L’omicidio del bambino di appena 11 anni avvenne il 7 ottobre 1986 nella strada di San Lorenzo dove stava giocando e che oggi porta il suo nome. Proprio lì si terrà stamattina una cerimonia per ricordarlo. Nonostante il tempo trascorso e anche la recente riapertura delle indagini sul delitto non sono mai stati individuati né il movente né i responsabili
Morire a 11 anni con un colpo di pistola alla testa, mentre si gioca per strada in una tiepida giornata di ottobre, senza una spiegazione, senza una verità e di conseguenza senza giustizia, è come morire ogni giorno. Ed è esattamente questa la storia del piccolo Claudio Domino, assassinato il 7 ottobre del 1986 a San Lorenzo, nella via che oggi porta il suo nome. Un dolore che per i suoi genitori, Graziella Accetta e Ninni Domino, che da anni chiedono appunto giustizia per il loro bambino, sembra essere come una condanna senza fine.
Claudio Domino sarà ricordato stamattina alle 9.30 davanti alla lapide sistemata in sua memoria proprio nel luogo in cui fu assassinato. La scuola Ignazio Florio, che era quella frequentata dal bambino, ha invece indetto un concorso che porta il suo nome: “Poesie e immagini dedicate ai bambini innocenti vittime di mafie”.
La ricerca della verità sull’omicidio finora non ha portato a nulla, anche se gli sforzi sono stati molti. Dopo che Graziella Accetta si era incatenata davanti al palazzo di giustizia, a maggio del 2021, l’allora procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi (oggi a Roma), assieme all’aggiunto Salvatore De Luca (ora a Caltanissetta) avevano deciso di riaprire le indagini sul caso. Il testimone è passato al procuratore capo Maurizio De Lucia e quello di Claudio Domino è un fascicolo sul quale tuttora si sta lavorando, ma non senza difficoltà, anche per i quasi 4 decenni trascorsi dai fatti. Ma per De Lucia, come disse nel suo discorso di insediamento a Palermo, risolvere gialli che si trascinano ormai da troppo tempo proprio per dare giustizia alle vittime e alle loro famiglie è una priorità. A fine settembre, inoltre, i genitori del ragazzino sono stati sentiti dalla Commissione regionale antimafia.
Claudio Domino venne eliminato con un colpo di pistola alla testa. Si formularono diverse ipotesi, ma nessuna ha finora portato ad individuare un colpevole e neppure un movente a dirla tutta. Si pensò che il bambino potesse essere stato lo scomodo testimone di qualche episodio legato allo smercio di droga, ma anche a una ritorsione nei confronti dei suoi genitori che con la loro azienda si erano aggiudicati la pulizia dell’aula bunker dell’Ucciardone, dove in quei mesi del 1986 era in corso il Maxiprocesso.
E l’omicidio del ragazzino di 11 anni entrò pienamente nello storico dibattimento, col quale peraltro – e non è proprio un dettaglio – venne violata la pax mafiosa siglata dai boss mentre era in corso il processo. L’uccisione del bambino (secondo la vulgata Cosa nostra non ammazza i bambini, eppure sono decine i casi di piccole vittime eliminate dai clan) portò uno degli imputati eccellenti del Maxiprocesso a prendere addirittura la parola. Fu Giovanni Bontate, fratello di Stefano, il “principe di Villagrazia”, ad alzarsi davanti alla Corte e a prendere le distanze dall’assassinio. Non parlò però solo di sé, ma utilizzò il “noi”, ammettendo di fatto l’esistenza di un’organizzazione criminale, Cosa nostra appunto, fino ad allora sempre negata.
Proprio quest’ultimo aspetto ha spinto la madre di Claudio a sostenere che l’uccisione di suo figlio avesse fatto “comodo” allo Stato e che magari la chiave del giallo avrebbe potuto essere trovata seguendo questo punto di partenza. Non solo. L’anno scorso, Accetta ha messo in evidenza che alcuni elementi importanti per risolvere il caso sarebbero emersi durante il processo per l’omicidio dell’agente Nino Agostino, eliminato assieme alla moglie incinta, Ida Castellucci, il 5 agosto del 1989.
In particolare, secondo quanto riferito dalla mamma di Claudio Domino, la sorella del poliziotto, Nunzia, testimoniando in aula, avrebbe spiegato che la sua famiglia ad un certo punto avrebbe ricevuto delle pressioni per cambiare avvocato (che all’epoca era l’ex magistrato Carlo Palermo) e per abbandonare le tesi che avrebbero portato a un coinvolgimento dei Servizi nell’uccisione della coppia. Altrimenti – questo sarebbe stato il ricatto – Nino Agostino avrebbe anche potuto essere accusato di aver ucciso Claudio Domino. Elementi sui quali la famiglia del bambino ha chiesto che si facciano degli accertamenti. Ad oggi, però, dopo 38 anni, il delitto resta un mistero. PALERMO TODAY
La madre di Claudio Domino si incatena davanti al palazzo di giustizia: “Diteci la verità”
Il piccolo Claudio Domino, la madre: “Deve avere giustizia, quanto dovremo aspettare ancora?”
