MAFIA E APPALTI – Borsellino, Di Matteo,Gardini, Gruppo Ferruzzi, Sino, Brusca


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BORSELLINO era intenzionato a raccogliere il testimone proprio su questo versante. Allora, ne viene una considerazione importante, che è stata alla base delle attività di indagine del presente procedimento. Se il programma investigativo di FALCONE e di BORSELLINO era indirizzato all’esplorazione del tema dei rapporti tra mafia e appalti, non solo come terreno di individuazione della mafia operativa, ma soprattutto come punto di convergenza fra interessi mafiosi e “Terzo Livello”, la scansione degli eventi, che si muovono tra il trasferimento di Giovanni FALCONE a Roma, l’utilizzazione processualmente riduttiva del rapporto del ROS, da parte della Procura diretta dal dottor GIAMMANCO, la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, sembra propendere verso la sussistenza di un forte interesse, sia all’interno che all’esterno di “cosa nostra”, volto ad ostacolare l’attuazione di questo programma investigativo e quindi a legittimare un movente di tipo stragista.

L’importanza del filone di indagini di mafia-appalti, ai fini della ricostruzione del movente delle stragi è, d’altronde, posta in rilievo nelle dichiarazioni del collaboratore Giovanni BRUSCA, riportate nella sentenza resa nel proc. pen. n. 27/99 della Corte di Assise di Caltanissetta44. E’ opportuno riportare integralmente il brano della motivazione della sentenza cennata45, che dà conto sia del fatto che le indagini sugli appalti, avviate da Giovanni FALCONE e che successivamente dovevano essere proseguite da BORSELLINO, in sostanza, puntavano a svelare gli scenari e i soggetti del c.d. “Terzo Livello”, anche attraverso un progetto di infiltrazione mediante la società “REALE Costruzioni” e i contatti fra i Carabinieri del ROS e Vito CIANCIMINO, sia del fatto che tale movente lega, in buona sostanza, le due stragi del 1992.

””Il BRUSCA, confermando le circostanze indicate dal SIINO e di cui si è già detto nella Parte prima con riferimento alla presentazione di quest’ultimo collaborante, ha dichiarato quanto segue:
“ Salvatore Riina sponsorizzava l’impresa Reale, “Fai finta che e’ la mia”, era l’anello di congiunzione che doveva andare a fare …con i politici.
Cioe’, dovevamo… scalzare il Filippo Salamone, imprenditore di Agrigento, che era in quel momento il politico piu’… cioe’, l’imprenditore piu’ attaccato ai politici, che gestiva tutta la Sicilia, quindi si doveva andare a scalzare questo… questo… questo gruppo imprenditoriale per farci entrare l’impresa Reale, che era un’impresa morta, che tutto in una volta spunta. E io inizialmente non capivo perche’ Salvatore Riina, perche’ Salvatore Riina non (c’e’ andato)… non gli e’ interessato mai l’appalto, non si e’ interessato mai di appalti, ma la sponsorizzava come se fosse sua. Pero’ poi, da ragionamenti miei con Pino Lipari, questa doveva funzionare da collettore con i politici e siamo nel ’91 – fine ’91, a questo periodo.
L’impresa Reale e’ rappresentata da Benni D’Agostino, Reale e… (da) Agostino Catalano. Vedete chi e’ Agostino Catalano e tirate le somme, pero’ queste sono mie…
P.M. dott. DI MATTEO: – Intanto ci riferisca bene il fatto, signor Brusca.
BRUSCA GIOVANNI: – E allora…
P.M. dott. DI MATTEO: – Cos’e’ quest’impresa Reale, quando nasce, in che cosa si manifesta l’interessamento di Riina e chi c’e’ dietro questa impresa?
BRUSCA GIOVANNI: – E allora, noi decidiamo il famoso tavolo rotondo dove si devono spartire i lavori della Sicilia.

