Il vertice nel resort di Nicotera per decidere l’adesione alla strategia del terrore. Ecco l’intercettazione agli atti dell’inchiesta “Hybris”
REGGIO CALABRIA Non si vince la guerra contro lo Stato. È una bocciatura postuma della strategia stragista di Cosa nostra quella finita agli atti dell’operazione della Dda di Reggio Calabria che ha decapitato il clan Piromalli. Viene captata in una conversazione che richiama i contenuti dell’inchiesta ‘Ndrangheta stragista. E vede i clan calabresi divisi in due fazioni: Piromalli e Pesce sostengono l’ipotesi dell’assalto allo Stato, il boss Luigi Mancuso frena, convinto che l’escalation sarebbe un suicidio.
L’idea del colpo di stato
Da un lato c’è Francesco Adornato, «un soggetto particolarmente “titolato”», «navigato esponente della ‘ndrangheta». Dall’altro Giuseppe Ferraro, arrestato nell’inchiesta “Hybris” della Dda di Reggio Calabria. Il loro incontro, avvenuto il 17 gennaio 2021, viene registrato dagli investigatori. E porta indietro, a un tempo lontano (i primi anni 90) che oggi viene raccontato nell’aula di giustizia in cui si celebra l’appello del processo ‘Ndrangheta stragista. L’oggetto della conversazione tra i “compari” (Adornato non è indagato nell’operazione) è l’«alleanza tra mafia siciliana e ‘ndrangheta durante l’era delle stragi». Sono due gli incontri tra Ferraro e Adornato in quella giornata. Nel secondo, i due trattano «della imminente scarcerazione di Giuseppe Piromalli (cl. ’45), tessendone le lodi di capo carismatico nonostante l’età e gli anni di detenzione patiti». Adornato. in particolare, sostiene «la tesi che la scarcerazione di Piromalli tardasse a giungere in quanto lo Stato e la Magistratura la osteggiavano» per via «del ruolo di assoluto rilievo assunto nel panorama della criminalità organizzata» da parte del boss. È ancora Adornato a raccontare a Ferraro che Piromalli «aveva composto la “commissione” costituitasi per decidere se la ‘ndrangheta calabrese avrebbe dovuto partecipare o meno alle stragi di Stato attuate, in quel momento storico, dalla mafia siciliana». Altri dettagli offerti dal «navigato esponente della ‘ndrangheta»: la commissione si era riunita nel resort “Sayonara” a Nicotera, era presente Nino Pesce detto “Testoni” ed era assente Pino Piromalli, che «aveva conferito a Pesce il mandato di rappresentarlo». Pesce, «in proprio e in nome e per conto di Piromalli, aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della ‘ndrangheta». Sempre secondo il racconto di Adornato, «era presente anche Luigi Mancuso, esponente apicale dell’omonimo clan di Vibo Valentia, il quale, al contrario, aveva votato contro la suddetta partecipazione». Qualche notazione sullo scopo delle stragi, «dirette all’eliminazione del regime di carcere duro», il cosiddetto 41bis, e anche sugli obiettivi: «Si progettava di arrivare ad assassinare un ministro e fare un colpo di Stato». Nel frantoio di Giuseppe Ferraro rivive un pezzo di storia della ‘ndrangheta (e del Paese) che confermerebbe quanto emerso nella sentenza del processo di primo grado ‘Ndrangheta stragista.
«Ci dicono di ammazzare un ministro»
Adornato passa dai ricordi di giovinezza («Due stipendi prendevo… uno privato e uno del porto… a quei tempi, vedi, io mi potevo comprare una macchina nuova ogni due mesi») alle storie che legano la ‘ndrangheta a Cosa nostra. Interlocuzioni delle quali «aveva anche riferito il collaboratore di giustizia Franco Pino, ex capobastone di Cosenza. «Che sei il primo che ti sto dicendo questa cosa – dice Adornato che non la vorrei nemmeno dire… ti dico il motivo… Pino e compagnia bella li hanno messi all’epoca nella commissione per le stragi di stato… insieme… insieme a “Testuni”… ce n’è stata una alla ionica, ci sono state tante commissioni …inc… si ma tu…voglio dire una cosa… loro sono stati tre per quanto riguarda qua… però per quanto riguarda Pino quando è uscito il pentito Franco». Pino Piromalli non sarebbe stato presente, rappresentato Nino Pesce che «aveva deciso (con il resto della commissione, ndr) di avallare le stragi di Stato, condividendo la politica del terrore e stragista proposta dalla mafia siciliana». Di diverso avviso il boss Luigi Mancuso, che «aveva adottato una politica più cauta, opponendosi alle iniziative proposte dalla mafia siciliana». «Gli dice… Luigi… in questa commissione al “Sayonara”… e nella commissione… gli dice che lui non è d’accordo… No ma quelli dicono ma noi… ma noi perché ci dobbiamo imbrattare Luigi dice», spiega Adornato. Da Cosa nostra sarebbe arrivata una richiesta non da poco: «Ce l’hanno messa in c… anche a noi con il 41bis, ora ci dicono di ammazzare… un ministro… prima di fare il colpo di Stato… ma quando mai». La linea soft di Mancuso viene apprezzata da Ferraro, che «esalta la lungimiranza» del boss, «certo che da una “guerra frontale” con lo Stato, la ‘ndrangheta, come qualsiasi organizzazione mafiosa, non sarebbe potuta uscire vittoriosa». «E chi la vince la guerra… con lo Stato vinci la guerra…», chiosa Ferraro.
