Nei documenti ritrovati nelle due case della sorella del boss, Rosalia, arrestata per mafia, non ci sono solo appunti contabili e sanitari, istruzioni su come sfuggire alle microspie o ordini sulla consegna di soldi, ma anche riflessioni più intime in particolare rispetto al suo ruolo di padre. “Vorrei sapere quando sarà la mia ultima notte sulla terra…”
“Ho pokissime regole di vita”, lo scrive così, con la kappa, Matteo Messina Denaro in uno dei “pizzini” inviati a “Fragolone”, il nome in codice utilizzato per la sorella Rosalia, detta “Rosetta”, che è stata arrestata stamattina per associazione mafiosa. E tra i preziosi documenti trovati dai carabinieri del Ros sia nella casa di Castelvetrano della donna che in quella di campagna, in contrada Strasatti a Campobello di Mazara, non ci sono soltanto appunti contabili legati alla “cassa”, che la donna avrebbe gestito, o istruzioni per cercare di sottrarsi alle microspie o ancora indicazioni sulla consegna di messaggi, di soldi e di orologi, ma anche riflessioni sulla vita e sulla morte, sul coraggio, fatte dall’ultimo degli stragisti. C’è poi anche una lettera, del 16 marzo 2020, in cui Messina Denaro fa una lunga considerazione sul suo ruolo di padre (assente) e sul comportamento della figlia Lorenza, che definisce “degenerata nell’infimo”. Ma – si badi bene – non per colpa sua.
I “pizzini” sono contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Alfredo Montalto, su richiesta del procuratore Maurizio De Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, che ha portato in carcere la più grande delle sorelle di Messina Denaro, che compirà 68 anni tra 10 giorni. Per gli inquirenti è stata lei a gestire per anni gli affari del fratello, comunicando regolarmente con lui e consentendogli così non solo di sottrarsi alla cattura, ma anche di mantenere il suo ruolo apicale in Cosa nostra.
“Sarebbe bene sapere quando è la mia ultima notte sulla terra…”
“Ho sempre pensato che sarebbe bene sapere quando è la mia ultima notte sulla terra piuttosto che venire investito da un’auto o qualcosa del genere”, scrive Messina Denaro, che avrebbe voluto avere quindi il potere – che nessun uomo può avere – di stabilire come e quando morire. Non si sa se al momento di questa riflessione sapesse già di avere un tumore, quella malattia che tanto ha pesato sulla sua cattura e che alla fine quasi certamente lo stroncherà. Scriveva ancora il boss: “Non si deve mai ritornare da una persona dalla quale ci siamo allontanati definitivamente. E’ una regola di vita, della mia vita”, aggiungendo di averne però “pokissime”. Accanto a questa frase è indicata la data “Marzo 2014”.
“Un essere umano muore veramente quando viene dimenticato”
“Arrivato a un certo punto della mia vita ho pensato che il mondo fosse da qualche altra parte e che da quell’altra parte ormai non ci fossero più strade che conducessero fino a me. Ma comunque un essere umano muore veramente quando viene dimenticato e io credo che non lo sarò mai. Le persone che ho amato, i miei affetti, non si dimenticheranno mai di me”, si legge ancora tra le “massime” dell’ex superlatitante. “Ho conosciuto tante persone coraggiose. Con le pecore e pecore con i coraggiosi. Ho sempre disprezzato questo modo di vivere. Che schifo!”, afferma indignato.
“Non ci sono più persone come mio padre”
“La mia vita è più complessa di una promessa”, dice ancora il capomafia in un altro pizzino e poi “non ci sono più persone come mio padre quel genere di persone è sparito per sempre”, ammettendo in qualche modo che una certa mafia, quella del genitore (morto latitante e ricomparso solo per il suo funerale), che aveva un rapporto partitario con il “capo dei capi”, il boss Totò Riina, è stata disintegrata. Anche Messina Denaro, quindi, anche se non si sa bene in quale periodo, era arrivato a una conclusione simile a quella di altri mafiosi, seppure non del suo spessore criminale, ovvero che Cosa nostra non fosse più “quella di una volta”.
La lettera sulla figlia “degenerata”
C’è poi una lettera, che riporta due data, “martedì 15 marzo 2022” e “spedita 16 marzo 2020”, indirizzata a “tutti”, cioè a tutta la famiglia, in cui Messina Denaro, colpito da un necrologio letto su un giornale, trae spunto per riflettere sul ruolo di padri e figli, da genitore di Lorenza, la ragazza che di fatto non lo ha mai incontrato. Dal tenore del documento si comprende che il mafioso non accetta il comportamento della figlia, che definisce “degenerata”, a differenza di tante altre, compresa l’autrice del necrologio, che pur essendo cresciute senza padre “sono tutte sistemate”. “Poco tempo fa – scrive Messina Denaro – leggendo il giornale vedo un necrologio che vi allego, vi spiego il mio pensiero. Prima faccio una premessa se no non capite”.
“So di tante cresciute senza padre, sono tutte sistemate”
Il necrologio a cui si riferisce ricorda “Leonardo Bonafede era un amico di nostro padre, lo conoscevo pure io comunque. E’ morto qualche anno fa” e parla della giovane che lo firma “anche se non le conosco queste nuove generazioni mi sono sempre tenuto informato sui familiari di chi è combinato come noi, per sapere che fine hanno fatto. Ah, questa ragazza è cresciuta senza padre, lo arrestarono il padre quando lei era molto piccola e non è ancora uscito visto che ha l’ergastolo”. Da lì parte il paragone con la figlia Lorenza perché “è poco più grande di Lorenza, quindi stessa generazione, e sicuramente si conoscono”. Parla poi di ciò che sa della giovane, cioè che ha studiato e che lavora, che è stata “sempre fidanzata con lo stesso ragazzo” con cui poi si è sposata e ha avuto un figlio. E poi viene al dunque: “Vi ho raccontato la storia di lei, ma vi potrei raccontare la storia di tante con il padre assente e della stessa generazione, perché sono informato di tutte quelle a cui manca il padre. Ebbene, nessuno ha fatto la fine di Lorenza, sono tutte sistemate, che voglio dire? E’ l’ambiente in cui cresci che ti forma e lei è cresciuta molto male”.
“Lei cosa ha fatto al padre, cioè a me?”
Infine aggiunge: “Ma la cosa che mi ha fatto più senso è la frase finale” del necrologio, “mi ha colpito questa frase ed è per questa frase che vi sto scrivendo. Lei dice: ‘Onorata di appartenerti’ al nonno. Ma lo capite?! Ciò significa che la mancanza del padre non è di per sé motivo di degenerazione educativa, è solo Lorenza che è degenerata nell’infimo, le altre di cui so sono tutte cresciute onestamente. La nipote dice al nonno ‘Onorata di appartenerti’ e lei cosa ha fatto al padre, cioè a me? Ma va bene così, non ho più nulla da recriminare”. PALERMO TODAY 3.3.2023
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