L’indagine a caltanissetta dopo le rivelazioni del killer
Caltanissetta. Molti lo hanno definito l’ultimo depistaggio sull’eccidio di Paolo Borsellino. Maurizio Avola, il killer dagli occhi di ghiaccio del clan Santapaola, alcuni anni fa a Roma fece delle dichiarazioni («Ero in via D’Amelio quel giorno») che poi furono inviate di corsa ai pm di Caltanissetta. Che prima lo convocarono e poi indagarono cercando riscontri. Ma non trovarono nulla.
Parallelamente il sicario catanese – che per anni ha collaborato con la giustizia senza mai parlare della sua presenza nei luoghi della Strage – rilasciò un’intervista a Michele Santoro che pubblicò un libro sul caso. Dopo l’uscita del lavoro editoriale però la procura di Caltanissetta fece una nota di fuoco. Non lo scrisse letteralmente, ma tra le righe si bollavano come bufale le rivelazioni di Avola che volle evidenziare la totale assenza di coinvolgimento di qualsiasi forza estranea o deviata a Cosa nostra.
I pm nisseni però nonostante i dubbi non lasciarono nulla al caso. E scavarono in ogni direzione: alla Dia affidarono sopralluoghi che però diventarono vicoli ciechi. E così il 10 novembre 2022 il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca, il sostituti procuratori nazionali Domenico Gozzo e Francesco Del Bene, l’aggiunto Pasquale Pacifico e la pm Nadia Caruso hanno chiesto al gip di archiviare i due filoni d’indagine aperti: uno sulla strage di Capaci con l’iscrizione dello stesso Avola, assieme all’uomo d’onore catanese Aldo Ercolano e Marcello D’Agata, boss del gruppo santapaoliano di Ognina, il secondo su via D’Amelio con gli stessi tre nomi e in aggiunta Eugenio Galea, il volto diplomatico di Cosa nostra etnea.
A questa richiesta non c’è stata alcuna formale opposizione: ma sono state depositate due memorie da parte di Ugo Colonna, avvocato storico di Avola in cui chiede approfondimenti investigativi. E così è arrivata da parte del gip Santi Bologna l’avviso di un’udienza camerale per discutere dell’istanza di archiviazione. E giovedì è stata l’ora X. L’udienza al Tribunale di Caltanissetta è durata quasi quattro ore. Colonna ha chiesto al gip, come già elencato nei suoi documenti, di ordinare alcuni accertamenti tecnici e anche medico-legali. La proposta è quella di nominare un collegio peritale che possa confrontare il plastico T4 prelevato da più scene di stragi accadute tra il 1992 e 1993: via D’Amelio, via dei Georgofili a Firenze, l’attentato alla villa di Pippo Baudo a Catania.
Questo allo scopo di verificare che quell’esplosivo sarebbe lo stesso portato con D’Agata a Termini Imerese, un fatto che Avola aveva già detto nel 1994. Ma che anche in quel caso non portò riscontri utili a un’azione penale. L’avvocato poi ha ricordato il fatto, che emerge già dal faccia a faccia tra Avola e D’Agata, che il boss catanese fosse una sorta di confidente di Manganelli. Altra richiesta di Colonna è stata quella di poter svolgere una perizia sul braccio di Avola al fine di poter valutare se la sua frattura (che aveva proprio nel periodo in cui avvenne la tragica morte del giudice Borsellino) potesse comunque permettergli di andare a Palermo e partecipare attivamente alla strage accompagnato da Aldo Ercolano. Con cui Avola chiede di avere un confronto.
L’aggiunto Pacifico ha insistito nella richiesta di archiviazione, evidenziando che nessuna delle attività chieste dalla difesa di Avola porterebbero novità all’indagine. Anche gli avvocati Valeria Rizzo e Fabio Federico per Ercolano, Carmelo Calì per Galea e il difensore di D’Agata hanno sollecitato la chiusura delle due inchieste. Ponendo l’accento sul fatto che gli scrupolosi approfondimenti della Dda nissena «smentiscono Avola» su tutti i fronti e anzi rendono palesi le tante contraddizioni. Il gip al termine dell’udienza si è riservato. «Non ci metterà molto a depositare la decisione». È stato il commento, a mezza bocca, è unanime da parte dei protagonisti dell’udienza camerale.
Dopo l’istanza di archiviazione per 4 persone inizia l’attesa sulla decisione del gip.
LA SICILIA 7.10.2023