1.3.2019 PALERMO TODAY
La storia di Magda Scalisi, palermitana, che negli scorsi mesi ha denunciato la mafia dei Nebrodi. Dopo il suicidio di Rocco Greco ammette: “Se avessi saputo quello che poi mi è accaduto, non lo avrei mai fatto”
E’ pentita di aver deciso di denunciare tutto? Magda Scalisi allarga le braccia, sospira a lungo e dice: “Alla luce di quanto accaduto a me e da come sono stata trattata, direi di sì. Mi sono sentita dire persino che sono stata suggestionata dalla polizia , mi hanno detto che ero una pazza isterica. Io in commissariato mi sentivo a casa, come dovrebbero sentirsi a casa tutti i cittadini…”. E’ l’amaro sfogo di Magda Scalisi, 36 anni, battagliera imprenditrice palermitana che ha denunciato la mafia dei Nebrodi, parlando del suicidio dell’imprenditore antiracket di Gela, Rocco Greco. Anche lui aveva denunciato i boss mafiosi.
“Purtroppo, e ripeto purtroppo, capisco il gesto estremo di Rocco Greco. Io maledico il giorno in cui ho denunciato. Dovevo mollare tutto e scappare ed, invece, ho commesso il grande errore di restare. Quando denunci, firmi anche la tua condanna a morte. Se avessi saputo quello che poi mi è accaduto, non lo avrei mai fatto”, dice la donna in un’intervista concessa all’AdnKronos.
La storia di Magda Scalisi
Magda Scalisi nel luglio 2017 aveva lasciato Palermo per trasferirsi a 1.279 metri, fra le province di Palermo e Messina. Fino all’agosto del 2018, la donna gestiva con il padre un agriturismo nel cuore dei Nebrodi. Una struttura che sorgeva a tredici chilometri da San Fratello, in provincia di Messina, dotata di un ristorante e di ventuno camere di albergo. Ma dopo poco tempo dall’apertura le hanno fatto sparire tutti i cani, alcuni rubati, altri morti misteriosamente. E, ancora, maiali privi di chip identificativo, dunque allevati abusivamente, sono stati fatti penetrare nell’area del rifugio, per creare danni e disturbo. Al ristorante si erano presentati gruppi di avventori che si erano applicati un singolare ‘auto-sconto’. Ma non solo. Erano spariti anche alimenti e stoviglie destinati ai celiaci. E la giovane imprenditrice è celiaca. Per non parlare delle continue pressioni per le forniture, estorsioni mascherate col sistema dei prezzi e del fornitore.
“Da vittima ti ritrovi indagata, una cosa assurda”
“Quando denunci – dice ancora Magda – devi stare attenta in quale zona d’Italia denunci. Inoltre, è davvero come se firmassi la tua condanna a morte. Per non parlare della serenità, tua e della tua famiglia, che finsce. E poi da vittima ti ritrovi indagata. E questa è una cosa assurda. Sono le follie di questa terra. Oltre al fatto che ti fanno terra bruciata attorno. Quando comunichi che hai alcune situazioni giudiziarie in ballo le persone ti guardano e ti prendono per pazza. Ho notato che fondamentalmente la prima cosa che fanno in una situazione di facciata ti dicono: ‘Ha fatto bene’ e poi ti indagano e cercano di delegittimare la tua figura. Una cosa raccapricciante”.
Magda Scalisi e la decisione di chiudere il suo Rifugio sui Nebrodi
“Per alcuni per tutto quello che ho subìto la colpa è mia perché non sapevo gestire l’azienda – si sfoga ancora – mi è stato detto e scritto che il fil di ferro si era rotto da solo, per ‘l’usura del tempo’, o che i maiali sono del Parco dei Nebrodi. Quando mi si dice che l’ente parco non ha mai avuto una fauna. O il metaldeide si trova in natura…”. Magda Scalisi ha deciso, dopo tutte le peripezie vissute, di chiudere lo scorso agosto il Rifugio del Parco di San Fratello. Insieme con il padre Salvatore, legale rappresentante della società cooperativa Karasicilia, gestivano dal 2016 la struttura ricettiva nel bosco della Miraglia, tra San Fratello e Cesarò. In piena estate, alla presenza dei loro avvocati, hanno consegnato le chiavi del rifugio al commissario del Parco dei Nebrodi, Luca Ferlito, accompagnato da alcuni dipendenti. “Non siamo nelle condizioni di legge per operare, pertanto rimettiamo alle autorità competenti ogni utile decisione sulla situazione determinatasi”, si era limitata a dire Magda Scalisi al momento della consegna delle chiavi. La struttura era stata riconsegnata all’ente parco “interrompendo così una esperienza aziendale e un progetto di imprenditoria ‘nuova per i Nebrodi’”, avevano detto gli Scalisi.
Denuncia i boss ma lo Stato lo punisce: imprenditore suicida nella sua azienda
”La decisione di questa Ats di rilasciare il rifugio del Parco all’Ente Parco dei Nebrodi – dissero padre e figlia – non fa seguito, come qualcuno vorrebbe far credere, alle procedure di sfratto avviate dall’Ente Parco, ma al rilascio di una diffida da parte del comando dei Vigili del Fuoco di Messina. Atto ignorato dallo stesso Ente Parco. Così come lo stesso Ente Parco ad oggi non ha rilasciato le altre certificazioni obbligatorie per legge, nonostante lettere e diffide di avvocati. Questa Ats, non è nelle condizioni di legge per operare l’attività oggetto del contratto ed ha rimesso alle autorità competenti ogni utile decisione sulla situazione determinatasi. Saranno le Autorità preposte ad accertare se tale comportamento dell’Ente Parco è doloso o colposo. Del resto come è noto ai più, e certamente alle autorità competenti, il rifugio è chiuso al pubblico sin da gennaio 2018 con gravissimi danni economici e di immagine per questa azienda”, avevano spiegato Magda e il padre lo scorso agosto. Oggi l’imprenditrice con due lauree prova molta amarezza. E il suicidio di Rocco Greco è un’altra ferita che si aggiunge.