In quell’occasione si deve scalzare l'”Impresem” e ci deve andare persona pulita.
A un dato punto noi decidiamo che dovevamo fare una tangente alla tangente per i politici, il famoso 080.
Questo ne parliamo in commissione, pero’ senza spiegare qual era il motivo di portare l’impresa avanti, per potere elargire alla cassa generale e per la prima volta si era fatta la cassa generale di “Cosa Nostra”, pero’ questo progetto non e’ andato avanti.
Salvatore Riina mi dice: “Fai finta che questa impresa e’ mia” e questa impresa, che era un’impresa fallita, tutta in una volta spunta di botto e comincia a lavorare. Cioe’, comincia a lavorare, comincia a fare associazione, comincia… tranquillamente senza nessun tipo di problema.
Cioe’, doveva servire l’impresa da collettore con i politici. Stop.
Poi ci sono stati problemi con Angelo… problemi relativo, Angelo Siino, che Angelo Siino fino a quel momento era l’anello di congiunzione fra imprenditori come Salamone e cose varie, lo abbiamo scalzato, con il mio consenso, perche’ Angelo Siino… e’ nominato “il ministro” ma non e’ nessuno perche’ prendeva solo ordini da me, come ha… mi ha confermato al confronto, lui non faceva altro quello che gli dicevo io, a un dato punto, quando Angelo Siino viene scalzato da questi rapporti, lui si sente tirato e viene a sfogare da me. Io, siccome non gli ho mai parlato di “Cosa Nostra”, non gli ho parlato quali erano i nostri progetti a posteriori… cioe’ posteriori, gli dico: “Angelo, fatti i fatti tuoi, vai avanti”, perche’ lui si era un po’ adirato, si era un po’ sentito scalzare perche’ lui si doveva interessare di lavori (sino a cinq)… sino a 5 miliardi, di piu’ non si doveva interessare, perche’ si doveva interessare poi l’ingegnere Bini che rappre… rappresentava il Buscemi, da parte di… di Pino Lipari, che significa Salvatore Riina, c’era Benni D’Agostino, e Angelo Siino scalpitava perche’ non era in mezzo a tutte queste… queste decisioni. E siccome io, conoscendo Angelo Siino che era un po’ vanitoso, un po’, cosi’… esuberante e rischiando di fare brutta figura, io d’accordo di eliminarlo, cioe’ da questo… da questa spartizione, ci dico: “Quando – e gli dicevo – quando tu hai bisogno non ti preoccupare che ci… ti aiuto io”. Lui si interessava di questi lavoretti cosi’, piccoli, marginali, faceva da colluttore… cioe’, da collettore tra “Cosa Nostra” e imprenditori, cioe’ per la tangente, non per la… quelli politici, ma per la tangente, cioe’ per la messa a posto. Pero’, a un certo livello, Angelo Siino veniva scalzato. Gli avevo fatto prendere una soddisfazione quando gesti’ i primi quattro lavori della “Sirap” e poi gli altri li doveva mettere a disposizione del tavolino, che poi… che era, la “Sirap” era una cosa che avevo in… no inventato, cioe’ che ero venuto a conoscenza e lo… la portai avanti io. Dopodiche’ Angelo Siino si doveva mettere di lato, si doveva interessare solo di un certo tipo di lavoro. Quando Angelo Siino viene arrestato, io… prima di fare questo, cioe’ sempre avendo in mente ad Angelo Siino, se io davo ascolto ad Angelo Siino, io dovevo fare una guerra al giorno. Lui aveva contrasti con Nino Buscemi, aveva contrasti con tutti e allora io cercavo di… di ridimensionarlo sempre come meglio potevo. Quando poi… poi fu lui fu arrestato e siccome per motivi di appalti e problemi c’erano sempre discussioni, ho preferito cominciare a non interessarmi piu’, non volevo piu’ sapere degli appalti e cominciai a mollare… a mollare tutto. Poi e’ successo che nel frattempo arriva la sentenza della Cassazione, nel frattempo ci sono stati gli eventi: l’omicidio Lima, tutto quello che e’ successo, di questo fatto io non ne so piu’ niente, cioe’ non seguo piu’ questo passo perche’ non mi interessa piu’, non ne voglio sapere piu’ niente. Tanto e’ vero che io mi comincio a scaricare di tutto, perche’ dopo l’arresto di Angelo Siino la tangente dell'”Impresem” la continuo a prendere io tramite Carmelo Milioto; poi Carmelo Milioto lo faccio spostare pure, che era un amico mio e di Angelo Siino e lo faccio mettere a contatto con Antonino Di Caro direttamente e quindi mi comincio ad alleggerire di questa posizione. E che poi, nel ’92, quando succede l’omicidio del dottor… la strage del dottore Falcone prima, perche’ quelli che avevano interessi (?), a quella di Borsellino poi, per me il quadro ce l’ho chiaro. Cioe’, l’impresa Reale a mio avviso era l’impresa infiltrata, fra virgolette, che doveva funzionare… cioe’, dovevano andare a prendere il posto di Siino, per quello che dice il capitano De Donno in quest’aula. Per me il quadro e’ questo, poi fate voi, io non… queste sono mie solo deduzioni, per carita’ di Dio.P.M. dott. DI MATTEO: – Senta, signor Brusca, su questo argomento io vorrei fare un poco d’ordine con alcune domande. La prego di seguire le mie domande intanto, perche’ altrimenti rischiamo di non capire bene alcune cose.

