BORSELLINO – Cronologia 2002

1 febbraio 2002 SCARANTINO al processo d’Appello, afferma: “Ho ritrattato perché mi hanno minacciato, la verità è quella che ho detto nel processo di primo grado”.

7 febbraio 2002 Appello Borsellino Ter – La SENTENZA  Vengono annullati sei ergastoli: a Benedetto Santapaola, Giuseppe Madonia, Giuseppe Farinella, Salvatore Montalto, Matteo Motisi, Antonino Giuffrè. Vengono confermati gli ergastoli a: Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele Ganci, Domenico Ganci, Francesco Madonia, Cristoforo Cannella, Filippo Graviano, Giuseppe Montalto, Salvatore Biondo (classe ’56) e Salvatore Biondo (classe ’55).Vengono condannati a trent’anni Stefano Ganci, a vent’anni Benedetto Santapaola, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffrè, Giuseppe Madonia, Salvatore Montalto e Matteo Motisi. Le altre pene sono confermate. Di fatto vengono ridotte nettamente le pene richieste dai sostituti procuratori generali Giovanna Romeo e Dolcino Favi, ovvero ben ventidue ergastoli.

7 febbraio 2002 VIA D’AMELIO – Le risultanze delle indagini tecniche.

18 marzo 2002 SENTENZA appello “BORSELLINO BIS” La sentenza viene emessa 2002 dalla Corte di Assise d’Appello di Caltanissetta. Non tenendo conto delle ritrattazioni di VINCENZO SCARANTINO, vengono inflitti tredici ergastoli. Oltre ai sette ergastoli del primo grado vengono condannati al carcere a vita anche Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso e Gaetano Murana. Le altre condanne vengono confermate.
Speciale Sentenze “Borsellino-bis” –  

22 novembre 2002 SCARANTINO viene condannato a otto anni di reclusione dal Gip di Roma Renato Croce per calunnia nei confronti dei pm palermitani ANNAMARIA PALMA e CARMELO PETRALIA oltre che del defunto ARNALDO LA BARBERA.

6 dicembre 2022  Muore a Firenze, all’età di 82 anni ANTONINO CAPONNETTO. Era un uomo solo all’apparenza fragile, divenuto un simbolo della lotta a Cosa nostra e per la legalità dopo la morte degli amici fraterni Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: per loro fu una sorta di padre spirituale, guidandoli nel famoso pool antimafia di Palermo dove arrivò per prendere il posto di Rocco Chinnici. Era il 1983, Antonino Caponnetto aveva 63 anni ed era sostituto procuratore generale presso la corte d’appello di Firenze. La morte di Chinnici, ucciso con la scorta dalla mafia il 29 luglio di quell’anno, spinse Caponnetto a fare domanda al Csm per sostituirlo nella carica di consigliere istruttore a Palermo.

 

 

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