MAXIPROCESSO – il patrimonio di Cosa nostra

Sentenza Maxiprocesso – Corte d’Assise

Forzieri strapieni, ecco il patrimonio della mafia siciliana

Infatti, i vaglia venivano negoziati da Grado Giacomo, Greco Salvatore (cl.1927), fratello di Greco Michele, da Scaduto Giovanni, suo genero, Prestifilippo Giovanni, La Rosa Antonino, Ingrassia Ignazio, Seidita Salvatore, Greco Salvatore, padre di Giovannello, tutti affiliati della “famiglia” di Ciaculli, nonchè da Alfano Pasquale, Argano Carmelo, Greco Leonardo e Caltagirone Francesco Paolo, di Bagheria; da Oliveri Giovanni, Marchese Gregorio e Marchese Pietro della “famiglia” di Corso dei Mille, da Priolo Salvatore genero di La Mattina Nunzio, della “famiglia” di Porta Nuova, per un certo tempo detentori dei canali di fornitura della morfina-base; da Bisconti Pietro, figlio di Bisconti Ludovico, quest’ultimo appartenente alla “famiglia” di Belmonte Mezzagno; da Prestigiacomo Salvatore di S.Giuseppe Jato, socio dei Brusca.

Come si vede, dalle indagini bancarie è emersa la mappa di “Cosa Nostra” e si conferma in pieno quanto si è sostenuto nella parte I del presente capitolo e cioè che la partecipazione ai traffici illeciti ed alla spartizione dei relativi profitti avviene nell’organizzazione “Cosa Nostra” attraverso il finanziamento “a caratura” dei capitali, mentre solo alcuni dei suoi membri, come nella specie Spadaro Tommaso si occupano delle fasi operative, tra cui quella finale è appunto la distribuzione dei profitti illeciti. Un altro lampante esempio di tale assunto è riscontrabile nelle indagini bancarie che seguirono all’omicidio di Di Cristina Giuseppe, ove appunto si desume identica attività di distribuzione di utili provenienti da traffici illeciti.

Per un più approfondito esame dei destinatari di tali spartizioni, che in parte coincidono con quelli sopra citati, si rinvia alla trattazione dell’omicidio Di Cristina (Cap.VII).

IL RICICLAGGIO

Tale termine, divenuto ormai nell’uso comune sinonimo di qualsiasi attività di impiego di danaro “sporco”, in realtà nel suo significato tecnico-giuridico (art.648 bis G.P.) va inteso nel senso di condotta diretta a sostituire danaro o valori provenienti da delitto con altro danaro o valori.

Sotto questo profilo il riciclaggio è una condotta tipica del trafficante di stupefacenti, che deve necessariamente rendere “pulite” le ingenti masse di danaro provenienti dalla droga, anche per occultare non altrimenti giustificabili arricchimenti.

Nel corso delle approfondite e minuziose indagini bancarie svolte dal G.I. sono stati individuati diversi episodi di riciclaggio, che sono dettagliatamente descritti, in tutti i loro più minuziosi passaggi, nell’ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio del G.I. di Palermo (Vol.VI), cui si fa espresso rinvio; in questa sede è sufficiente farvi un accenno.

La ricostruzione dei movimenti dei conti correnti dei fratelli Grado, di cui uno presso l’agenzia 16 di Palermo della Sicilcassa, intestato alla madre Contorno Antonina, e gli altri presso l’agenzia 22 del medesimo istituto di credito e l’agenzia 5 di Milano del Banco di Sicilia, entrambi intestati a Grado Giacomo, oltre ai movimenti di denaro nei libretti di deposito a risparmio manovrati da quest’ultimo, costituiscono un interessante spaccato di una delle modalità attraverso cui i componenti di “Cosa Nostra” erano soliti riciclare il denaro di provenienza illecita.

Va evidenziato che nel conto corrente della Contorno, dal febbraio al novembre 1979, è stata versata la somma di lire 900 milioni e nel libretto di deposito a risparmio quella di quasi lire 1.250.000.000, con versamenti soprattutto di titoli di credito tratti su Istituti di Credito dell’Italia Settentrionale. Dalle indagini è emerso che la circolazione di tali titoli è sempre collegata ad una causa illecita, pressochè esclusivamente riferibile alla vendita di stupefacenti.

è interessante rilevare, altresì, che in molti di tali titoli è annotato sul retro, in caratteri minuti, un nome che evidentemente serviva ai Grado per ricordare il nome della persona che aveva materialmente consegnato l’assegno. I nomi annotati sono quelli di “Gennaro” (Totta Gennaro), “Ciccio” (Perina Giovanni), “Gioacchino” (Matranga Gioacchino), “Rodolfo” (Azzoli Rodolfo), “Tano” (Badalamenti Gaetano), “Renato” (Azzoli Renato), “Livio” (Collina Livio), “Giovanni” (Zarcone Giovanni), “Enzo” (Grado Vincenzo), cioè di tutti coloro che, come risulta da altre indagini, risultano inseriti nel traffico di stupefacenti dei fratelli Grado.

