La criminalità transnazionale minaccia la sicurezza mondiale

 

Quest’anno a Vienna, dal 28 novembre al 1° dicembre, si è tenuta la 91esima edizione dell’Assemblea generale dell’Interpol. Si tratta di un incontro importantissimo per combattere la criminalità organizzata transnazionale. Il Segretario Generale, Jurgen Stock, ha affermato che è in atto una vera e propria crisi della sicurezza globale e che le mafie si stanno espandendo come un’epidemia.

 

Tecnologia: nuova connessione per le mafie L’arresto dei broker: meglio tardi che maiIl peso della criminalità transnazionale

Durante l’assemblea vengono prese tutte le principali decisioni: dai programmi di attività dell’organizzazione internazionale di polizia criminale fino ai metodi con i quali affrontare le attuali minacce della criminalità organizzata transnazionale. Ma siamo proprio sicuri che quattro giorni di discussioni bastino? In un mondo sopraffatto dalle guerre, in cui le mafieriescono ad avere contatti anche con organizzazioni politiche sovversive, vi è la necessità di una vera cooperazione internazionale che non abbia confini e che riesca a dare risposte concrete.

Tecnologia: nuova connessione per le mafie

La tecnologia ha svolto un ruolo cruciale nel superare le barriere geografiche e ridurre le distanze tra gruppi criminali.
L’uso di sistemi di comunicazione altamente sofisticati e virtualmente indescrivibili ha consentito a trafficanti di droga e fuggitivi di stabilire connessioni globali e scambiare informazioni in modo completamente anonimo.
In parallelo, si è osservata una crescente tendenza nell’utilizzare le tensioni tra nazioni, i conflitti internazionali e la disparità negli investimenti tecnologici delle forze dell’ordine come vantaggio strategico.
In un contesto globale frammentato e ingiusto, l’organizzazione criminale ha puntato ad ampliare la propria cooperazione su scala continentale, dimostrando una prospettiva a lungo termine e adottando una strategia condivisa.
Negli ultimi tempi, le forze di polizia europee hanno intensificato le loro operazioni proprio nel Medio Oriente. Focalizzandosi principalmente sul contrasto al traffico internazionale di droga frutto della criminalità transnazionale. Numerosi narcotrafficanti italiani sono stati arrestati in questa regione. Raffaele Imperiale, ad esempio, è stato estradato da Dubai. Bruno Carbone, un suo stretto associato, è stato individuato in Siria e consegnato agli agenti segreti dopo complesse trattative con una milizia ribelle non affiliata ad Al Qaeda. Bartolo Bruzzaniti, legato alla ‘ndrangheta, aveva invece stabilito una base operativa nella capitale libanese, Beirut.
Il Libano sembra avere un ruolo centrale in questa nuova rete di narcotrafficanti a livello globale. In diverse occasioni, le agenzie di intelligence occidentali hanno riportato l’esistenza di legami stretti tra i narcotrafficanti europei e sudamericani e la milizia di Hezbollah, che è associata al regime iraniano e ad Hamas. La giornalista Floriana Bulfon ha condiviso su “la Repubblica” un ampio articolo denominato “Narcojihad”. Al suo interno presenta affascinanti temi di analisi riguardo al traffico internazionale di droga e alla sua interconnessione con il terrorismo internazionale, nonché con gli stati che forniscono supporto a quest’ultimo.

L’arresto dei broker: meglio tardi che mai

Negli ultimi anni, l’arresto di influenti intermediari nel traffico di droga, tra cui Raffaele Imperiale, Rocco Morabito e Bartolo Bruzzaniti, è stato possibile grazie alla collaborazione tra agenzie di intelligence di diversi paesi. Le organizzazioni criminali, notoriamente sfuggenti alle frontiere nazionali, hanno da tempo esteso la propria influenza su scala internazionale. Come spesso accade in passato, le istituzioni hanno reagito con determinazione solo dopo alcuni anni di ritardo.
Un esempio è il recente arresto di Massimo Gigliotti, che latitava nella città colombiana di Barranquilla. Il fuggitivo, ora 55enne, aveva iniziato le sue attività in America Latina nel 2018, agendo come intermediario per le spedizioni di droga dal Sud America all’Europa. Si crede che fosse legato alla ‘ndrangheta, precisamente alle ‘ndrine di Guardavalle.
La sua cattura è stata annunciata proprio durante l’Assemblea dell’Interpol.
La polizia colombiana ha ricevuto molte lodi, in particolare dal Direttore William René Salamanca, che ha sottolineato l’efficace cooperazione tra le autorità italiane e colombiane.
L’individuazione di Gigliotti è avvenuta grazie all’operato dei carabinieri di Bologna nell’ambito di un’indagine diversa. Durante quest’ultima sono state ascoltate intercettazioni di altri individui sospettati di essere coinvolti nel traffico di droga. La polizia colombiana ha quindi proceduto all’arresto seguendo le istruzioni del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bologna, che ha analizzato e condiviso le informazioni fornite da Europol per rintracciare il criminale.

Il peso della criminalità transnazionale

Non è una novità che le mafie basino i loro affari sulla droga. Oggi, però, quest’ultima si fonde agli altri mercati, come quello delle armi o della contraffazione.
Tutto ciò incide sugli investimenti esteri ed europeicondizionando l’economia dei paesi e pesando sulle spalle dei cittadini per bene di tutti i paesi. I mezzi per una giusta informazione ci sono, ed è importante che organizzazioni come l’Interpol guidino la lotta alla criminalità organizzata partendo dal basso. Cittadini informati sono sinonimo di una società consapevole e una comunità cosciente vuol dire speranza verso una sovversione delle sottomissioni che la criminalità transnazionale impone.

13.12.2023 Elisabetta Rota INFORMARE ON LINE