“Quanto dovremo ancora aspettare? Sono passati 37 anni, nostro figlio non può essere lasciato senza giustizia…”. Sono parole amare quelle di Graziella Accetta, la madre del piccolo Claudio Domino, ucciso ad appena 11 anni, con un colpo di pistola alla testa, sparato mentre lui stava giocando in una strada di San Lorenzo che poi gli è stata intitolata. Oggi ricorre l’anniversario di quel terribile omicidio, compiuto proprio il 7 ottobre del 1986, e i genitori del bambino, che da tempo chiedono che sia fatta chiarezza, temono che la verità possa non arrivare mai: “Stiamo diventando vecchi, quanto ancora dovremo aspettare?”, ripete ancora Graziella Accetta.
Sul delitto, i cui contorni non sono mai stati decifrati, la Procura di Palermo sta indagando: il fascicolo era stato ripreso in mano nella primavera del 2021, in seguito ad una protesta della madre di Claudio Domino, che decise di presidiare per diversi giorni il palazzo di giustizia per ottenere una qualche risposta. L’allora procuratore Francesco Lo Voi (oggi a capo della Procura di Roma) e l’ex aggiunto Salvatore De Luca (che ora guida l’ufficio giudiziario di Caltanissetta) decisero così di riaprire le indagini. “Da allora non abbiamo avuto alcuna notizia – spiega però Graziella Accetta – è il buio totale”. L’attuale procuratore, Maurizio De Lucia, è certamente sensibile al caso e anche nel suo discorso di insediamento aveva sottolineato che il suo ufficio si sarebbe occupato pure di risolvere gialli che si trascinano da decenni – come quello di Claudio Domino – per dare giustizia a chi da troppo tempo la aspetta.
Stamattina il bambino sarà ricordato durante una cerimonia davanti alla lapide in sua memoria che si trova proprio in via Claudio Domino, a San Lorenzo. Ieri invece è stata organizzata una manifestazione con le scuole ed è stato il puparo Angelo Sicilia a dedicare uno spettacolo a Claudio Domino alla Ignazio Florio-San Lorenzo.
Il piccolo venne ammazzato mentre stava giocando e si ipotizzò che potesse essere stato lo scomodo testimone di qualche episodio legato al traffico di droga o allo spaccio, ma pure che potesse essere stato eliminato per ritorsione nei confronti dei suoi genitori che con la loro azienda si erano aggiudicati la pulizia dell’aula bunker dell’Ucciardone, dove in quei mesi era in corso il Maxiprocesso.
L’omicidio di Claudio Domino irruppe peraltro proprio nel bel mezzo del dibattimento, violando la pax mafiosa che era stata sancita tra i boss e portando uno degli imputati eccellenti, Giovanni Bontate, fratello del “principe di Villagrazia”, Stefano, ad alzarsi e a parlare per prendere le distanze dall’uccisione di un bambino innocente. Per smarcarsi Bontate usò però il “noi”, parlò al plurale, ammettendo così implicitamente l’esistenza di un’associazione criminale, Cosa nostra, di cui fino a quel momento era sempre stata negata l’esistenza.
La indagini avviate all’epoca non portarono a nulla e per anni la storia di Claudio Domino è stata quasi dimenticata. Poi sono stati i suoi genitori, Graziella Accetta e Ninni Domino, a decidere di portarne avanti la memoria, girando nelle scuole e organizzando varie iniziative, chiedendo con forza giustizia per loro figlio. Un punto su cui la coppia batte a livello investigativo è legato a quanto emerso in un’udienza del processo per l’omicidio dell’agente Nino Agostino e della moglie, Ida Castelluccio, (per cui peraltro giovedì è stato confermato in appello l’ergastolo per il boss Nino Madonia), avvenuto nel 1989.
La sorella del poliziotto ucciso, Nunzia, testimoniando in aula, avrebbe spiegato che la sua famiglia ad un certo punto avrebbe ricevuto pressioni per cambiare avvocato (che all’epoca era l’ex magistrato Carlo Palermo) e per abbandonare le tesi che avrebbero portato ad un coinvolgimento dei Servizi nell’eliminazione della coppia. Altrimenti – questo sarebbe stato il ricatto – Nino Agostino avrebbe anche potuto essere accusato dell’omicidio di Claudio Domino. Dichiarazioni che non erano sfuggite alla famiglia del bambino, che chiede che appunto si scavi anche in questa direzione. PLERMO TODAY 7.10.2023
Claudio Domino (Palermo, 8 gennaio 1975[1] – Palermo, 7 ottobre 1986) è la vittima undicenne di un omicidio la cui responsabilità è da ricondurre molto probabilmente a Cosa nostra[2].
