“Il telefono è controllato”: le soffiate del commesso del tribunale e l’ombra di Ginu ‘u mitra

 

Notizie anche a un boss mafioso 

L’indagato per l’accusa ha sottratto e consegnato informazioni anche ai familiari del boss della Kalsa, Luigi Abbate, detto Gino u Mitra; in particolare avrebbe fatto avere al nipote del capomafia un hard disk, con informazioni su una indagine di mafia, preso dal fascicolo che era incaricato di trasportare da un ufficio all’altro della procura.

 


La nota del procuratore di Palermo

Le indagini, delegate dalla Dda, sono state condotte dalla Squadra mobile e dalla sezione di Polizia giudiziaria della Polizia di Stato. La notizia dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare è stata diffusa dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia.
L’arrestato, si legge nella nota, “appare essere divenuto il punto di riferimento per i diversi soggetti del circuito criminale palermitano che intendono verificare l’esistenza e lo stato di indagini a loro carico”. “L’operazione odierna, comprensiva di diverse perquisizioni domiciliari resasi urgente e necessaria per la tutela di numerose e importanti investigazioni, – conclude la nota del procuratore de Lucia – fa parte di una più ampia attività, da sempre prioritaria per la Procura di Palermo, volta a salvaguardare la riservatezza delle delicatissime indagini trattate e, quindi, alla individuazione di ‘talpe’ che, ciclicamente, cercano di interferite nella corretta amministrazione della giustizia”.



Una talpa in Procura, arrestato commesso che sottraeva fascicoli e informava gli indagati


Operazione della Dda su indagini della squadra mobile. In carcere un uomo che da anni lavorava in tribunale. E’ accusato di aver illegittimamente consultato procedimenti, fotografato e diffuso diversi atti coperti dal segreto istruttorio

 

Un commesso giudiziario, proveniente dal bacino ex Pip, in servizio in Procura è accusato di aver fatto la talpa, sottraendo atti e fascicoli e comunicando agli indagati informazioni riservate sui procedimenti in corso.
L’uomo, che lavora da tanti anni al palazzo di giustizia, è stato condotto in carcere,  raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare della Direzione distrettuale antimafia.
Dovrà rispondere di favoreggiamento, continuato e aggravato, e di altri reati connessi.
Secondo le indagini, svolte dalla squadra mobile e dagli agenti della polizia giudiziaria, l’uomo avrebbe illegittimamente consultato i procedimenti, fotografato e diffuso diversi atti coperti dal segreto, sottratto interi fascicoli che venivano condotti al di fuori del palazzo di giustizia, informato delle indagini in corso, e soprattutto delle intercettazioni avviate, i diretti interessati, così arrecando un grave danno a diverse investigazioni.
C’è anche da capire chi abbia affidato un incarico tanto delicato a una figura esterna all’amministrazione della giustizia.
Il commesso, secondo la Dda, sarebbe diventato un punto di riferimento per diversi soggetti della criminalità organizzata e non solo, che intendevano verificare l’esistenza e lo stato di indagini a loro carico.
Da stabilire se l’ex Pip, imparentato con un soggetto con diversi precedenti penali, facesse questo in cambio di denaro o per altro.
L’operazione della Dda, che ha previsto anche perquisizioni domiciliari, “si è resa urgente e necessaria – si legge in una nota del procuratore Maurizio De Lucia – per la tutela di numerose e importanti investigazioni, fa parte di una più ampia attività, prioritaria per la Procura, volta a salvaguardare la riservatezza delle delicatissime indagini trattate e, quindi, alla individuazione di ‘talpe’ che, ciclicamente, cercano di interferite nella corretta amministrazione della giustizia”. PALERMO TODAY 7.11.2023

 

 

 


“Il telefono è controllato”: le soffiate dell’ex Pip e l’ombra di Ginu ‘u mitra

 

“Ci sono proroghe, continue proroghe, intercettazioni, tu hai il telefono sotto controllo”, diceva il commesso giudiziario Feliciano Leto a un indagato per corruzione. Per la Procura della Repubblica di Palermo è stata la conferma dell’infedeltà dell’ex Pip, arrestato per favoreggiamento aggravato e rivelazione di segreto d’ufficio.

