I mille pizzini di Matteo Messina Denaro

 

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Messina denaro sapeva che c’erano le microspie che intercettavano la sorella Rosalia nella casa rurale vicino alla ferrovia

 

Una casa rurale vicino alla ferrovia. E quasi mille pizzini ritrovati nel covo di Matteo Messina Denaro e nelle due abitazioni della sorella Rosalia, a Castelvetrano e in campagna. All’esame dei carabinieri e della Procura c’è ora un materiale investigativo che restituisce la fotografia di un boss in piena attività.  «Elementi indiziari di eccezionale rilevanza», scrive il pool coordinato dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido nell’ultimo provvedimento, che ha portato in carcere la sorella del boss, Rosalia. «L’analisi di questo materiale consentirà certamente nel prosieguo, allorquando sarà completata la complessa attività investigativa già delegata da quest’ufficio, di ricostruire ruoli, compiti e funzioni svolte da numerosissimi soggetti che hanno consentito per 30 anni a Messina Denaro di sottrarsi all’esecuzione della pena e di continuare a esercitare il suo enorme potere mafioso».Ci sono poi i vocali inviati a tanti destinatari. C’è Fragolone, la sorella più grande del boss, e poi Fragolina e Ciliegia. Sono altri parenti? Messina Denaro dava disposizioni alla sorella Rosetta «per chiedere un prestito di 40 mila euro a Parmigiano», probabilmente un imprenditore: «Digli che stia tranquillo che nessuno lo vuole impaccare e che avrà restituito il tutto o appena torna il Complicato oppure appena il Grezzo vende un suo bene». E ancora: «Quindi assicuragli che stia tranquillo che gli verrà restituito il tutto». Precisava: «Digli che 40 mila euro non cambiano la vita alle persone». Grezzo doveva invece «più di 40 mila euro», così precisava Messina Denaro alla sorella. Probabilmente si tratta di un altro imprenditore. Ogni volta, raccomandava prudenza: «Con il Parmigiano ti ci devi incontrare soltanto una volta per spiegargli il tutto poi lui li farà avere a fragolina e tu non ti ci devi incontrare più, perché se ti ci incontri una seconda volta quella seconda volta sarete intercettati, e non deve accadere». 

Giallo su un’altra soffiata alla sorella: “La ferrovia non è praticabile, è piena…”
In un pizzino si legge: «Purtroppo è andato tutto a scatafascio, la ferrovia non è praticabile, è piena». La ferrovia è il vecchio tracciato della rete ferroviaria che passa proprio alle spalle dell’abitazione rurale della sorella di Matteo, dove la stessa si recava nei giorni precedenti. Lungo quelle strade c’erano delle telecamere. Come aveva fatto il boss a sapedrlo?  RAGUSA NEWS


Mille pizzini e le tracce dei Dna: il covo di Rosalia Messina Denaro è una miniera d’oro per i pm

L’inchiesta dopo l’arresto della sorella del padrino: molti spunti investigativi

A caccia del Dna

Chi frequentava il covo del boss Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara? Stanno cercando di scoprirlo gli investigatori che hanno disposto la ricerca di eventuali dna nell’appartamento. I profili genetici diversi da quelli del boss eventualmente trovati potrebbero portare all’identificazione dei soggetti che incontravano il capomafia nella casa in cui questi ha passato gli ultimi mesi di latitanza.

I 40mila euro per la casa

Sarebbero serviti per rimpinguare le sue riserve di denaro dopo l’acquisto del covo di Campobello di Mazara, la casa in cui Matteo Messina Denaro ha trascorso gli ultimi mesi della latitanza, i 40 mila euro ai quali si fa cenno in uno dei pizzini scoperti dai carabinieri e scritti dal boss alla sorella Rosalia.
Lo ritengono gli investigatori che hanno decifrato il messaggio in cui il capomafia chiedeva alla donna di farsi dare il denaro da «Parmigiano», uno dei nomi in codice usati per le comunicazioni. Secondo gli inquirenti si tratterebbe di un imprenditore in qualche modo in affari con Messina Denaro.
Che Messina Denaro chiedesse la somma per rientrare dalle spese della casa si evince dalla data del bigliettino: 14 maggio del 2022. L’atto di vendita dell’immobile di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, è del 15 giugno successivo. L’appartamento venne formalmente comprato da Andrea Bonafede, geometra di Campobello che ha prestato i documenti di identità al boss e nell’atto di compravendita venne indicato in 20mila euro il valore della casa. Ma gli investigatori ritengono che si trattasse solo del valore dichiarato e che invece la cifra pagata fosse più alta. 
«Sai cosa ho comprato con questi 40 mila, qua non lo nomino cosa ho comprato tanto già lo sai. Purtroppo non ne ho potuto fare a meno, le cose si sono talmente ingarbugliate che non ho avuto scelta. I soldi che avevo non mi bastavano e quindi ho avuto bisogno di questi 40 dai W», scriveva il boss. 
«Ne sono rimasti 85 mila, e questo è un problema, sono pochi, devo avere un deposito più grosso, se no vado a sbattere, cioè non sono coperto per come voglio io. Quindi ora ti spiego come fare per recuperare questi 40 mila», spiega. «Ti spiego cosa devi fare, segui alla lettera ciò che ti dico: ti devi incontrare col Parmigiano, solo una volta però e gli chiedi il prestito a lui», diceva Messina Denaro alla sorella.