L’omicidio
La madre di Claudio Domino aveva una cartoleria in via Fattori, mentre il papà era un operaio SIP, ma avevano creato due società di pulizie. Una di queste si era aggiudicata l’appalto delle pulizie dell’aula bunker dove si stava svolgendo il maxiprocesso di Palermo[3]. La sera del 7 ottobre 1986 Claudio stava passeggiando con un amichetto in una via del quartiere San Lorenzo di Palermo. Un uomo che arrivava con una moto di grande cilindrata, una Kawasaki, chiese ai due bambini chi fosse Claudio Domino e alla risposta di Claudio l’uomo si avvicinò, tirò fuori una pistola 7,65 e da meno di un metro gli sparò in mezzo agli occhi, uccidendolo sul colpo. Giovanni Bontate, durante il maxiprocesso di Palermo, lesse un comunicato a nome di tutti i detenuti della sua cella, dichiarando l’estraneità all’omicidio che definì “un atto di barbarie”[4].
Tra varie piste di indagine, si era inizialmente ipotizzato che Claudio Domino fosse stato ucciso perché testimone involontario di un sequestro[5] o di un omicidio. Il collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi rivelò: “Subito dopo l’omicidio di Claudio Domino, Totò Riina riunì la Commissione… e ordinò che tutti noi dovevamo impegnarci a scoprire i colpevoli e punirli…“[6]. Secondo il pentito di mafia Giovanbattista Ferrante, invece, Claudio Domino sarebbe stato ucciso perché testimone involontario di scambi di stupefacenti tra spacciatori: Ferrante aveva dichiarato di essere stato il killer di Salvatore Graffagnino, titolare del bar davanti al quale era avvenuto l’omicidio, che venne sequestrato un mese dopo e sotto tortura avrebbe ammesso di essere stato il mandante assoldando un tossicodipendente per uccidere il bambino[7]; l’ordine di uccidere Graffagnino sarebbe arrivato da Giovanni Brusca, in quello che fu definito un assassinio “pedagogico”[8]. In una puntata di Non è l’Arenadell’aprile del 2023, il pentito Gaspare Mutolo ha raccontato che, da indagini interne a Cosa nostra, si era scoperto che il bambino era stato ucciso perché aveva sorpreso la madre baciarsi con Salvatore Graffagnino, poi ucciso prontamente dai mafiosi, una cosa che non avrebbe dovuto vedere e che avrebbe potuto riferire al padre; la donna però ha negato con fermezza questa versione dicendo di non aver mai preso neanche un caffè con l’uomo e di aver pensato per molto tempo invece che il figlio avesse assistito a un duplice omicidio. Nella stessa trasmissione anche l’ex magistrato Alfonso Sabella ha allontanato i sospetti da Cosa nostra mentre Antonio Ingroia e sempre Mutolo hanno dichiarato che Salvatore Graffagnino non c’entrava nulla con l’omicidio.[9][10]
Note
- ^ La mafia che uccide i bambini: il ricordo del piccolo Claudio Domino ammazzato a 11 anni, su siciliaogginotizie.it, 8 gennaio 2019.none
- ^ Renate Siebert, 1996
- ^ Enzo Catania, 2006; Alessandro Silj, 1994
- ^ Enrico Deaglio, 1993; sul riconoscimento, “senza precedenti”, dell’esistenza della realtà mafiosa nella dichiarazione di Bontade, vedi Attilio Bolzoni, Vent’ anni fa, nel bunker con i boss, la Repubblica, 10 febbraio 2006. Le dichiarazioni di Bontade sono negli archivi RAI, con tutte le immagini del Processo, utilizzate anche per la docufiction “Maxi. Il grande processo alla Mafia” (trasmessa in sette puntate nel novembre 2018) che, tra l’altro, incorpora la registrazione della dichiarazione di Bontade.
- ^ Attilio Bolzoni, Palermo, finisce in cella per l’omicidio di Claudio, su ricerca.repubblica.it, 15 marzo 1987.none
- ^ LA ‘ GIUSTIZIA’ DI RIINA – la Repubblica.it, su Archivio – la Repubblica.it. URL consultato il 29 giugno 2021.none
- ^ Aveva visto la mamma con l’amante per questo fu ucciso Claudio Domino – la Repubblica.it, in Archivio – la Repubblica.it. URL consultato il 29 giugno 2021.none
- ^ centroimpastato.it: Giuseppe Carlo Marino, 1998; lastampa.it Archiviatoil 18 gennaio 2012 in Internet Archive.
- ^ Non è l’arena – Puntata del 02/04/2023. URL consultato il 3 aprile 2023.none
- ^ Omicidio Claudio Domino, Mutolo: “La mafia scoprì la verità, fu ucciso perché aveva visto la madre con questo uomo”, su www.la7.it. URL consultato il 3 aprile 2023.none