Amalia Vingione 3 Ottobre 2023 361MAGAZINE
Nuovi dettagli emergono intorno alle indagini che stava conducendo Paolo Borsellino dopo la strage di Capaci, in cui morì Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta. A fare la rivelazione, nell’ambito dell’audizione presso la commissione Antimafia e riportata dall’agenzia Dire.it, è Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino e legale della famiglia.
Trizzino ha citato le parole di Maria Falcone che in occasione del trigesimo della morte del fratello, il 23 giugno, disse: “‘Paolo, di fronte alla mia necessità e di Alfredo Morvillo di dichiarare davanti al mondo le ragioni che avevano costretto mio fratello Giovanni ad abbandonare Palermo, disse di stare calmi perché stava scoprendo delle cose tremende, inimmaginabili’”.
Secondo la ricostruzione di Trizzino, Borsellino incontrò segretamente gli allora ufficiali del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno: “Borsellino li incontrò fuori dalla Procura perché aveva scoperto cose tremende sul contro del suo capo, il procuratore Pietro Giammanco“, ha dichiarato il legale.
Dunque, secondo Trizzino, Borsellino si era convinto dell’infedeltà del suo capo e della necessità di farlo arrestare. L’agenzia Dire.it dice ancora che Trizzino ha riferito che Borsellino “chiese al maresciallo Canale di attivarsi per quell’incontro carbonaro alla caserma Carini di Palermo” con gli ufficiali del Ros. “Borsellino e De Donno non si conoscevano, mentre con Mori c’era una conoscenza di vista”. Alla base dei sospetti di Borsellino, sembra ci fosse un dossier riguardante ‘mafia e appalti’. Trizzino poi riassume: “Di questo incontro erano quindi a conoscenza Mori, De Donno, il maresciallo Carmelo Canale e l’allora magistrato dell’epoca Roberto Scarpinato”. Quest’ultimo ha confermato la notizia dell’incontro.