SALVATORE D’IMMÉ

 

“Donai i suoi organi perché lui avrebbe voluto così”

Era solo un ragazzo. Quattro proiettili lo raggiunsero all’occhio destro e alla spalla, lasciandolo agonizzante a terra. Morì a 31 anni poche ore dopo, il 7 luglio del 1996, 27 anni fa.
Lui è Sebastiano D’Immè. Giovane, troppo giovane e sposato da pochi mesi con Laura. Catanese, maresciallo dei Carabinieri, soprannominato “Ombra” dai suoi colleghi.
La “colpa” (lo dico fra virgolette e con tanta rabbia) di Sebastiano D’Immè fu quella di aver fermato una macchina rubata. Si avvicinò all’auto rubata ma non ebbe il tempo neanche di pensare, una pioggia di proiettili lo finirono.
Fu feroce il suo assassinio ad opera di un rapinatore incallito e spietato: Luigi Bellitto.
La moglie Laura decise di donare i suoi organi per far vivere altre persone. “Lui sarebbe stato felice” disse.
“Era altruista”, racconta la moglie. “Preferiva star male lui che far star male”. Sul sito dei Carabinieri, una sua frase “Lascia stare…la vita è così breve che si incaricherà lei di spararci”.
Non fu la vita, ma un manipolo di delinquenti. Non si può capire, ma almeno si può ricordare.