Circa le giustificazioni fornite dai soggetti beneficiari o intestatari degli assegni, si pone in risalto che quelle più ricorrenti si riferiscono a somme perse al gioco o a scommesse “clandestine” all’ippodromo. In proposito, si ricorda che Coniglio Salvatore ha riferito che tale Lucchese Andrea di Milano, cui aveva consegnato degli assegni in pagamento di una partita di cocaina, gli aveva raccomandato di attribuire gli assegni, nel caso di interrogatori da parte di inquirenti, al pagamento di scommesse perse all’ippodromo di San Siro. Quindi, nel mondo degli stupefacenti si era già diffuso l’uso preordinato di tale espediente per giustificare i rapporti sottostanti ai titoli, in modo da bloccare il proseguimento delle indagini verso fornitori delle sostanze stupefacenti.

Un altro gruppo di assegni negoziati da Grado Giacomo ha invece attinenza ad un circoscritto e ben individuato traffico di eroina tra il palermitano Nico1ini Angelo (indicato nel processo Mafara come corriere di Mafara Francesco negli scambi Italia-Usa) ed i coniugi romani Fascioni Carmine e Berto1i Silvia, i quali smerciavano la sostanza stupefacente nel mercato romano. Il fatto che gli assegni degli spacciatori romani siano finiti nel conto dei Grado dimostra la provenienza dell’eroina ed i collegamenti tra costoro, il Mafara ed il Nico1ini. Un altro gruppo di assegni provengono da soggetti dichiaratisi apertamente contrabbandieri di tabacchi e, anche se si dovesse prestar fede alle loro affermazioni, si tratterebbe in ogni caso di attività illecite.

Infine, un ultimo gruppo di assegni pone in risalto i rapporti diretti dei Grado con altri appartenenti all’associazione mafiosa, tutti coinvolti nel traffico di stupefacenti, come Inzerillo Rosario, Marino Mannoia Francesco, Federico Salvatore, Mangano Vittorio, Teresi Pietro e Teresi Girolamo. Un ulteriore importante accertamento bancario ha messo in luce la negoziazione da parte di Grado Giacomo di vaglia cambiari dell’importo di lire 50 milioni, emessi il 15 gennaio 1980 dall’agenzia 3 del Banco di Sicilia di Palermo, a richiesta di Sampino Antonietta, cognata di Spadaro Tommaso.

Questa operazione è particolarmente significativa in quanto i titoli in questione fanno parte di un gruppo di vaglia per complessivi 500 milioni, richiesti da congiunti di Spadaro Tommaso e distribuiti fra esponenti di “Cosa Nostra”, come si è già chiarito al par.I.

Fanno parte di questa operazione di distribuzione di proventi illeciti anche 13 vaglia per complessivi 130 milioni negoziati da Di Pace Giuseppe, il funzionario del Banco di Roma di cui ci si è già occupati nella parte V del presente capitolo (par.3), a proposito del riciclaggio dei narco-dollari. Dalla particolareggiata ed attenta ricostruzione di tutti i movimenti bancari attraverso l’esame di un’enorme mole di documenti compiuta dal G.I. e descritta minuziosamente nell’ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio (Vol.VIII – par.VII) si evince che il Di Pace ha effettuato contorte operazioni e passaggi di somme attraverso libretti al portatore con nomi di fantasia (di ispirazione venatoria), al solo scopo di occultare la provenienza del denaro nell’interesse di Teresi Girolamo, vice di Bontate Stefano e di Teresi Pietro, cugino del primo e cognato dei fratelli Grado.

IL REIMPIEGO DEI PROFITTI ILLECITI

Quest’ultima fase che completa il ciclo del traffico di stupefacenti si inserisce nel momento di maggior svilupppo delle organizzazioni criminali: quello della dimensione affaristico-imprenditoriale. Storicamente si è sempre assistito al tentativo di tali organizzazioni di trasformare gradatamente le attività illecite in quelle formalmente lecite, in modo da acquisire occultamente sempre maggiori margini di potere reale.

A questa tendenza non sfugge l’associazione mafiosa “Cosa Nostra”, che con le ricchezze illegali (oltre ad operare i consueti investimenti in acquisti immobiliari e nell’attività imprenditoriale edilizia), può conquistare posizioni di privilegio, può controllare mezzi d’informazione, può imporre candidati in competizioni elettorali, può, insomma, consolidare il proprio potere.

