Relazione della DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA

 

RELAZIONE 2º SEMESTRE 2022


Sezione LOMBARDIA
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DIA, in Lombardia 25 locali di ‘ndrangheta e accordi tra le mafie

Nella relazione della Direzione Investigativa, patti tra gruppi criminali per “spartirsi” i contratti pubblici

La DIA, Direzione Investigativa Antimafia, pubblica la relazione con il bilancio delle indagini compiute nel secondo semestre del 2022. 
Nel capitolo che fotografa la presenza delle mafie in Lombardia, vengono spiegate nel dettaglio le attività di contrasto alla ‘ndrangheta e la sua ramificazione sul territorio: “la principale struttura organizzativa, camera di controllo, denominata appunto la Lombardia, è sovraordinata ai locali presenti nella regione e in collegamento con la casa madre reggina”. Risulterebbero operativi, scrive la DIA, 25 locali di ‘ndrangheta; in particolare, 9 nel milanese, 6 nel comasco, 5 in provincia di Monza-Brianza.  
L’attenzione è molto alta in fase di ripresa economica, scrivono nella relazione, soprattutto “sul rischio di accaparramento, da parte delle organizzazioni criminali, di fondi pubblici stanziati dapprima per l’emergenza sanitaria e per le ristrutturazioni edilizie e, in prospettiva, per il perfezionamento del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”. Indagini intensificate anche sulle “potenziali criticità legate alle opere già in corso di realizzazione per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026“.
Sul fronte del monitoraggio su gare e appalti pubblici, la DIA spiega che in alcuni casi i “sodalizi mafiosi sarebbero ‘scesi a patti’ per assicurare alle aziende affiliate una sorta di rotazione nell’assegnazione dei contratti pubblici, pilotando le offerte da presentare e contenendo anche le offerte al ribasso degli oneri connessi”.

 


LOMBARDIA
La città metropolitana di Milano e le province di Monza e della Brianza e Como continuano ad essere caratterizzate dalla marcata presenza di diverse forme di criminalità organizzata, nazionale e straniera, che si manifestano tramite diversificate condotte illecite, tipiche dei contesti mafiosi (estorsioni, usura, stupefacenti, sfruttamento prostituzione, armi, contraffazione, immigrazione clandestina, reati fiscali, infiltrazione negli appalti, riciclaggio, reati ambientali, corruzione).

Il filone lombardo delle indagini, sviluppato dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza di Como, riguardò sostanzialmente le indagini iniziate nel 2017 con la Procura della Repubblica di Como, che si erano concluse l’8 ottobre 2019, nell’ambito dell’operazione “Nuovo Mondo” 117 a carico di 34 soggetti indiziati, a vario titolo, di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, occultamento e distruzione di documenti contabili, bancarotta per distrazione, falso in bilancio, emissione di fatture per operazioni inesistenti, utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, turbativa di gare pubbliche e utilizzo illecito di carte di credito.
Quelle indagini avevano già documentato dinamiche illecite, in materia tributaria e fallimentare, che interessavano due professionisti. Il core business era costituito da un meccanismo fraudolento, finalizzato all’evasione fiscale, realizzato sin dal 2010 mediante la sostituzione di società, destinate al fallimento (consorzi e società cooperative), con nuove compagini aventi analoghe caratteristiche. A conclusione dell’operazione “Nuovo Mondo”, in cui già si erano intraviste alcune connessioni con la criminalità organizzata calabrese, la DDA di Milano sviluppò decisivi approfondimenti confluiti nel provvedimento di fermo118, di cui alla citata operazione “Cavalli di razza”, dove, oltre a rinvenirsi, in continuum, il modus operandi “imprenditoriale” già riscontrato nella precedente indagine, risultarono focalizzati gli intrecci tra esponenti della ‘ndrangheta e rappresentanti locali dell’imprenditoria. Con la sentenza119 del 19 dicembre 2022 sono state disposte 34 condanne, di cui 15 per gli imputati per associazione mafiosa.

 

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