NOTE DI CASSA
Nei pizzini la contabilità: tutte le spese di Messina Denaro e la misteriosa entrata fissa di 20 mila euro
Dall’ordinanza con cui sono finiti in carcere altri due fiancheggiatori del boss, Lorena Ninfa Lanceri e il marito Emanuele Bonafede, emergono le entrate e le uscite del mafioso che appuntava meticolosamente anche esborsi di 10 euro. Tante le sigle ancora da decifrare. Dal 2014 al 2021 annotato un “capitale” costante: da dove veniva?
Nell’ultimo covo del boss Matteo Messina Denaro, in vicolo San Vito a Campobello di Mazara, sono stati ritrovati anche appunti contabili: il mafioso, come emerge da alcuni di questi pizzini, appuntava ogni spesa con grande meticolosità, compresi esborsi di appena 10 euro. I foglietti – contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare con cui sono stati arrestati ieri altri due presunti fiancheggiatori dell’ex superlatitante, Lorena Ninfa Lanceri ed Emanuele Bonafede – consentono anche di farsi un’idea del tenore di vita di Messina Denaro: in uno degli appunti, che ricapitola complessivamente le spese e le somme a disposizione dal 2014 al 2021, è facile notare un’entrata costante di oltre 20 mila euro: da dove arrivavano questi soldi? Dov’erano custoditi?
In un pizzino (nella foto) che fa riferimento alla contabilità di gennaio 2022, esattamente un anno prima di essere arrestato dopo la trentennale latitanza, ricorre una sigla “SP.” per cui il boss ha speso diverse somme.
Dallo stesso documento si evince che Messina Denaro ha speso 200 euro “PER ME CAPOTTO”, 165 euro “PER ME VESTITI”, ma anche 30 euro con la dicitura “FRM TAMPONI”, che fanno probabilmente riferimento all’acquisto di test anticovid.
Un’altra voce ricorrente assieme a “SP.” è “MARGOT”, che secondo gli investigatori sarebbe la macchina dell’ex superlatitante, una Giulietta nera: proprio nel documento c’è scritto “MARGOT 2 INIZIO 12 GENNAIO 2022”. La data è esattamente quella in cui, attraverso il suo alter ego Andrea Bonafede, venne acquistata l’auto.
Dallo stesso appunto si deduce poi che Messina Denaro ha speso 35 euro per “VARIE E PUZZLE”, altri 250 per un non più chiaro “AFF.” (che potrebbe stare per “affitto”).
Il totale – evidenziato in arancione – è di 1.363 euro.
Nella stessa ordinanza del gip Alfredo Montalto c’è un altro pizzino che riguarda invece la contabilità complessiva dal 2014 al 2021 (nella foto) e ciò che salta agli occhi è la cifra fissa di oltre 20 mila euro (con una punta di 35.500 euro) che figura ogni anno come “capitale” a disposizione. Nel 2014 si legge “SPESI 22.000 + MARGOT 10.000 + 500”, accanto poi alla voce “1 GENNAIO 2015”, c’è “23.800” e poi “SPESI 20.300”. A seguire per il 2016 “35.500 SPESI 23.100”, per il 2017 “23.000 SPESI 18.350”. Proprio accanto ci sono due frecce che indicano “(+6.300 OROL.)” e “(540 orol)”.
Proprio una di queste ultime due voci, secondo il procuratore Maurizio De Lucia, l’aggiunto Paolo Guido ed i sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, che coordinano le indagini dei carabinieri, è riferibile all’acquisto di un Rolex che l’ultimo dei Corleonesi avrebbe regalato al figlio di Lanceri e Bonafede a cui avrebbe fatto da “padrino” di cresima. I militari hanno verificato che l’orologio è stato comprato in una delle gioiellerie più prestigiose di Palermo, Matranga, e che tuttavia – a differenza di quanto accade solitamente – non sarebbe stata compilata la scheda del cliente. L’appunto del boss prosegue con il 2018 “23.000 SPESI 15.140”, il 2019 “23.000 SPESI 15.600”,
PALERMO TODAY
Il boss aveva la disponibilità di centinaia di migliaia di euro in contanti
La “cassa” non è ancora stata trovata.
Eppure che il boss Matteo Messina Denaro avesse la disponibilità di centinaia di migliaia di euro in contanti emerge chiaramente dall’indagine della Procura di Palermo che, dopo averlo arrestato, sta cercando di ricostruirne affari e rapporti.
Nei pizzini trovati nell’ultimo covo del capomafia a Campobello di Mazara e nelle case della sorella Rosalia, arrestata venerdì scorso, si parla spessissimo di soldi.
E il tenore delle conversazioni tra il padrino e la sorella fa comprendere che il boss poteva contare su molto denaro liquido.
“Ne sono rimasti 85 mila, e questo è un problema, sono pochi, devo avere un deposito più grosso, se no vado a sbattere, cioè non sono coperto per come voglio io. Quindi ora ti spiego come fare per recuperare questi 40 mila”, scrive Messina Denaro a Rosalia dopo aver speso 40mila euro del suo fondo probabilmente per l’acquisto del covo di Campobello. Gli restavano 85mila euro, troppo pochi, diceva espressamente.
E di denaro si parla in molti altri bigliettini dai quali emerge che la famiglia, che certo non usava carte di credito o bancomat, aveva una cassa di tutto rispetto.
Finora le perquisizioni degli immobili del due fratelli e di tutti i favoreggiatori arrestati non hanno portato gli investigatori al tesoro dei Messina Denaro. Ieri il Ros ha ripreso a setacciare l’appartamento di Castelvetrano della donna in cerca anche del denaro.