Nel corso dell’istruttoria formale e dibattimentale sono emersi numerosi episodi dai quali si desume l’utilizzazione di profitti derivanti dal traffico di stupefacenti per finanziare attività economiche formalmente lecite.

Si pensi alle vicende della Enologica Galeazzo S.p.A. e della Simons Vernici S.p.A., società con investimenti di capitali dei Vernengo; ovvero alle attività societarie realizzate con i fondi di Spadaro Tommaso da parte della Liistro Giovanni S.N.C. e della Società Fiduciaria di Certificazioni e Revisionali S.p.A., ovvero agli acquisti immobiliari a Palermo ed in Spagna dei fratelli Grado o a quelli di Geraci Giuseppe tanto per citare taluni degli imputati più rappresentativi nel campo del traffico degli stupefacenti.

In altre parti della presente sentenza (Cap.XII, par.9 e 12 e Cap. III) allorchè si è trattato della finalità del controllo delle attività economiche da parte dell’associazione, dell’aggravante di cui al VI comma dell’art.416 bis, C.P. e delle misure patrimoniali, si sono approfonditi taluni temi, per cui non è il caso di ripeterli in questa sede. Un aspetto diverso del reimpiego dei profitti illeciti è quello non inconsueto del ritorno dei capitali ai mercati illegali dai quali sono venuti, per continuare il ciclo di produzione della ricchezza. Si è già evidenziato che il denaro inviato dagli U.S.A. dal gruppo Geraci-Catalano veniva utilizzato da Rotolo Antonino e da Greco Leonardo per acquistare la morfina-base dal turco Musullulu. Mentre da talune indagini bancarie nei confronti di Spadaro Tommaso è emersa l’esportazione clandestina di capitali provenienti dal contrabbando di tabacchi.

Ci si riferisce, in particolare, all’emissione da parte dell’agenzia n.3 del Banco di Sicilia di Palermo di vaglia cambiari per 500 milioni di lire a richiesta di Sampino Giovanni, cognato dello Spadaro.

Tali titoli risultano negoziati, come può facilmente evincersi dalla dettagliata e minuziosa esposizione dell’ordinanza-sentenza di rinvio a giudizio del G.I. di Palermo (Vol.VIII f.1485-1498), sono stati negoziati quasi tutti da personaggi coinvolti nell’esportazione illegale di valuta in Svizzera, come l’organizzazione facente capo a Ceroni Armando o a Kastl George.

Salvo a non pensare ad una forma di tesaurizzazione all’estero poco confacente alla vivace e dinamica personalità di Spadaro Tommaso, non vi può essere dubbio che anche in questo caso tale denaro sia stato utilizzato per pagare in Svizzera le forniture di ulteriori partite di sigarette di contrabbando o di stupefacenti.

A conclusione di tale rapido exursus sulle fasi del traffico di stupefacenti, si ribadisce, come si è tentato di dimostrare, il preciso fondato convincimento che il traffico di ingenti quantità di eroina è stato, e forse lo è tuttora, il più lucroso affare dell’organizzazione mafiosa Cosa Nostra, che lo ha controllato e gestito in tutti suoi momenti unitariamente a livello dei propri organi direttivi centrali, avendo come sbocco di mercato quasi esclusivamente gli Stati Uniti d’America

I favolosi conti svizzeri della Pizza Connection

Dalla seconda ordinanza si stralciano i passi seguenti: «L’ulteriore istruttoria ha consentito di completare il quadro ricostruttivo in quella sede rappresentato, precisandolo meglio nei tempi, nelle modalità, nei personaggi e nei loro ruoli. Fin dall’80 il motore di tutte le operazioni relative ai dollari appare Tognoli Oliviero, detto Pinetto».

Il Tognoli è conosciuto presso gli operatori economici del Ticino come un affermato industriale del ferro ed ha buoni rapporti con banche e società finanziarie. Il Tognoli opera di conserva e per conto di Greco Leonardo, del quale è compare di nozze e con il quale fa ricchi affari in Sicilia. I referenti a Lugano per le operazioni finanziare del Tognoli risultano essere fino dall’80 il CavalIeri, titolare della Coop-Finanz. ove presta la sua opera anche il Donada, ed i sigg. Daffond del Credito Svizzero di Bellinzona e Binaghi della banca della Svizzera Italiana di Mendrisio.

