SALVATORE BAIARDO – Il carretto passava e quell’uomo gridava, “Gelati”

 

 

Dalla cavea affollata gli spettatori ammirano i gladiatori, ora il Trace, l’Oplomaco o il Mirmillone, nell’attesa che la bianca sabbia si tinga di rosso sotto i colpi del gladio o della sica.

Gli harenari pronti a coprire il sangue man mano che lo spettacolo va avanti.

All’improvviso, quell’uomo gridava, “Gelati”.

Come dicono gli arabi di ogni azione che porta al nulla, è come fare la pipì nel deserto. Un tragicomico dibattito sulla necessità o meno di rivedere il 41bis, il carcere duro che ha lo scopo di tagliare ogni collegamento tra il detenuto e l’organizzazione di appartenenza all’esterno della cinta muraria.

E quell’uomo gridava, “Gelati”.

Niente libri né musica per il ristretto. C’è anche chi dice che i mafiosi comunicano attraverso i libri. Sarò scemo, ma non capisco come possa un detenuto comunicare attraverso la lettura di un libro. Personalmente potrei trovare qualsiasi pena, compreso quella capitale o la tortura, fin troppo blanda per chi scioglie i bambini nell’acido. Ma io sono soltanto un uomo, non lo Stato…

E l’uomo indicato come il portavoce della mafia, come colui che in tv invia messaggi, continua a gridare “Gelati”.

Nell’Arena non ci sono gladiatori, non c’è sangue.

Resta solo la pipì nel deserto e quell’uomo che grida, “Gelati”. Che spettacolo pietoso…

Gian J. Morici LA VALLE DEI TEMPLI