Mi vergogno!

 


Mi vergogno di chiunque abbia occhi e fa finta di non vedere
(Kathryn Lasky)


Mi vergogno!
Mi vergogno di essere siciliano, quando leggo sui social i messaggi di condoglianze per la morte di Matteo Messina Denaro.
Poi penso a Falcone, a Borsellino, alle tante vittime di mafia che hanno pagato con la vita il loro impegno sociale o professionale, combattendo quel cancro che è “Cosa nostra”, e mi vergogno un po’ meno.

Ma non ho neppure il tempo di tirare un sospiro di sollievo, che il mio pensiero va a Borsellino, all’audizione in Commissione Antimafia di sua figlia Lucia e di Fabio Trizzino.

E mi vergogno ancora di più.

Mi vergogno del fatto che la stampa – tolta qualche rara eccezione – non abbia speso due sole parole su un’audizione che in un’altra nazione avrebbe fatto tremare i muri di tanti palazzi.

E penso
Penso agli anni passati alla ricerca di verità.
Penso ai processi subiti per averne scritto.
Alle testate giornalistiche per le quali scrivevo all’estero.

E – a titolo personale – mi vergogno un po’ meno.

Un giorno – ha scritto il giornalista Damiano Aliprandi sul suo profilo Facebook – forse qualcuno mi spiegherà il motivo per cui quando parla un imbecille qualsiasi (o anche una figura nota, ma che per me resta l’uomo qualunque) in commissione antimafia, sparando illazioni sui servizi segreti deviati e accordi “indicibili”, merita l’attenzione dei principali giornali. Mentre, quando, come è successo ieri, intervengono Lucia Borsellino e l’avvocato Fabio Trizzino, che citano fatti documentati, al massimo ne parla il mio giornale Il Dubbio e L’Unità. Il resto rimane nell’oblio.
Tuttavia, secondo le fantasie di qualcuno, ci sono i “poteri occulti” che non vogliono far sapere le “verità” dette tipo dal grillino Roberto Scarpinato. È vero! Così occulti che non riescono nemmeno ad ottenere l’attenzione di qualche telegiornale, non dico a livello regionale, ma almeno a livello cittadino.
Non hanno alcuna vergogna. I fatti nudi e crudi non interessano al novanta percento dei miei colleghi. Non si prestano all’intrattenimento camuffato da giornalismo d’inchiesta”.
Non hanno alcuna vergogna” scrive Aliprandi.

E perché dovrebbero averne?

Perché chi pur di assecondare i potentini di turno ha contribuito a creare falsi pentiti, depistatori, farabutti di ogni sorta, oggi dovrebbe vergognarsi del proprio silenzio?

Ci vergogniamo noi per loro.
Ci vergogniamo per non aver saputo proteggere quegli Uomini e quelle Donne che rappresentavano la parte migliore della nostra società.
Per non averli saputi onorare neppure da morti, presi dalle nostre mille paure a pestare con le nostre parole il piede sbagliato, quello del potentino di turno.
Ci indigniamo se c’è chi porge le proprie condoglianze alla famiglia del mafioso.
Ci indigniamo se un parroco decide di celebrare una messa per Matteo Messina Denaro.
E per questo silenzio, chi si indigna?
Siamo seri, chi tace acconsente, e noi con il nostro silenzio celebriamo il funerale della nostra dignità.

Mi vergogno di chiunque abbia occhi e fa finta di non vedere”, ha detto la scrittrice Kathryn Lasky.

Ecco, mi vergogno dunque di chi ha orecchie e fa finta di non sentire.
Mi vergogno di quei giornalisti proni dinanzi al potentino.
Mi vergogno di chi non vuol sentire parlare di quel nido di vipere – come la definì Paolo Borsellino – che era la procura di Palermo di Giammanco.
Se il nido di vipere era la procura retta da Giammanco, oggi cosa avete da temere?
O forse i nostri Eroi servono solo per insulse passarelle, per scrivere libri, per inutili proclami, e poi diventano scomodi quando dovremmo parlare di poteri forti, quelli veri, quelli che con “Cosa nostra” facevano affari, quelli che  Mi uccideranno ma non sarà una vendetta della mafia: saranno mafiosi coloro che mi uccideranno ma quelli che hanno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri, come disse il giudice Borsellino.
Mi vergogno!
Mi vergogno per i tanti che non si vergognano.

Gian J. Morici 
La Valle dei Templi 28.9.2023

 

Strage di Via D’Amelio – In COMMISSIONE ANTIMAFIA le audizioni dei famigliari di Paolo Borsellino e testimoni

 

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