Più volte il Tognoli si reca a Lugano con il Greco (Donada riferisce di almeno tre nvolte) e si incontra con Ganci Giuseppe presso la Coop-Finanz del CavalIeri; il Tognoli presenta anche il Greco al Daffondo in occasione dell’apertura del conto Santa Flavia da parte del Greco, la circostanza è peraltro ammessa dallo stesso Greco. Se il Greco, per la sua posizione di rilievo nella gerarchia di Cosa Nostra e per i suoi contatti diretti con il Ganci ed il Castronovo anche tramite il fratello Greco Salvatore, appare come il dominus della situazione, tuttavia chi direttamente si occupa e gestisce il traffico dei dollari, tiene i contatti, reperisce il personale e dà le disposizioni, è per l’appunto Tognoli Oliviero. Ai primi dell’80 perciò (almeno a tale data si spinge la ricostruzione dei fatti in questo processo) il Tognoli ha necessità di trasferire molto denaro dagli U.S.A. alla Svizzera e si dà da fare per attivare dei canali sicuri di trasferimento.

Si rivolge, dunque, al CavalIeri, noto per aver svolto tale tipo di attività, soprattutto per quanto riguarda l’esportazione di lire dall’Italia alla Svizzera. Il Tognoli si reca per la prima volta nell’ufficio del CavalIeri insieme a Greco “Leonardo e Ganci Giuseppe, vale a dire con colui che inviava l’eroina a New York e con chi la vendeva a New York. Il CavalIeri si muove in diverse direzioni: da un lato si rivolge al Corti, il quale attraverso lo ShetekeI attiva un canale bancario che va dalla Chemical Bank di New York alla Handles Bank di Zurigo e di qui al conto Wall Street presso il Credito Svizzero di Bellinzona. Le modalità e l’entità dei trasferimenti (1.783.101 dollari complessivi) sono ampiamente descritti nelle dichiarazioni di Shetekel e Corti e nella documentazione da loro stessi prodotta.

Circa il conto Wall Street va precisato che lo stesso non è di CavalIeri Antonio, come erroneamente si era ritenuto nell’ordinanza del 20/12/84 alla stregua delle prime dichiarazioni del CavalIeri, bensì del Tognoli, come si deduce dalle successive dichiarazioni del CavalIeri dell’8/8/85 allorchè specifica che il cliente, che aveva il conto Wall Street e di cui non vuole fare il nome, è la stessa persona accompagnata dal Donada alla Traex e che affida al Donada la Porsche ricevuta a Zurigo dal Priolo e cioè il Tognoli Oliviero.

“Il Binaghi viceversa indica esplicitamente il Tognoli quale titolare del conto Wall Street nelle dichiarazioni rese davanti a questo G.I. a Lugano 1’8/8/85 e mai trasmesse dall’Ufficio federale di Berna, senza alcuna motivazione. Questo canale opera solo nell’ottobre-novembre 80 e poi si interrompe perchè lo Shetekel si ritira dall’affare. Il Corti cerca di ricucire le fila di nuovi metodi di trasferimento anche attraverso il Canada ed a tal fine viene organizzato un incontro a Montreal ai primi dell’81. Il Corti parte da Zurigo con Tognoli Oliviero e Greco Leonardo (è il Donada che li accompagna all’aereoporto) mentre da New York partono Amendolito e Castronovo che viaggiano sullo stesso aereo ed alloggiano nello stesso albergo.

Ma evidentemente dall’incontro non sortisce alcun esito, tanto che il Corti esce definitivamente di scena. D’altro lato il CavalIeri si attiva anche per organizzare dei trasporti materiali di valigie piene di dollari dagli Stati Uniti attraverso corrieri. In tal modo tra 1’80 e tutto 1’81 il CavalIeri fa trasferire circa 3 milioni e mezzo di dollari (v. dichiarazione del CavalIeri). Tra i corrieri sono stati individuati lo Scossa, l’Airaldi, il Bignotti e verosimilmente Catalano Onofrio, personaggio presente a diverse consegne di dollari a Matassa a New York è presente anche presso la Coop-Finanz del CavalIeri insieme a Greco Leonardo (v. dichiarazioni Donada), indicato nel rapporto del 7/2/83 come corriere di dollari unitamente a Matassa Philip. Attraverso le dichiarazioni di Scossa, Airaldi e Bignotti si sono potute ricostruire le modalità con cui avvenivano questi trasporti materiali per conto del CavalIeri. è il Rossini che presenta lo Scossa, suo cugino, al CavalIeri, che aveva bisogno di qualcuno che andasse in America a prendere delle valige piene di dollari. Lo Scossa si rivolse al suo socio Airaldi, il quale era amico di Esposito Claudio, steward della Suisse Air. Questi gli assicurò che gli era possibile far uscire dagli U.S.A. pacchi o valigie senza passare per il controllo doganale in uscita di New York, sicchè con la collaborazione dell’Esposito, iniziarono i primi trasporti.

