Il primo giorno di primavera Fiammetta Borsellino lo ha trascorso ( per la prima volta ) in Alto Adige a Bolzano ed è stata una giornata per lei molto intensa e ricca di emozioni.
La mattina è incominciata a teatro con le classi di scolaresche ( ed una partecipazione enorme ).
“Si è dovuto dire ai ragazzi di non fare più domande perchè non avrebbero più smesso”.
È terminata ( come a chiudere un cerchio ) sempre a teatro ( tempio di cultura ) per trattare argomenti più complessi, quelli legati alla Giustizia che va di pari passo con la Memoria.
“Non ci può essere una Memoria e quindi anche una Giustizia che non passi attraverso la ricerca della Verità” – ha ribadito più volte Fiammetta
Che cos’è la Verità?
Un DIRITTO innanzitutto .. un diritto costituzionalmente garantito che per queste che vengono definite “ferite collettive” ( e non solo ferite individuali e dei familiari ) è un diritto di TUTTI.
” (..) e quando la verità su queste ferite così profonde non viene trovata ( è piena di buchi neri ) .. ecco .. ad essere offesa è l’intelligenza di un intero popolo, ad essere leso è il diritto di un intero Paese”.
Fiammetta parla in piedi sul palco ( non riesce proprio a stare seduta ) di “offesa” perchè nel caso di suo padre Paolo la Verità è stata allontanata attraverso un processo molto sottile ( ma anche molto grossolano ) e che si chiama d e p i s t a g g i o.
“Questo è un Paese costellato di depistaggi, di stragi, di processi contraddistinti da grandissime anomalie ma .. c’è stata una REAZIONE!”.
Fiammetta ha descritto la grande solitudine dei 57 giorni vissuti dal padre, quel delicato momento dopo la strage di Capaci, in cui risponde a tutte le chiamate della società civile, rispetto alle fiaccolate, ai momenti di ricordo e di preghiera.
“Non disse NO a nessuno!
Ma fu anche impegnato in un’attività investigativa pazzesca che fu quella della ricerca dei responsabili della strage di Capaci pur non avendo la delega ( quella delega che lui quasi chiese in ginocchio al suo superiore, il Procuratore Capo Giammanco ).
“Non sono mossa nè da rabbia nè da farneticazioni .. il mio scudo sono le carte, i documenti che parlano, le sentenze passate in giudicato, gli atti che non può contestare nessuno!”.
Le carte parlano e i fatti si commentano da soli.
“Anche se questo Paese non ha avuto il coraggio di guardarsi dentro nel proprio intimo, anche questa è una verità e ne dobbiamo essere coscienti”.
“È un’opportunità persa per il Paese, per la crescita ed il futuro dei giovani”.
“Perchè un Paese che vive nella menzogna non è un Paese che ha possibilità di futuro”.
“Si è perso tanto tempo ( troppo ) nel seguire false piste investigative”.
Dopo aver ricordato la figura di suo padre, Fiammetta ha raccontato di non aver cambiato ( dopo il 19 luglio 1992 ) il suo rapporto con la sua città, Palermo.
Ha sempre vissuto con estrema libertà la sua città e si è sempre sentita sicura nella sua città.
Per quel senso di appartenenza che ( è paradossale dirlo ) non glie l’ha mai fatta sentire nemica.
Toccante l’intervento del magistrato Giuseppe Spadaro che durante la moderazione ha avuto un momento di commozione nel ricordare il papà di Fiammetta.
“Della mia generazione c’è gente che ancora non sa nulla, che non possiede memoria. Questo lo trovo fastidioso.
C’è invece un risveglio nei giovani e si può incidere tanto. Sono la nostra speranza ed il nostro futuro”.
“Noi non abbiamo dimenticato.
La gran parte della magistratura, la quasi totalità, è composta da persone che non dimenticano, che lottano, che lavorano quotidianamente anche quando ci sono momenti di difficoltà personali e familiari. Perchè?
Perchè ci è stato trasmesso da persone come Paolo Borsellino questo senso forte di responsabilità!”.
