11 Dicembre 2023 TELEACRAS
La Procura Generale di Caltanissetta acquisisce i verbali resi da cinque poliziotti testimoni degli spostamenti dell’agenda rossa di Borsellino dopo la strage.
Nell’ambito dell’inchiesta e del processo in corso in Appello a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio, vi sono cinque testimoni che hanno raccontato ai magistrati nuovi dettagli sugli spostamenti della valigetta di pelle di Paolo Borsellino contenente la famigerata agenda rossa con gli appunti più riservati del suo lavoro. La Procura Generale di Caltanissetta acquisirà i verbali dei cinque, che sono i poliziotti, già ascoltati tra il 2006 e il 2019, Andrea Grassi (assolto al processo sul “Sistema Montante”), Armando Infantino, Giuseppe Lo Presti, Nicolò Giuseppe Manzella e Gabriella Tomasello. In particolare Armando Infantino ha dichiarato: “Sono arrivato in via D’Amelio poco dopo l’esplosione. Caos, fumo, corpi a brandelli. L’unico poliziotto superstite, Antonino Vullo, aveva ancora la pistola in mano, era in stato confusionale: diceva che i suoi colleghi erano entrati nella portineria. Ma in realtà erano tutti morti. La borsa la teneva un carabiniere, poi identificato in Giovanni Arcangioli, che la passò a un poliziotto per questione di competenze e di chi fosse arrivato per primo in via D’Amelio. E arrivammo prima noi della Volanti. Giuseppe Lo Presti mi invitò poi a sistemare la borsa nell’auto del funzionario di turno, la Siena Monza 1, un’Alfa 33 con i colori d’istituto, parcheggiata all’imbocco di via D’Amelio. Io mi avvicinai all’auto, davanti c’era l’autista, l’assistente Francesco Maggi. La consegna della borsa è avvenuta poco più avanti dell’automobile sotto la quale è stato rinvenuto il corpo della collega Emanuela Loi”. E la funzionaria di Polizia Gabriella Tomasello ha dichiarato; “Ho visto la borsa nel pomeriggio dopo la strage nella stanza del capo della Squadra Mobile, Arnaldo La Barbera”. E Andrea Grassi ha confermato: “Qualche giorno dopo la vidi anche io”. La Barbera il giorno della strage arrivò a Palermo in tarda serata. Alcune ore prima di lui i magistrati di Caltanissetta. A trasferire la borsa nella stanza di La Barbera negli uffici della Squadra Mobile sarebbe stato dunque Francesco Maggi, che però ha dichiarato: “Ho prelevato la valigetta direttamente dall’automobile in fiamme di Borsellino. Ho notato questa borsa nella Croma, nel sedile posteriore, messa sottosopra a terra. Allertai un vigile del fuoco di farmi un getto d’acqua dentro alla macchina perché la borsa stava pigliando pure fuoco. Con la borsa mi portai dal dottore Fassari (il mio superiore dell’epoca) che mi disse di andare direttamente alla Mobile e consegnarla al dottore La Barbera. Non ho mai aperto la borsa, ricordo che era pesante, e dunque piena”. L’ispettore Francesco Maggi sulla consegna della borsa alla Squadra Mobile depositerà una relazione di servizio soltanto nel dicembre del ’92, dunque cinque mesi dopo la strage. Alcune settimane addietro la Procura di Caltanissetta ha perquisito le abitazioni della moglie e della figlia di Arnaldo La Barbera, indagate per ricettazione aggravata dal favoreggiamento alla mafia. I magistrati sospettano che le due donne abbiano avuto per anni la disponibilità dell’agenda rossa di Borsellino, ricevuta da La Barbera il 19 luglio del ’92.