“La prima volta nel marzo dell’81 si recarono a Nex York lo Scossa e l’Airaldi insieme. Il CavalIeri dette loro il numero di telefono della persona da contattare dicendo loro che detta persona era chiamata il “bufalo” o “bufalone”. In realtà si trattava di Ganci Giuseppe, come hanno finito per ammettere i due, fornendone una precisa descrizione e riconoscendolo in foto. C’è da osservare che comunque appare assai poco credibile quanto dagli stessi affermato di avere sempre ignorato il vero nome del Ganci, considerato che: il Ganci veniva spesso nel Ticino e frequentava il CavalIeri ed il Rossini; gli stessi hanno avuto contatti telefonici diretti con lui anche dalla Svizzera; nelle telefonate intercettate a New York ed acquisite con l’interrogatorio dello Scossa, l’Esposito si rivolge a Ganci chiamandolo “Pino” e “Giuseppe” e non “Bufalo”. Giunti a New York i due contattarono il Ganci e, fissato un appuntamento, ricevettero personalmente dal Ganci due borse piene di denaro.

“Successivamente fu inviato negli U.S.A. Bignotti Mirko, che operò con le stesse modalità in un paio di viaggi ed un altro paio di viaggi effettuò sempre nell’81 l’Airoldi. Complessivamente, come si è detto, attraverso lo Scossa, lo Airaldi, il Bignotti e l’Esposito, il CavalIeri fece trasportare nel 1981 circa 3 milioni e mezzo di dollari, sempre ricevuti con le stesse modalità e dalle stesse persone (Ganci Giuseppe ed un giovane non identificato).

Nello stesso periodo di tempo (’80 ’81) il Tognoli era riuscito ad attivare un altro canale di trasferimento. Attraverso Miniati Salvatore, un suo collaboratore, era riuscito ad entrare in contatto con Amendolito Salvatore, uno spregiudicato uomo d’affari italiano residente negli U.S.A. e titolare dell’ O. B. S. Attraverso l’Amendolito e con l’aiuto del cugino della moglie Matassa Philip, il Tognoli, riuscì a trasferire dagli U.S.A. in Svizzera circa 10 milioni di dollari.

Le modalità ed i tempi dei trasferimenti sono dettagliatamente descritti nelle dichiarazioni rese dall’Amendolito e dal Matassa dinnanzi al “Grand Jury di New York ed a questo G.l. a New Yorh ed acquisite attraverso rogatoria internazionale; ed hanno trovato puntuale riscontro nella documentazione bancaria alla Svizzera (conti Bahamas, Nassau, Lione, Stefania presso la B.S.I. di Mendrisio). Detta vicenda è stata già oggetto di valutazione da parte di questo G.l. nell’ordinanza 20/12/84 e del Tribunale di Roma nella sentenza dell’8/11/8S, alle cui esposizioni ci si riporta integralmente. Qui basti osservare solo, sinteticamente, che trasferimenti avvennero tutti tramite passaggi bancari o spedizione di “money order” e le somme transitavano su conti presso la B.S.I. di Mendrisio intestati ai fratelli Tognoli Mauro ed Oliviero ed a Miniati Salvatore, per poi confluire sul conto wall Street presso il Credito Svizzero di Bellinzona, sempre dei Tognoli.

Le somme venivano consegnate all’Amendolito da Castronovo frank, presso il quale lo stesso Amendolito si recava, o dal Matassa, il quale le riceveva dal Ganci e dal Catalano Onofrio. Il denaro era quasi tutto in banconote di piccolo taglio, e spesso assai usurate.

“Tra la metà e la fine dell’8I, però, rapporti tra l’organizzazione ed Amendolito da un lato e CavalIeri dall’altro si guastarono e sempre per le stesse ragioni. L’Amendolito, infatti, si era appropriato di circa 500.000 dollari, che aveva impiegato in affari andati male e quindi non era in grado di restituirli. Anche il CavalIeri si trovava in cattive acque e non seppe resistere alla tentazione di appropriarsi di una delle tante valige transitate dal suo ufficio, raccontando al Tognoli che era stata bloccata alla dogana perchè vi era il sospetto che il denaro contenuto provenisse da commercio di droga. In realtà, in seguito, il CavalIeri dovette ammettere che si era appropriato del denaro e si dovette impegnare a restituirlo.

Bruciati i due canali dell’Amendolito e del CavalIeri, il Tognoli, il Ganci, e il Greco dovettero rivolgersi ad altre persone e non tardarono a trovarle nello stesso ambiente di “finanzieri” disinvolti del ticinese. Si trattava di persone con le quali già in precedenza avevano avuto dei contatti, sempre in relazione a vicende di trasferimenti di denaro.

