1992-2023. Paolo Borsellino e gli agenti vanno ricordati senza retorica e parate

 

 

Per una qualità della memoria e un’antimafia vera, trentuno anni dopo la strage di via D’Amelio

Trentuno anni dopo. 19 luglio 1992: un attentato mafioso in via D’Amelio, a Palermo, provoca la morte del magistrato Paolo Borsellino e di cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Oggi, a distanza da quegli anni Novanta, quanto poco sappiamo ancora delle stragi di Capaci e via D’Amelio?
Come reazione alla disinformazione e alla retorica, ieri come oggi, l’importante è privilegiare la qualità della memoria.
La qualità di un impegno politico, culturale e sociale, sul versante dell’antimafia, solido, vero.

Quanto rimane, dopo tutti questi anni?
Cosa resta dei processi agli innocenti condannati, dei depistaggi, delle complicità ad alto livello mai svelate, dell’agenda rossa, della rabbia di Salvatore Borsellino, della mite ostinazione di Rita Borsellino?
Rimane tutto quello che riusciamo a sottrarre alle parole vacue e ai facili protagonismi.

Rimane la lucidità e il coraggio di Fiammetta Borsellino nello spezzare le messe cantate degli stanchi rituali dell’antimafia.

Basta con le grandi menzogne, le grida di facile indignazione, le frasi fatte, i luoghi comuni e le carriere costruite senza contenuti e senza vero coraggio.
Basta le parate, la retorica e i riflessi condizionati di un’informazione, di una magistratura, di una politica, di un mondo associativo, culturale e sociale, che si devono, al contrario, nutrire di spirito critico, giustizia e verità.

“Un esercito di maestri elementari per sconfiggere la mafia

Serve uno studio serio sulla mafia, la borghesia mafiosa, le connessioni internazionali, il locale e il globale. E, senza “quellesercito di maestri elementari” di cui parlava lo scrittore Gesualdo Bufalino nessun crimine organizzato potrà essere sconfitto.
Giustizia sociale, legalità, Stato di diritto, educazione e libertà devono essere alleati per emancipare le nuove generazioni dalla sottocultura ereditaria della morte e della distruzione. Oggi, più che mai, verità e memoria devono essere sottratti allo scempio a cui spesso sono stati sottoposti dagli stessi rappresentanti delle istituzioni e delle classi dirigenti. Da qui si deve ripartire per intravedere una luce in un buio e in vuoto ancora potenti. Ancora pericolosi. TEMPO STRETTO 19.7.2023