– “Pianosa era sicuramente un carcere duro ma il falso pentito Vincenzo Scarantino non lamentò nulla di specifico o che fosse rimasto impresso nella mia memoria. I suoi discorsi non erano lineari ma non mi diceva nulla di particolare. Non ho mai ritenuto allarmante quello che diceva, nel senso che a quest’ora se avesse detto qualcosa di importante sarebbe rimasto inciso nella mia memoria”. Lo ha detto Giovanni Guerrera, poliziotto, rispondendo come teste alle domande del Pm Gabriele Paci, nel corso dell’udienza nell’ambito del processo sul depistaggio della Strage di via D’Amelio. “L’unica cosa che dicevo a Scarantino – ha aggiunto – era, siccome era confusionario nelle sue dichiarazioni, ‘prendi un block notes e te le appunti così trovi una sequenza logica in quello che dici’. Gli suggerivo di fare una scaletta delle cose che gli erano successe”. Guerrera, come lui stesso ha sottolineato, a Pianosa era stato individuato come ufficiale di collegamento a garanzia della sicurezza di Scarantino. “Sono certo che non mi abbia mai detto che non c’entrava nulla con le stragi. Io ho conosciuto Scarantino nei primi tempi della collaborazione quindi in quel momento i suoi problemi riguardavano più la moglie e i figli che altro”, ha concluso Guerrera rispondendo alle domande degli avvocati Giuseppe Seminara e Giuseppe Panepinto. ANSA