“Il Rossini, infatti, già nell’81 si era interessato per il CavalIeri a reperire dei corrieri da mandare a New York, cosa che fece presentandogli suo cugino Scossa. Inoltre lo stesso Rossini aveva avuto modo di conoscere personalmente, sempre nell’81, Ganci Giuseppe in una cena presso il ristorante Embassy, cui prese parte insieme al CavalIeri. Il CavalIeri, gli spiegò che il Ganci era un grosso cliente del Daffond, che era il funzionario del Credito Svizzero, il quale curava le operazioni sul conto WaIl Street di Tognoli Oliviero.

Sempre tra l’80 e l’81 il Tognoli, insieme al Miniati, si era rivolto al Della Torre franco, che allora lavorava presso la Finagest, per effettuare trasferimenti di dollari, ma non era stato raggiunto l’accordo per l’aggio troppo elevato richiesto dal Della Torre. Il Palazzolo e il Della Torre si conoscono nell’estate dell’81 in Sicilia. Il Palazzolo era già noto al tempo dell’esportazione di valuta dall’Italia alla Svizzera, nel campo del contrabbando e nel riciclaggio di “denaro. Aveva rapporti con personaggi di primo piano della mafia siciliana quali i Vernengo, i Savoca, Geraci Nenè, Madonia Antonio. I due (Palazzolo e Della Torre) non tardarono a comprendersi parlando negli affari un linguaggio molto simile, e costituirono perciò fra la fine dell’81 e i primi dell’ 82 Consulfin che fissò la sua sede in una stanza degli uffici della Traex del Rossini. Presso la Consulfin lavorava anche Ventimiglia Antonio, anch’esso esperto corriere di lire dall’Italia alla Svizzera, e già contrabbandiere di sigarette.

Denaro e lingotti d’oro

I tre, pertanto, lavorando a contatto di gomito, ben presto si trovavano ad operare insieme nel campo dei trasferimenti dei dollari per conto del Tognoli, che da loro si fa chiamare “Orlando”.

Adesso accanto al Tognoli emerge con sempre maggiore importanza la figura di Rotolo Antonino, detto “Rudy”, che come si è visto era colui che aveva sostituito La Mattina nei rapporti con il Musullulu per conto dell’organizzazione dei siciliani.

“I primi trasferimenti operati dai tre, per conto di Tognoli e Rotolo, vengono organizzati dal Rossini, sempre mediante Scossa ed Airaldi. Vengono effettuati due viaggi a New York nel febbraio e nel marzo dell’82 che hanno per protagonisti lo Scossa e l’Airaldi ed uno in aprile ad opera del Bignotti. Il denaro viene portato direttamente alla Traex ed accreditato sul conto Pageko presso detta società. Di qui confluiscono su due conti del Della Torre (Fratter e Graziano presso il Credito Svizzero di Chiasso), che il Della Torre aveva messo a disposizione del Tognoli per farvi pervenire somme provenienti dagli U.S.A. Le modalità del trasporto sono le stesse già descritte allorchè i corrieri operavano per conto del CavalIeri e cioè i corrieri rilevavano le somme dal Ganci e si avvalevano della collaborazione dell’Esposito per farle uscire dagli U.S.A. L’ultimo trasporto materiale organizzato dal Rossini coincide con la consegna effettuata il venerdì santo dell’82 di 5 milioni di dollari a Varidel in pagamento anticipato dell’acquisto di 400 kg. di morfina-base concordato tra il Rotolo e il Musullulu.

“Dei 5 milioni di dollari, 3 erano giunti materialmente da New York (Ganci) portati dai corrieri del Rossini, e due erano stati reperiti dal Della Torre presso banche di Lugano. Da questa data in poi i tre individuano una tecnica di trasferimento che consente di evitare i pericolosi trasporti materiali di valuta. La Traex, infatti, operava con un conto presso la Merrilyn Lynch, che è una società di brokeraggio di New York. Fu deciso che il denaro venisse versato direttamente in New York presso la Merrilyn Lynch, e di qui operando per compensazione con somme che clienti delle società versavano in Svizzera per operare a New York, si poteva ottenere la disponibilità immediata di somme corrispondenti in Svizzera senza effettuare materialmente il trasferimento.