Le intercettazioni

Ad essere intercettato era proprio lui. Gli agenti della squadra mobile e della sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato hanno piazzato un virus spia nel suo cellulare e lo hanno pedinato. La soffiata che riguarda una delicata indagine per corruzione alla motorizzazione di Palermo è avvenuta in un chiosco poco distante dal palazzo di giustizia.

Informazioni dalla Procura

Leto, che è stato arrestato, raccoglieva, infatti, le informazioni dai fascicoli che doveva consegnare negli uffici della Procura, li fotografava o addirittura li portava con sé all’esterno del tribunale. Ad esempio è stato pizzicato e filmato mentre si allontanava in sella ad uno scooter e incontrava una persona indagata per una rapina commessa lo scorso giugno.

I favori dell’ex Pip

In realtà sarebbero due i rapinatori “favoriti” dall’ex Pip. Uno di questi è stato riconosciuto dagli investigatori anche per il tatuaggio cha porta al braccio. È lo stesso tatuaggio immortalato nella fotografia del fascicolo che Leto ha girato via WhatsApp ad un amico. Si continua a indagare perché il commesso arrestato stamani ha avuto una sfilza di contatti sospetti. Si ipotizza addirittura che avesse rallentato la consegna degli atti che avrebbero portato all’arresto di una persona. Così poteva “farsi un’altra notte a casa”, diceva l’uomo. Si indaga pure su un giro di certificati del casellario giudiziale che l’impiegato avrebbe fatto avere, dietro compenso, ad una serie di persone.

“Ti spacco la faccia…”

San Filippo Neri, Oreto, Montpellegrino: le richieste sono arrivate da gente che abita in diversi quartieri della città. Qualcuno si era accorto dei suoi strani movimenti. Primo fra tutti il dirigente dell’archivio della Procura che lo richiamò. La reazione di Leto fu veemente: “Sto porco… moderati… ti spacco la faccia”. Aveva già il telefono sotto controllo e i poliziotti alle calcagna.

Spunta il nome di Gino ‘u mitra

C’è un ulteriore dettaglio che merita un approfondimento. Leto pochi giorni fa ha inviato un messaggio WhatsApp con una foto al parente di un boss: “Buongiorno compà vedi che tuo zio Gino ha messo l’annuncio su Subito.it, sta vendendo l’hard disk”. La foto immortalava un hard disk allegato ad un fascicolo della Procura della Repubblica. Lo “zio Gino” è stato identificato in Luigi Abbate, noto boss della Kalsa, meglio conosciuto come “Gino ‘u mitra”.


Procura Palermo, arrestato commesso giudiziario: “Dava gli atti ai criminali”

 

L’addetto al trasporto dei fascicoli era la talpa. Così era diventato il punto di riferimento della malavita in città

Scandalo nella Procura di Palermo, un addetto al trasporto dei fascicoli era la talpa per la criminalità organizzata, passava fascicoli ai malavitosi indagati. L’uomo é stato arrestato dalla polizia per favoreggiamento continuato e aggravato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. Secondo l’accusa avrebbe illegittimamente consultato i procedimenti, fotografato e diffuso atti coperti dal segreto, portato all’esterno fascicoli, informato i diretti interessati su indagini in corso e sulle intercettazioni avviate arrecando un grave danno a diverse inchieste. La notizia dell’esecuzione dell’ordinanza è stata diffusa, con una nota, dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia. Dalle indagini, delegate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo alla Squadra mobile della Questura e alla sezione di Polizia giudiziaria della Polizia di Stato, è emerso che il commesso, proveniente dal bacino degli precari regionali, “appare essere divenuto il punto di riferimento per i diversi soggetti del circuito criminale palermitano che intendono verificare l’esistenza e lo stato di indagini a loro carico. L’operazione odierna, comprensiva di diverse perquisizioni domiciliari resasi urgente e necessaria per la tutela di numerose e importanti investigazioni, – conclude la nota del procuratore de Lucia – fa parte di una più ampia attività, da sempre prioritaria per la Procura di Palermo, volta a salvaguardare la riservatezza delle delicatissime indagini trattate e, quindi, alla individuazione di “talpe” che, ciclicamente, cercano di interferite nella corretta amministrazione della giustizia