L’interrogatorio di Rosalia

Lunedì è in programma l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, nel carcere di Pagliarelli, di Rosalia Messina Denaro. La donna sarà assistita dall’avvocato Daniele Bernardone e non dalla figlia Lorenza Guttadauro che invece è stata nominata legale di fiducia dal boss. Rosalia è accusata di aver gestito la «cassa» della famiglia, di aver fatto da collettrice dei pizzini coi quali il capomafia comunicava con i suoi, di essere stata insomma fedele esecutrice delle volontà del fratello durante la latitanza.  LA SICILIA 4.3.2023


Matteo Messina Denaro, oltre 1000 pizzini da analizzare

 

PALERMO – Una montagna di pizzini. Sono oltre 1000 i biglietti scritti a mano da Matteo Messina Denaro e trovati nei tre immobili perquisiti dai carabinieri del Ros.

Indicazioni di affari, suggerimenti, raccomandazioni ai parenti, pensieri esistenziali, lettere d’amore a diverse donne: c’è di tutto nel rifugio di via CB 31, dove Matteo Messina Denaro ha certamente trascorso l’ultima parte della latitanza, nella casa rurale di contrada Strasatti-Paratore, sempre a Campobello, stazione di posta per la sorella Rosalia, e la casa di famiglia dove la donna, arrestata ieri, trascorreva la notte in via Alberto Mario a Castelvetrano. Una miniera di informazioni su cui lavorano gli investigatori, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, dal 16 gennaio scorso, giorno dell’arresto del latitante e del ritrovamento dei pizzini. Il padrino trapanese, che evidentemente trascorreva intere giornate a scrivere, raccomandava alla sorella di sbarazzarsi subito dei pizzini, distruggendoli, ed invece Rosalia li ha conservati. Alcuni per anni. Ci sono appunti che risalgono al 2010, ed altri molto più recenti.

 Dalle indicazioni su come scovare telecamere e microspie, (secondo gli investigatori, le informazioni potrebbero provenire da rappresentanti delle forze dell’ordine), agli auguri alla figlia Lorenza con cui non ha un buon rapporto.  Rosalia Messina Denaro ha anche conservato un biglietto che il fratello ha indirizzato alla figlia Lorenza in occasione del diciassettesimo compleanno. “Ogni mondo ha i suoi demoni diversi da quelli degli altri — scriveva il boss —. Stai lontana da mondi che non conosci. Io sono entrato in altri mondi al prezzo della sofferenza, ma tu non osare mai, ti prego. È il solo augurio che oggi posso farti, figlia mia”. Molto più di recente il tono rivolto alla figlia era parecchio diverso: “Cresciuta male, degenerata nell’intimo”, scriveva. E poi ci sono le mille altre indicazioni sugli affari e gli interessi economici. Come il biglietto in cui chiedeva alla sorella Rosalia di rivolgersi a “parmigiano” per avere 40.000 euro. Dalla comparazione delle date è probabile che i soldi servissero per rimpinguare la cassa dopo che il capomafia aveva comprato la casa di via Cb 31, ufficialmente intestata al geometra Andrea Bonafede che gli ha prestato l’identità. “Parmigiano” è uno dei tanti nomi in codice utilizzati dal capomafia per proteggere le pedine della sua rete di fedelissimi. Il lavoro è tracciato, si parla già “di sviluppi investigativi ancora pienamente in corso”, ma che “possono da subito ritenersi eccezionali”.


Messina Denaro, “episodi inquietanti”: caccia ai complici

 

PALERMO – Ora è caccia alle talpe e ai complici. Nella gamba della sedia a casa di Rosalia Messina Denaro non c’era solo il diario clinico di Matteo Messina Denaro.

“L’esito delle perquisizioni forniva anche l’inquietante notizia delle informazioni dettagliate di cui Rosalia – scrivono i magistrati – era venuta in possesso sul funzionamento delle telecamere installate dalla polizia giudiziaria per finalità investigative”. A passarle le indicazioni su come proteggere la sua riservatezza era stato il latitante, che dell’appunto conservava una copia nel covo di via Cb31 a Campobello di Mazara.

Forti sospetti

È fortissimo il sospetto di chi indaga che il padrino potesse contare sull’aiuto di una talpa. Quasi certamente in divisa. “L’evidente tecnicismo lessicale utilizzato, ad esempio quando fa riferimento alle «cassette di rilancio segnale» che vengono impiegate per occultare la trasmissione dei segnali audio e video – aggiungono i pm della Direzione distrettuale antimafia – fa senza dubbio ipotizzare il potenziale coinvolgimento di appartenenti alle forze dell’ordine o di specialisti forniti di uno specifico know how nel settore, unici in possesso di tali preziose informazioni”.

Il pizzino e le talpe di Messina Denaro

Messina Denaro ha fornito alla sorella, in modo che li girasse a tutti gli altri, le indicazioni per riconoscere ed evitare “telecamere” e “cassette di rilancio del segnale che aptano il segnale dalle vicine microspie e telecamere e lo rilanciano fin dove sono loro”.

Lo scorso maggio erano riusciti nel loro intento. Venne scoperto che lungo la linea ferrata, non lontano dalla stazione di posta, la casa di campagna di contrada Strasatti-Paratore, erano state piazzate delle telecamere.

Il pizzino inviato da Messina Denaro alla sorella Rosalia

“Purtroppo è andato tutto a scatafascio… la ferrovia non è praticabile, è piena…”, scriveva Messina Denaro alla sorella Rosetta nel maggio scorso. Chi sono le talpe di Messina Denaro?

“Condor”, “Ciliegia”, “Reparto”, “grezzo”, “parmigiano”: sono i componenti della strettissima cerchia di fedelissimi, compresa una possibile talpa. Persone che lo hanno aiutato a nascondersi e negli affari.