colloqui con Graviano e con lo stesso Provenzano.

Ancora una volta fui io a rendere pubblica l’esistenza del protocollo farfalla. Inizialmente fui derisa e presa per pazza, poi il Dap fù costretto ad ammetterne l’esistenza.
Ma Provenzano fù l’unico a non essere arrestato ad esempio nel 1995, quando il Col. Riccio attendeva l’ordine dai suoi superiori, per fare irruzione in un casolare nel palermitano, mentre tutti i boss erano riuniti, proprio come l’ex boss Luigi Ilardo aveva segnalato a Riccio?
No! Ancor prima di lui, le istituzioni deviate di questo paese garantirono la latitanza di Nitto Santapaola, esattamente a Barcellona Pozzo di Gotto, proprio come mio padre aveva segnalato all’allora pm Olindo Canali, che non solo non tutelò mai mio padre, ma addirittura andava a braccetto con il figlio del boss Ciccino Rugolo.
E fù lo stesso dirigente del Commissariato di Barcellona ad ammettere, nell’ottobre 2004 alla DDA di Messina, che Santapaola era a Barcellona e che proprio nella primavera del 1993 “fù organizzata un’operazione mirata alla cattura di Santapaola e soprattutto a far terra bruciata intorno allo stesso per costringerlo a rifugiarsi nel territorio catanese”… le indagini riportarono che il Santapaola era a Barcellona dal dicembre 1992, un mese prima della morte di mio padre.
Ed io mi chiedo: da quando le forze dell’ordine costringono un latitante a rifugiarsi anziché arrestarlo? Perché Santapaola non fù arrestato il 4 e il 5 aprile del 1993 mentre veniva intercettato durante un lungo incontro con un imprenditore barcellonese???
Se lo stato avesse smesso di giocare a nascondino, e lo avesse arrestato a dicembre quando mio padre segnalò la sua presenza a Canali, oggi mio padre sarebbe vivo.
Chi sta pagando per tutto questo? Solo io, solo la mia famiglia, e mio padre è stato ucciso.
Pubblico il verbale di assunzione di informazioni della DDA di Messina, da cui si evince quanto ho scritto.