 


La talpa tradita dal virus nel telefonino, ecco chi è il precario ex Pip arrestato

 

La talpa della Procura di Palermo è un commesso precario, un ex pip trasferito dalla Regione e inviato a supporto al palazzo di giustizia. Assegnato alla procura si occupava di trasferire fascicoli da una stanza all’altra.

Chi è l’uomo arrestato

Si chiama Feliciano Leto il commesso giudiziario arrestato per favoreggiamento aggravato al termine di un’inchiesta della Dda di Palermo. L’indagato, in servizio alla Procura del capoluogo, avrebbe passato informazioni su inchieste e intercettazioni dopo aver consultato i fascicoli d’indagine. Leto proveniva dal bacino degli ex pip, ex precari del
bacino di emergenza di Palermo.

Il trojan nel telefonino per incastrarlo

La polizia è riuscita a istallare un trojan nel suo cellulare scoprendo così che il commesso avvertiva gli indagati del fatto che fossero intercettati. Leto è genero dell’imprenditore Vincenzo Passantino, titolare di una ditta di trasporti sottoposta a interdittiva antimafia e il sabato, giorno di riposo dall’impiego a Palazzo di giustizia, lavorava per l’azienda del familiare.

La notizia in una secca nota del procuratore de Lucia

La notizia dell’esecuzione dell’ordinanza è stata diffusa, con una nota, dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, estremamente stringata. Dalle indagini, delegate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo alla Squadra mobile della Questura e alla sezione di Polizia giudiziaria della Polizia di Stato, il commesso giudiziario, proveniente dal bacino degli precari regionali, “appare essere divenuto il punto di riferimento per i diversi soggetti del circuito criminale palermitano che intendono verificare l’esistenza e lo stato di indagini a loro carico”.

Indagini ancora in corso

“L’operazione odierna, comprensiva di diverse perquisizioni domiciliari resasi urgente e necessaria per la tutela di numerose e importanti investigazioni, – conclude la nota del procuratore de Lucia – fa parte di una più ampia attività, da sempre prioritaria per la Procura di Palermo, volta a salvaguardare la riservatezza delle delicatissime indagini trattate e, quindi, alla individuazione di ‘talpe’ che, ciclicamente, cercano di interferite nella corretta amministrazione della giustizia”.

 


ARCHIVIO

Doppio gioco – Le talpe dell’antimafia

Questo sensazionale docuFilm,  ricostruisce l’ indagine dei R.O.S. che, fra gli altri, portò a processo e fino alla condanna definitiva Totò Cuffaro, l’ ex presidente della Regione Sicilia. Oltre a contenere moltissime intercettazioni e filmati originali, mostra come la mafia è in grado di insinuarsi nella società civile.
Nell’indagine,  il Maresciallo della GdF nella DIA di Palermo Giuseppe “Pippo” Ciuro ha un ruolo centrale. Ciuro, si preoccupava di indagare per poi informare il boss della sanità Ajello, anche dell’ attività dello S.C.O. che, come dice al Maresciallo Giorgio Riolo (l’ altra talpa), “… perchè questi li piazzano senza dire niente a nessuno…” [microspie e telecamere – n.d.r.].  
Infine, l’ annotazione più importante: quest’ indagine ha permesso di abbattere i costi dell’ assistenza sanitaria in Sicilia “… con un risparmio per le casse regionali di molti, molti milioni di euro…” (Michele Prestipino – Sostituto Procuratore – di Palermo ed ora Procuratore aggiunto della Repubblica di Roma)

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