«Invisibili: sono le donne e gli uomini delle scorte. Chi si ricorda di loro? I familiari, gli amici, i colleghi e pochi altri. Non hanno di solito, tranne rare eccezioni, strade, piazze, aule, caserme intitolate a loro. Invisibili, ma non per questo meno eroici dei simboli della lotta alla mafia, con cui condividevano la quotidianità, i gesti, le abitudini, le paure, i dubbi, ma anche e soprattutto la motivazione forte a servire lo Stato e sconfiggere chi allo Stato mirava a sostituirsi». Scrivono così gli autori della Nuova Compagnia Teatrale di Verona.
Sono Roberto Antiochia, il Commissario Ninni Cassarà, o Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro e ancora di Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina, uccisi dalle bombe destinate a Falcone e Borsellino.