Questo è il metodo usato prevalentemente dai tre dal marzo al giugno dell’82, e attraverso tale sistema sono stati trasferiti circa 4,9 milioni di dollari. Esaurita questa prima fase di relazioni con la Merrilyn Lynch, verso il giungo dell’82 fu deciso di trasferire le operazioni presso un altro broker di New York, la Hutton, presso cui la Traex aveva un conto. “Pertanto, si operò con lo stesso metodo tramite la Hutton e il conto Traex fino al luglio dell’82, trasferendo complessivamente circa 6,8 milioni di dollari. Nel luglio dell’82 il Palazzolo apprese dal sig. Phelan della Hutton, in un incontro avvenuto a Ginevra all’Hotel di Rhone, presente anche il Della Torre, che la Traex di Rossini percepiva una subcommissione, che poteva essere risparmiata aprendo un conto diretto presso la Hutton. Fu così che venne aperto il conto Acacias, che era una società di Palazzolo e Della Torre, ed allora cessò la collaborazione del Rossini. Attraverso il conto Acacias, dal luglio al settembre ’82 vennero trasferiti 8,25 milioni di dollari. La persona che doveva ricevere materialmente il denaro a New York era Salamone Filippo, da anni conoscente del Palazzolo.

Il Salamone a sua volta lo consegnava a Della Torre, che si recava appositamente a New York. Il Della Torre si reca personalmente a New York; alloggia sempre in alberghi diversi, si muove “quasi sempre con Salamone Philip, ed opera ingenti versamenti in contanti prima sul conto Traex presso la Merrylyn Lynch, poi successivamente sul conto Traex presso la Hutton di New York.

Durante tutti i soggiorni a New York il Della Torre è stato sotto osservazione della polizia americana, che ne riferisce al Giudice Distrettuale con la postilla alla richiesta di mandati di cattura e con la clausola aggiunta ai mandati di perquisizione. L’F.B.I. ha accertato che il Della Torre dal 24/3/1982 al 23/4/1982 ha effettuato diversi versamenti per la somma complessiva di 4,9 milioni di dollari presso la Merryl Lynch e dal 27/4/1982 al 2/7/1982 versamenti per 5,2 milioni di dollari presso la Hutton per un totale di 10,1 milioni di dollari. Dal 6/7/1982 al 27/9/1982 il Della Torre ha effettuato ben undici versamenti per 8,25 milioni di dollari sul conto “Acacias Developement Corporation” presso la Hutton di New York. Si osservi che la Acacias era una società del Palazzolo, ovvero di fatto gestita dal medesimo. In totale quindi il Della Torre ha versato 18,3 milioni di dollari. “Una parte di queste somme fu poi trasferita sul conto P.G.R. presso la Hutton.

Queste operazioni trovano in gran parte riscontro documentale nella documentazione della Traex prodotta dallo stesso Rossini. Da questa documentazione risulta un flusso di accrediti di dollari per circa 8,5 milioni, in gran parte transitati dal Credito Svizzero di Chiasso. Di tali somme circa 3,4 milioni vengono trasferiti sul conto “Graziano” presso il Credito Svizzero di Chiasso di Della Torre Franco, circa 1,8 milioni vengono trasferiti sul conto 631770 presso la Unione Banche Svizzere di Bellinzona, intestato ad Ajello Michelangelo; infine circa 3 milioni di dollari risultano prelevati in contanti. Durante il periodo di osservazione del Della Torre è stato rilevato che ad ogni viaggio a New York mutava alloggio e ciò evidentemente per sfuggire ad eventuale sorveglianza.

Il Della Torre era in stretto contatto con Salamone Philip. Questi, a sua volta, risultava in continuo contatto telefonico con Ganci Giuseppe e Salamone Salvatore.

“Successive investigazioni ed appostamenti consentiranno alla F.B.I. di accertare contatti diretti di Salamone Philip con Greco Salvatore; un incontro con Castronovo e Mazzara presso la Sal’s Pizza di Neptune City (24/4/83) ed un incontro con persona sconosciuta presso la Pronto Demolition (soc. di Mazzurco, Bono e Ligammari). Il Della Torre ha sostanzialmente ammesso fatti. Il Salamone, invece, si è chiuso in una strenua quanto sterile negativa, limitandosi a dire di avere solo accompagnato in giro il Della Torre e di aver custodito delle valigie nella sua stanza d’albergo.

Ha invece negato di aver ricevuto e custodito scatoloni contenenti dollari, di aver tenuto contatti telefonici con Ganci e Castronovo e di aver incontrato il Castronovo, il Mazzurco, il Polizzi e l’Esposito. Ha solo ammesso di aver frequentato Greco Salvatore, titolare della pizzeria “Sal’s Pizza” di Neptune ed il fratello Salamone Salvatore.