“Quell’uomo ( che ha lasciato un segno indelebile ) in quei 57 giorni non ha mollato!
Ma voi vi rendete conto dello spirito di servizio di un uomo che sa che sta per essere ucciso?
Non ha ceduto di un millimetro!”.
Sono riuscita a stringere la mano a Fiammetta e a scambiare due parole ( due ) con lei.
Con me avevo due libri, quello scritto da sua madre Agnese insieme a Salvo Palazzolo ( ve ne parlai ) e il piccolo libricino rosso “cosa nostra spiegata ai ragazzi” con la prefazione di suo zio Salvatore Borsellino che rappresenta un documento importante.
Un discorso semplice e diretto che il papà di Fiammetta tenne di fronte a degli studenti di un liceo di Bassano del Grappa prima di essere ammazzato.
Lo fa in una scuola del Nord Italia, realtà che sembrerebbe lontana da certi scenari.
Su questi due volumi adesso ho la piccola dedica di Fiammetta.
Senza scadere nella retorica Fiammetta è una donna forte e vulcanica, anche divertente.
Ha ricordato piccoli episodi sul papà Paolo facendo perfino ridere la platea.
“Era una persona fanciullesca che ha vissuto con molta umiltà. Il suo massimo divertimento era andare alla Standa a comprare lo shampoo Pantene”.
“Mangiava Simmenthal a Marsala non avendo una moglie”.
“Faceva ragazzate ma crebbe molto in fretta e condusse una vita di rinunce, di clausura, rinunciando a tanti momenti di svago”.
“Per mio padre avrei dato la vita”.
È una donna che coltiva la speranza di giungere ad un percorso per la Verità.
Non ha mai provato rabbia ..
(“La rabbia, la vendetta ed il dolore sono delle prigioni, macigni, pesi enormi da sopportare e sentimenti legati al male”)
.. sgomento e tristezza questo SÍ!
Per uno Stato che di fatto ha fatto morire i migliori.
“La delusione è insita nel lavoro svolto male dalle Istituzioni”.
L’ho sentita “distante” dalla politica Fiammetta ( che ha considerato poco autentica ) ma l’ho percepita più dalla parte della Magistratura per cui ha speso parole importanti.
“Se qualcosa si sa sui depistaggi lo dobbiamo grazie al lavoro attento di alcuni magistrati”.
Alla conferenza non ho notato personalità politiche in veste ufficiale.
Era evidente che Fiammetta ci tenesse di più al contatto con la gente e ad un confronto coi giovani.
Appena entrata a teatro di Fiammetta mi ha colpito un particolare più di tutto: la sua borsa nera su cui spiccava una piccola bandiera dell’Italia.
Metaforicamente io ci ho visto quell’Italia che lei gira per ottenere la Verità e in cui spera nonostante tutto.
Quello che mi porto via?
La Giustizia è la ricerca della Verità!
Parlare di giustizia con spirito costruttivo è un’esperienza arricchente .
C’è bisogno di testimonianze e di modelli di riferimento proprio come quello di Fiammetta.
Poi tante riflessioni sul concetto delle cure ( del territorio, della crescita dei giovani ) ma soprattutto sulla Memoria collettiva ( la Memoria di un Paese ).
Se un Paese non conosce e non difende la propria Memoria non è un Paese che può interpretare il proprio Presente e non può nemmeno costruire il proprio Futuro.
Per noi quella di Fiammetta è una grande testimonianza, è la nostra Memoria.
Non basta ricordare, dobbiamo essere cittadini attivi .. assumerci le nostre responsabilità!
Paolo Borsellino ha dimostrato un coraggio ed uno spirito di servizio che sono davvero un punto di riferimento per noi.
Si pensa spesso che alcune caratteristiche caratteriali vengano tramandate geneticamente …
Il CORAGGIO di certo a Fiammetta Borsellino non manca!
Le sono grata per il suo impegno soprattutto coi giovani.
È una portatrice di testimonianza che parla soprattutto a loro.
Suo padre ne sarebbe orgoglioso.
EMANUELA