«All’amico Paolo», grazie da un ex mafioso

 

20.7.2001 LA STAMPA

Grazie da un ex mafioso. Ieri il nono anniversario dell’uccisione di Borsellino e della sua scorta testimonianza. La sorpresa forse più gradita, nel giorno del nono anniversario della strage di via D’Amelie che costò la vita al giudice Paolo Borsellino ed alla sua scorta (Emanuela Loy, Agostino Catalano, Walter Cusina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina), è venuta dall’ignoto collaboratore di giustizia – a suo tempo pentitosi nella mani del procuratore di Marsala – che ha voluto rendere omaggio a Borsellino e ringraziarlo con una videocassetta dedicata «all’amico Paolo».
Il gesto è risultato molto toccante, anche perchè estraneo alla suggestione da protagonismo: l’ex mafioso, infatti, non rivela la propria identità ma si limita a ricordare «l’uomo che mi ha salvato la vita, mi ha consentito di cambiare, di farmi una famiglia».
«Se oggi vivo con una brava ragazza che mi ha dato amore e figli – racconta la voce incisa sulla scena di un mare sconosciuto – lo devo a quel giudice buono, a quell’uomo giusto».
La cassetta è stata fatta pervenire in forma anonima a Giuseppe Bucaro, il sacerdote che è anche presidente del «Centro Paolo Borsellino», fortemente voluto dalla vedova, signora Agnese, e dai figli del magistrato assassinato il 19 luglio del 1992, poco più di un mese dopo la strage di Capaci. Padre Bucaro, dopo aver letto i messaggi del capo dello Stato e del presidente della Camera, ne ha fatta vedere una sintesi durante i lavori del convegno pomeridiano organizzato nell’ambito della commemorazione che era iniziata con la funzione religiosa avvenuta nella basilica di San Francesco D’Assisi, presenti ministri e sottosegretari.
Non sono mancati, malgrado gli onerosi impegni di Genova, i ministri Scajola e Castelli (Interni e Giustizia) e i vertici del Viminale al completo.
Lo stato maggiore della macchina preposta alla lotta alla mafia, per non congestionare il traffico e forse anche per trasmettere un messaggio di normalità, in una città vissuta da sempre nell’emergenza, ha preferito muoversi in pullman piuttosto che con auto blu e «blindate».
Anche quest’anno, tuttavia, la manifestazione ha sofferto di una sorta di «mancata unanimità» e le varie anime del movimento antimafia si sono confrontate a distanza, lasciando spunti polemici a dichiarazioni apparentemente serene. E così mentre don Giuseppe Bucaro, davanti alla singora Agnese e ai figli di Paolo Borsellino, recitava un’omelia per sottolineare che «la strage di via D’Amelio non è il frutto del solo pensare mafioso» e per denunciare i «troppi interessi convergenti» che hanno prodotto una s^rta di «paura della verità», a distanza di qualche chilometro, a Corleone, don Luigi Ciotti celebrava una messa in un terreno confiscato al boss Totò Riina. E’ la prosecuzione dell’impegno dell’associazione «Libera» (come vicepresidente don Ciotti ha voluto Rita Borsellino, la sorella di Paolo) che si batte perchè i beni dei mafiosi vengano destinati a scopi sociali. Due modi diversi di intendere la lotta alla mafia. Ma le parole di Giuseppe Bucaro, seppure inserite in un contesto lontano dall’intento polemico, hanno provocato la replica del procuratore Piero Grasso. «Penso che la verità – ha dichiarato – sia sempre stata cercata, non mi risulta affatto che manchi la volontà di cercarla». Poi ha sottolineato la soddisfazione per la presenza delle autorità: «Sono grato al governo che nella persona del ministro Scaloja ha affermato l’impegno contro la mafia, ma mi auguro che questa attenzione continui nel tempo». Sullo stesso argomento, il procuratore di Caltanissetta, Gianni Tinebra, titolare delle inchieste sulle stragi del ’92, ha preferito glissare: «Oggi è una giornata dedicata alla meditazione e alla riflessione». Di segno opposto, la reazione di Giuseppe Lumia, presidente uscente della Commissione antimafia, che dice: «E’ tempo di tirare fuori le terribili verità sui rapporti tra mafia e politica ed economia nelle stragi Falcone e Borsellino». Insomma, sull’argomento esistono atteggiamenti diversi e contrastanti, compreso quello del procuratore nazionale Vigna: «Ci sono indagini in corso, indagini difficili. Sono stati esplorati vari sentieri per arrivare alla cima, che per ora non hanno dato esito. Però abbiamo bravi “scalatori”, magistrati competenti ed esperti che stanno lavorando bene». Una «commemorazione polemica», infine, è avvenuta a Genova, tra gli agenti penitenziari impegnati nella sala operativa di Ponte Decimo. Poche parole pronunciate da Alfonso Sabella, magistrato siciliano oggi responsabile del servizi di sicurezza penitenziaria del G8: «Questo Paese ha dimenticato Paolo Borsellino, oggi (ieri per chi legge ndr) non c’è una riga sui giornali. Ma noi che abbiamo conosciuto il suo sacrificio non possiamo e non vogliamo dimenticarlo». Nell’omelia il sacerdote parla «di troppi interessi convergenti» Lumia: «E’ tempo di tirare fuori i terribili legami tra Piovra e politica»