Processo “Capaci bis”, confronto Spatuzza-Tutino sull’esplosivo

 

08 Gennaio 2016 la Repubblica

Faccia a faccia nell’aula bunker del carcere di Firenze, fra Vittorio Tutino, imputato nell’ambito del secondo processo per la strage di Capaci e il collaboratore di giustizia, Gaspare Spatuzza, che con le sue rivelazioni ha permesso di aprire un nuovo filone d’inchiesta le stragi del ’92. Un confronto a tratti teso fra i due, a tratti segnato dai loro vecchi ricordi e da qualche sorriso. Entrambi hanno dichiarato che la loro è un’amicizia che risale alla metà degli anni ’80, un’amicizia diventata particolarmente forte negli anni successivi. Tutino ha confermato di aver curato la latitanza di Filippo Graviano, ma ha negato – contrariamente a quanto affermato da Spatuzza – di aver fatto da staffetta, insieme a Fifetto Cannella, per il trasporto dell’esplosivo che poi sarebbe servito per la strage di Capaci. Tutino ha detto che in quel periodo era in viaggio di nozze, mentre Spatuzza ha sostenuto che l’assenza di Tutino da Palermo durò solo pochi giorni. Al rientro di Tutino dal viaggio di nozze, i tre avrebbero provveduto al trasporto dell’esplosivo.

“Non sapevamo nulla sulla strage di Capaci mentre per via d’Amelio sapevamo soltanto che non bisognava passare da quella zona”, hanno poi affermato i due senza contraddirsi. Tutino in relazione all’attentato in cui morì il giudice Giovanni Falcone, si è limitato a dire che “per fortuna – con tutto rispetto per le vittime – la strage non ha avuto dimensioni ben più gravi, come poteva essere se fosse stata messa in atto in un orario di punta, quando l’autostrada è particolarmente transitata”.

Al termine del faccia a faccia, Tutino, nel ribadire il suo rispetto per la scelta di Spatuzza di collaborare con la giustizia, ha manifestato il desiderio di stringere la mano al pentito, ma la Corte non lo ha permesso. Il processo riprenderà domani, sempre dall’aula bunker del carcere di Firenze, per un confronto fra Salvatore Madonia, anche lui imputato nel “Capaci bis” e i collaboratori Giovanni Brusca e Antonino Giuffrè.