L’intercettazione
Francesco Adornato: (…) che sei il primo che ti sto dicendo questa cosa che non la vorrei nemmeno dire … ti dico il motivo … Pino e compagnia bella li hanno messi all’epoca nella commissione per le stragi di stato … insieme … insieme a “Testuni” “Testuni…” ce n’è stata una alla ionica ci sono state tante commissioni …inc … si ma tu …voglio dire una cosa … loro sono stati tre per quanto riguarda qua … però per quanto riguarda Pino quando è uscito il pentito Franco …inc …
Giuseppe Ferraro: Sì..
Adornato: Gli dice che nella commissione che doveva … che hanno deciso di avallare la strage di stato con i siciliani … Pino Piromalli non c’era…. ma che lo avrebbe rappresentato Nino Testuni… è stato a suo tempo Nino Testuni che avrebbe risposto anche per lui… guarda come ti dico che certe volte … per quanto riguarda lui no … siccome che c’è un articolo maledetto … questo è un articolo maledetto Pino… che trova spazio per farsi le ragioni in un Magistrato…
***
Adornato: Questo articolo qua non è che è uscito oggi… già c’era durante… prima della strage… ma con l’antimafia è raddoppiato … che il Magistrato avendo degli indizi sufficienti… per libero convincimento ci può condannare… allora però.. Pino ha sempre un attenuante perché nella commissione che hanno deciso di mettersi a fianco dei siciliani… inc … e compagnia bella non c’era … C’era Luigi Mancuso … ma la Luigi…
Ferraro: …inc …
Adornato: Aspetta… aspetta … guarda come certe volte vedo che ragiono da solo… io non ragiono che sono qua con te… io ragiono da solo… Luigi Mancuso tu sai che cosa ha fatto nella commissione … ha pestato i piedi…
Ferraro: voleva…
Adornato: Non voleva… gli dice Franco mu… gli dice…
Ferraro: Si il Muto…
Adornato: Franco Pino no Muto…
Ferraro: Il Muto no il muto no …
Adornato: No il muto no … gli dice Piromalli è assente … “Testuni” … dice questo signor Pesce che lo chiamano “Testuni” questo si è messo avanti gli ha detto … e ha sostenuto che bisogna attuare le stragi di Stato questo …
Ferraro: …inc …
Adornato: Gli dice … Luigi… in questa commissione al Saionara… E nella commissione …inc… gli dice che lui non è d’accordo…
Ferraro: Non gli aveva detto sbagliato Ciccio…
Adornato: Tu che ti sembra Pino … uno che magari non ha… tu che ti pare che quando gli fanno un giudizio a Luigi Mancuso … tu pensi che non gli fanno lo sconto … glielo fanno…
Ferraro: Lo tengono in considerazione certo …
Adornato: lo tengono in considerazione dice se ci fosse magari un altro altri due che l’avrebbero pensata come lui… perché gli dice Luigi… noi dobbiamo trattare con questi personaggi gli ha detto non dobbiamo andare a sparare … per quale motivo ….
Ferraro: E chi la vince la guerra … con lo Stato vinci la guerra …
Adornato: No ma quelli dicono ma noi … ma noi perché ci dobbiamo imbrattare dici Luigi dice va bene … dice noi dobbiamo dare ascolto ai Siciliani… loro hanno voluto l’Antimafia… perché l’Antimafia …inc… poi addirittura siccome che i privilegi loro non li possono avere e ce l’hanno messa in culo anche a noi con il quarantuno bis ora ci dicono loro di ammazzare… un Ministro …pri.ma di fare il colpo di stato … ma quando mai… allora capisci com’è il fatto… ricordati che queste cose qua quando si fa un consiglio sopra una persona … poi distinguono dicono se era per questo …
Ferraro: Non sarebbe successo …
Adornato: Ma vedi che lo tengono in considerazione …
Ferraro: E come…e come…
Adornato: Allora vedi perché … però … però secondo il mio presentimento non è che possono fare qua… io penso che stanno facendo di tutto per allungare il brodo (si riferisce alla possibile scarcerazione di Pino Piromalli “Facciazza”, ndr)… perché non ce ne sono altri motivi Pino… non ce ne sono… assolto di quello assolto si questo rimandato la prescrizione per quello e come mai non stanno facendo uscire…
Ferraro: E’ da tanto ormai che è in carcere … è da venti ….
