23 dicembre 1968 – Agnese Piraino e Paolo Borsellino sposi

 
23 dicembre 1968. Chiesa Santissima Trinità della Magione, si uniscono in matrimonio AgnesePiraino e PaoloBorsellino.
 
“Mi rendevo perfettamente conto che il matrimonio con quell’uomo mi avrebbe portato a fare delle scelte, e soprattutto delle rinunce. Ma era come se avessi fatto un investimento, ecco, dicevo proprio così. Sto facendo un investimento. Come se avessi comprato una casa o un terreno. Pensando a quell’espressione, sorrido ancora. Ma rende davvero il mio stato d’animo: avevo ormai deciso di puntare su quel giovanotto, sapevo che mi avrebbe portato lontano. Così è stato. E tanti anni dopo, il mio abito da sposa, sistemato ad arte, l’ha indossato Fiammetta per il suo matrimonio. Io mi sono invece divertita a creare l’abito di Valentina, la moglie di Manfredi.” AGNESE BORSELLINO
 
 
 
 

“Pochi giorni dopo la passeggiata al Foro Italico decidemmo di sposarci.
 E pure in fretta. Quella scelta scatenò però un terremoto. Tutti ci presero per matti. Forse ci fu cosa? . Ovvero, forse Agnese aspetta un bambino e quello è un matrimonio riparatore? Naturalmente, allo scoccare dei nove mesi, tutti dovettero ricredersi. E in paese dissero: Allora, vero colpo di fulmine fu. Amore mio, ogni giorno scendeva da casa alle 4 del mattino, si faceva un bel po’ di strada a piedi e andava fino alla stazione Lolli per prendere il treno diretto a Mazara del Vallo.
Alle 8 era già nella sua aula di pretore.
Qualche volta, mentre era sul treno di ritorno verso Palermo, telefonavano a casa perché c’era stata un’emergenza a Mazara. Era la prima cosa che gli dicevo al suo rientro, dopo averlo abbracciato.
Lui non batteva ciglio, non si lamentava.
Beveva un bicchiere d’acqua senza neanche togliersi la giacca. Mi dava un bacio e mi sussurrava rammaricato: «Ci vediamo domani». E tornava alla stazione Lolli, di corsa, per prendere l’ultimo treno del pomeriggio
.”
 
 
 
 

L’eredità di Agnese e l’ultima lettera a Paolo

Agnese ci ha lasciato il 5 maggio 2013 a seguito di una lunga malattia. Prima di morire, però, ha confezionato un prezioso regalo: il libro intitolato Ti racconterò tutte le storie che potrò.
Una biografia emozionante e intensa scritta con il giornalista Salvo Palazzolo.
Un’altra eredità, lasciata da Agnese, è la lettera scritta e dedicata al suo Paolo in occasione del ventennale della sua scomparsa, per ringraziarlo per tutto quello che è stato: un padre modello, un marito premuroso, un fedele servitore dello Stato, un cittadino modello e un uomo saggio e puro.

 

“Caro Paolo, da venti lunghi anni hai lasciato questa terra per raggiungere il Regno dei cieli, un periodo in cui ho versato lacrime amare; mentre la bocca sorrideva, il cuore piangeva, senza capire, stupita, smarrita, cercando di sapere. Mi conforta oggi possedere tre preziosi gioielli: Lucia, Manfredi, Fiammetta; simboli di saggezza, purezza, amore, posseggono quell’amore che tu hai saputo spargere attorno a te, caro Paolo, diventando immortale. Hai lasciato una bella eredità, oggi raccolta dai ragazzi di tutta Italia; ho idealmente adottato tanti altri figli, uniti nel tuo ricordo dal nord al sud – non siamo soli.
Desidero ricordare: sei stato un padre ed un marito meraviglioso, sei stato un fedele, sì un fedelissimo servitore dello Stato, un modello esemplare di cittadino italiano, resti per noi un grande uomo perché dinnanzi alla morte annunciata hai donato senza proteggerti ed essere protetto il bene più grande, “la vita”, sicuro di redimere con la tua morte chi aveva perduto la dignità di uomo e di scuotere le coscienze.
Quanta gente hai convertito!!! Non dimentico: hai chiesto la comunione presso il palazzo di giustizia la vigilia del viaggio verso l’eternità, viaggio intrapreso con celestiale serenità, portando con te gli occhi intrisi di limpidezza, uno sguardo col sorriso da fanciullo che noi non dimenticheremo mai.
In questo ventesimo anniversario ti prego di proteggere ed aiutare tutti i giovani sui quali hai sempre riversato tutte le tue speranze e meritevoli di trovare una degna collocazione nel mondo del lavoro.
Dicevi: ‘Siete il nostro futuro, dovete utilizzare i talenti che possedete, non arrendetevi di fronte alle difficoltà’. Sento ancora la tua voce con queste espressioni che trasmettono coraggio, gioia di vivere, ottimismo. Hai posseduto la volontà di dare sempre il meglio di te stesso. Con questi ricordi tutti ti diciamo ‘grazie Paolo’.”


 

IL FIGLIO DI AGNESE BORSELLINO  “LEI E PAPÀ CHE COPPIA”  Manfredi è stato raggiunto dalla notizia della morte della madre a Bologna dove si era recato per un problema personale. “Senza la mamma, mio padre non sarebbe stato l’uomo che è stato”  Le aveva detto: “Mamma voglio stare con te”, ma lei aveva deciso che doveva partire e non perdere più tempo. Agnese Borsellino aveva espresso un desiderio e il suo unico figlio maschio lo ha esaudito anche se controvoglia: “Stai tranquillo, ti aspetto”, gli aveva detto. E così tre giorni fa Manfredi ha preso l’aereo per risolvere un problema personale fuori città. Sarebbe tornato oggi pomeriggio, ma non ce l’ha fatta a dare l’ultimo saluto alla mamma.
“Papà grande giudice grazie alla mamma”  Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto, una coppia che ha vissuto insieme la lotta alla mafia. Il ricordo del figlio Manfredi: “Senza di lei…”.  
Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto hanno formato per anni una coppia bellissima che, insieme, ha condiviso anche la lotta alla mafia.
Dopo la morte del marito, ucciso dalla mafia nella strage di via D’Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta il 19 luglio 1992, Agnese Piraino Leto ha portato avanti, seppur in modo diverso, la lotta alla mafia cominciata dal marito. Una donna forte, dolce e sempre presente nella vita del magistrato che, per tutta la sua vita sia privata che professionale.
Dalla loro unione sono nati tre figli: Lucia, Manfredi e Fiammetta che, in modo diverso, portano avanti quelli che sono stati gli insegnamenti dei genitori. Molto riservata, la signora Borsellino ha dedicato la sua vita alla famiglia accompagnando, però, il marito nelle cerimonie ufficiali e incoraggiandolo nelle sue scelte, anche quando sapeva che avrebbero potuto metterlo in pericolo.
Il giorno della morte avrebbe voluto accompagnare il marito che, tuttavia, decide di lasciarla a casa come era solita raccontare lei stessa: “Quando gli ho detto: ‘Vengo con te’. E lui ‘No, io ho fretta’. Io: ‘Non devo chiudere nemmeno la casa, chiudo il cancello e vengo con te’. Lui continuava a darmi le spalle e a camminare verso l’uscita del viale, allora ho detto: ‘Con questa borsa che porti sempre con te sembri Giovanni Falcone’”. 

 

 
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