Nonostante questo efficace metodo dì trasferimento ideato dai tre imputati, tuttavia “continuavano, anche se molto radi, alcuni trasporti materiali, sempre ad opera dei corrieri del Rossini (Scossa ed altri). Come si è già visto i pagamenti effettuati dal Rotolo a Zurigo al Musullulu nel giugno ’82 furono posti in essere con denaro contanto proveniente dagli Stati Uniti e ritirato personalmente dal Della Torre, dallo Scossa presso il ristorante Mowenpick nei pressi di Zurigo.

Sempre nell’82 furono effettuati anche dei trasferimenti materiali attraverso il Canada. Fu Della Torre a recarsi a Toronto insieme al Salamone Filippo, ove prese contatti con Aron Cohen, consulente legale del Palazzolo. Poichè non fu trovato un canale bancario, alcune borse di dollari furono trasportate materialmente dal Canada dal Ventimiglia. Il denaro fu trasportato da New York a Toronto dal Salamone. Si trattava di circa 1,5 milioni di dollari in totale. Secondo quanto afferma il Della Torre il Ventimiglia effettuò anche dei trasporti diretti da New York alla Svizzera.

“Nel settembre ’82 il Palazzolo venne informato dal sig. Phelan della Hutton che era in corso una inchiesta dell’F.B.I. relativa ai versamenti per contanti effettuati dal Della Torre a New York. Il Palazzolo ordinò al Della Torre di distruggere la sua agenda e di disfarsi della Porsche avuta in regalo dal Tognoli e già di proprietà del Priolo. Chiese anche al Rossini di distruggere tutta la documentazione contabile relativa ai movimenti di fondi, cosa che il Rossini non fece.

Vi fu un incontro a Zurigo con Rotolo, presenti il Palazzolo, il Della Torre ed il Ventimiglia, in cui il Rotolo pretese il rientro di tutte le somme ancora negli V.S.A., sia sul conto Acacias, che presso il Salamone. Il conto Acacias venne chiuso ed il saldo attivo pari a 4,5 milioni di dollari fu accreditato presso la Hutton di Ginevra. Di questa somma 1,5 milioni in assegno fu consegnata ad intermediari di Rotolo, restanti 3 milioni furono convertiti in 200 kg. di oro in barre da 12 kg. l’una e consegnati dal Della Torre, tramite Ventimiglia, al Tognoli. La consegna avvenne in Italia, verosimilmente a Como.

Restavano ancora circa 3 milioni di dollari, custoditi dal Salamone Filippo, che dovevano essere

trasferiti in Svizzera. Fu trovato un nuovo canale per effettuare i trasporti materiali, visto che quelli bancari e tramite broker erano bruciati e che non era consigliabile che il Della Torre si recasse nuovamente a New York. Questo canale fu l’organizzazione di Frigerio Enrico, altro “finanziere” disinvolto del Ticino, che in quel periodo si trovava a New York per tentare di concludere qualche affare. Dal dicembre ’82 al marzo ’83 furono trasferiti attraverso corrieri del Frigerio (Frigerio Emiliano, Branly Beniamino, Morandi Giovanni e Palchetti Carmelo) i 3 milioni di dollari ancora custoditi dal Salamone, in quettro o cinque viaggi “Il denaro veniva preso in consegna dal Salamone, che adottava il nome di copertura di Luciano, il quale lo recapitava nell’appartamento di New York, ove abitava il Frigerio. In Svizzera il denaro veniva portato al Della Torre nei suoi uffici di Chiasso, e questi provvedeva alla consegna al Rotolo ed al Tognoli.

Circa 800.000 dollari della complessiva somma trasportata dagli U.S.A. fu consegnata nel dicembre

’82 personalmente dal Della Torre a Tognoli Oliviero a Chiasso in presenza del fratello Mauro, che l’Oliviero indicò come la persona che sarebbe venuta in seguito al suo posto per curare i successivi ritiri di somme. Con la primavera dell’ ’83 cessarono sostanzialmente i trasferimenti di dollari dagli U.S.A. Restavano solo delle pendenze del Palazzolo nei confronti del Rotolo, in quanto il primo aveva usato delle somme ricevute per operare sulla borsa merci senza la autorizzazione della organizzazione ed aveva subito delle perdite. Il Palazzolo cedette al Rotolo il ricavato della vendita della sua casa di Costanza e pietre preziose. Si è così dimostrato, documentalmente e per dichiarazioni di testi e imputati, come dal 1980 al 1983, sono stati trasferiti, attraverso diversi canali complessivamente circa 50 milioni di dollari provenienti dal gruppo Ganci- Catalano Castronovo e destinati in Svizzera al gruppo Tognoli – Greco – Rotolo. Si è anche provato che tale denaro è il provento della vendita di eroina a New York e nel New Yersey, che viene spedita dalla Sicilia dal gruppo Greco Rotolo, che a sua volta acquista la morfina-base dai turchi”.

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