Adornato: Minchia è più di vent’anni …
Ferraro: Ventitré mi sembra … dal novantasette no?
Adornato: Sì ma con gli anni che ha goduto lui è arrivato a venticinque anni di carcere …
Ferraro: E’ da ventiquattro anni… e sono trenta mesi ogni dieci anni… sessanta mesi … ha sessantacinque mesi… quanti sono… quarantotto sono quattro anni… sessanta mesi sono cinque anni… è come se ha fatto trent’anni dì carcere…
Adornato: Ti sto dicendo che questo qua ha pagato un prezzo alto già…
Ferraro: Ha trent’anni di carcere…
Adornato: Però non ha tutte le carte a sfavore…
‘Ndrangheta stragista, Lombardo: «La conversazione di Adornato diventi elemento di prova» –
La richiesta del procuratore aggiunto di Reggio al processo per l’uccisione dei carabinieri Fava e Garofalo. La Corte si riserva di decidere
Ma sono anche i contenuti di una conversazione captata e finita nelle carte dell’inchiesta “Hybris” della Dda reggina, che ieri mattina ha portato all’arresto di 49 persone ritenute vicine alle cosche Piromalli-Molé.
Lombardo: «Un’intercettazione prova»
«Un’intercettazione prova». Così il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha definito la conversazione tra Francesco Adornato, «navigato esponente della ‘ndrangheta», e Giuseppe Ferraro, indagato nel procedimento. Un incontro avvenuto il 17 gennaio 2021 e captato dagli investigatori durante il quale fanno dichiarazioni che richiamano i contenuti dell’inchiesta “‘Ndrangheta stragista”. È proprio il 72enne Adornato, condannato in via definitiva per mafia negli anni novanta e «dunque proprio nel periodo di attuazione della cosiddetta strategia stragista», a raccontare a Ferraro che «la commissione si era riunita presso il resort “Saionara” sito a Nicotera e che era presente Pesce ed era assente Pino Piromalli ma che quest’ultimo aveva conferito a Pesce il mandato a rappresentarlo». «Pesce, in proprio ed in nome e per conto di Piromalli, – ha aggiunto Adornato – aveva votato a favore della partecipazione alle stragi anche da parte della ‘ndrangheta».
Un progetto criminale che era stato abbracciato dai Pesce e dai Piromalli, ma che era stato osteggiato da Luigi Mancuso. Secondo il racconto di Adornato, infatti, «era presente anche Luigi Mancuso, esponente apicale dell’omonimo clan di Vibo Valentia, il quale, al contrario, aveva votato contro la suddetta partecipazione». Le stragi, si evince dalle intercettazioni, erano «dirette all’eliminazione del regime di carcere duro», il 41bis, e «si progettava di arrivare ad assassinare un ministro e fare un colpo di Stato».
«Adornato è uomo della ‘ndrangheta, parla non per sentito dire»
«Siamo parlando di soggetti che vivono le dinamiche di ‘ndrangheta», ha detto il procuratore aggiunto Lombardo, che ha chiesto l’acquisizione dell’intercettazione. «Quando ho letto per la prima volta ho capito che siamo chiamati tutti a fare uno sforzo di conoscenza. Qui parliamo dell’acquisizione di questo risultato di prova», ha aggiunto Lombardo che ha parlato di «Continuità investigativa e impegno costante». In riferimento ad Adornato, Lombardo ha spiegato: «E’ uomo di ‘ndrangheta, non parla per sentito dire». «Io ritengo – ha detto infine Lombardo parlando di “intercettazione prova” – che non si possa prescindere da questi contenuti». La Corte, presieduta da Bruno Muscolo, si è quindi riservata di decidere dopo aver ascoltato le difese che si esprimeranno sull’acquisizione il 13 marzo. Slitta dunque la data della sentenza che, in caso di acquisizione, potrebbe essere emessa dalla Corte d’Assise d’appello intorno al 23 marzo. (redazione@corrierecal.it)