Il fratello del giudice ucciso in via d’Amelio: “Mafia usata da pezzi deviati dello Stato”
“Io immagino che ci sia anche qualcuno che consiglia i miei nipoti e l’avvocato Trizzino, probabilmente tra i Ros, che invece io ho sempre condannato, perché hanno grosse responsabilità morali nonostante le assoluzioni. Ritengo che la strage di via d’Amelio sia stata un delitto di Stato, e non solo di mafia. Dicono che la mafia non può essere diretta da nessuno? Io invece dico che è stata utilizzata anche da pezzi deviati dello Stato, il cosiddetto ‘deep-State’, responsabile del ‘golpe’ avvenuto tra il 1992 e il 1993 con il cambio degli equilibri politici. Anche per questo motivo non capisco gli attacchi rivolti a magistrati come Scarpinato e Di Matteo, persone che hanno dedicato la loro vita, mettendola anche a repentaglio, a cercare di far luce sulle morti di Falcone e Borsellino… Si tratta di posizioni assolutamente sbagliate e inconcepibili”.
Sono state queste le parole di Salvatore Borsellino – fratello del giudice Paolo Borsellino ucciso in via d’Amelio il 19 luglio 1992 – in un’intervista adaffaritaliani.it in merito all’ultima audizione di Lucia Borsellino e dell’avvocato Fabio Trizzino in commissione antimafia.
Lucia Borsellino ha riferito dell’esistenza di una agenda marrone che sarebbe appartenuta al giudice: “Nella borsa di mio padre c’era non solo l’agenda rossa, ma anche un’agenda marrone che conteneva una rubrica telefonica. Un’agenda che ci è stata consegnata senza alcuna repertazione e ne siamo in possesso da 30 anni senza aver mai saputo che questa agenda non ha mai avuto alcuna attenzione sotto il profilo delle indagini”. “In questi giorni, ho chiesto a mio fratello di fornire a questa Commissione copie scansionate di quella rubrica telefonica e sarà mio padre a far comprendere chi erano le persone di cui si fidava e quelle di cui non si fidava. Per i numeri che non troverete lascio a voi ogni valutazione“, ha sottolineato Lucia Borsellino.
Salvatore – sempre su affaritaliani.it – ha dichiarato di essere a conoscenza dell’esistenza di tale agenda: si tratta di “una rubrica contenente numeri di telefono, di magistrati e familiari. Quell’agenda venne trovata nella borsa di mio fratello, e riconsegnata ai suoi figli. Ma sinceramente non comprendo come mai dopo trent’anni loro abbiano deciso di consegnare una scansione alla Commissione antimafia, e cosa pensano che si possa trovare. Anche perché immagino che di questa agenda, prima di essere riconsegnata, sia stata fatta al tempo una copia”.
Per quanto riguarda l’agenda rossa Salvatore è d’accordo con la nipote: sono certo che “la mattina del 19 luglio 1992 Paolo avesse con sé l’agenda rossa. Dal 23 maggio di quell’anno, infatti, non si era mai separato da essa, la adoperava per trascrivere tutto ciò che non veniva verbalizzato negli interrogatori ai collaboratori di giustizia, per esempio di Gaspare Mutolo, Leonardo Messina… E poi mio fratello vi annotava le proprie riflessioni. Quella sì che è un’agenda importantissima, la chiamo la “scatola nera” della strage di via d’Amelio”.