BRUSCA GIOVANNI: – No, per carita’.
P.M. dott. DI MATTEO: – Allora, innanzitutto, seppure sinteticamente, lei ci dovrebbe dire, per quella che e’ la sua conoscenza, intanto ancor prima dell’arresto di Angelo Siino, in che modo, se si interessava, “Cosa Nostra” si interessava della gestione degli appalti e di quali appalti in Sicilia. Perche’ altrimenti noi rischiamo di dare per scontate molte cose che in realta’ in (quest’aula non)… BRUSCA GIOVANNI: – No, io sono andato in modo… (sono andato) molto sintetico, pero’ possiamo approfondirle come vogliamo.
Allora, Angelo Siino nasce prima con l’amministrazione…
P.M. dott. DI MATTEO: – Sa perche’ le faccio queste domande? Perche’ mi e’ sembrato di capire, mi corregga se sbaglio, che lei in qualche modo… siccome stavamo parlando della strage di via d’Amelio, che e’ oggetto di questo processo, lei ritiene che in qualche modo ci sia un collegamento con queste vicende legate agli appalti?
BRUSCA GIOVANNI: – Per me si’.
P.M. dott. DI MATTEO: – E allora e’ necessario approfondire, perche’ dobbiamo capire fino a che punto…
BRUSCA GIOVANNI: – E allora, l’impresa… cioe’, Angelo Siino nasce con i lavori dell’Amministrazione provinciale. I lavori dell’Amministrazione provinciale sono di 2, 3, 4 miliardi, 5 miliardi. Di lavori grossi ce ne sono uno – due, che sarebbe la San Mauro Castelverde e poi… un altro, non mi ricordo. C’era la San Cipirello, Corleone Partinico che poi si e’ arenata, questa strada non si e’ fatta piu’, pero’ nel frattempo i lavori di Angelo Siino cioe’… cresceva, il ruolo di Angelo Siino cresceva in “Cosa Nostra”. Pero’ cresceva sempre nell’ambito di lavori di 2, 3, 4, 5 miliardi. Cresceva nella provincia palermitana, cresceva nel trapanese, nel nisseno, perche’ tanti altri uomini d’onore avevano… erano venuti a conoscenza della… della persona di Angelo Siino che riusciva a fare aggiudicare queste imprese, cioe’ questi lavori a chi chiedeva la cortesia, quindi Angelo Siino si metteva in moto. Ad un dato punto c’e’ l’esigenza di fare pagare il pizzo, che questi non pagavano, all'”Impresem”, che era il gruppo imprenditoriale piu’ forte in Sicilia.
Per capire, i Rendo di una volta, i Costanzo di una volta, cioe’ quelli che prendevano… si spartivano tutto quello che spuntava in Sicilia, cioe’ i lavori di 30, 40, 50, 60, 70 miliardi, 80 miliardi, 100 miliardi e senza bisogno di andare a fare troppi discorsi o troppa… caciara, perche’ per un lavoro di 3 miliardi – 2 miliardi si dovevano girare 50 imprese, 100 imprese, 80 imprese, “Ritirati, ritirati, ritirati”, “Fammi la busta di appoggio”. Non so se sono stato chiaro. Invece a quei livelli bastavano 7, 8, 9, 10 imprese, 15 imprese di un certo livello, si mettevano d’accordo fra di loro, i contatti con i politici e… o perche’ venivano finanziati o perche’ gia’ erano finanziati ed era un potere non indifferente. E c’erano i poteri a livello regionale e nazionale, perche’ da qui si facevano i collegamenti con il potere regionale che nazionale.
P.M. dott. DI MATTEO: – Quindi, mi faccia capire, in questa fase “Cosa Nostra” interveniva anche per cercare di orientare la politica per gli appalti, per la indizione degli appalti?
BRUSCA GIOVANNI: – Stavo arrivando a questo.
P.M. dott. DI MATTEO: – E poi per l’aggiudicazione degli appalti?
BRUSCA GIOVANNI: – Perfetto. Allora, io, come lavori grossi, sono io che vengo a conoscenza del… dell’ente “Sirap” e che tramite l’onorevole Lima riesco a fare finanziare e… li porto a bordo, a che prima non ci credeva nessuno, a che tutti… tutti ci vengono l’acquolina in bocca, perche’ i lavori “Sirap” non sono lavori da 2, 3, 4 miliardi, ma bensi’ sono lavori da 30, 40, 50 e con la prospettiva di un grosso… un grosso business nel futuro. Ma inizialmente sono quattro i lavori, poi ne vengono finanziati altri due, poi altri due, era una cosa a lungo andare. A un dato punto, quando questi lavori cominciano a spuntare, spunta l’interesse sia di “Cosa Nostra”, alcuni uomini, ma spunta anche l’interesse di Nicolo… cioe’ di Nicolosi, l’interesse di Salamone, che prima, quando ha visto finanziati questi lavori, ha cercato di ostacolarmi, cioe’ di ostacolarci, tramite l’onorevole Nicolosi, tant’e’ vero che io lo mandai a minacciare, una volta sola, no due volte per come qualcuno racconta, una sola volta.
Quando io lo mandai a minacciare, dicendo che fino ad ora noi non l’abbiamo mai disturbato e questo e’ stato Giovanni Brusca, non e’ stato nessuno, lo mandai a minacciare dicendogli che fino ad ora nessuno lo aveva disturbato, che gentilmente mi lasci stare, che io non voglio essere disturbato. Con chi ci strumentalizzava? Ci strumentalizzava con i suoi uomini all’interno della Regione, uno che si chiama Pignatone, uno dei funzionari ed altri, per… ci contrastava l’iter burocratico.
Da quella minaccia in poi tutto si e’ risolto in maniera molto brillante, tutto ando’ a liscio… tutto ando’ liscio. Quando tutto ando’ liscio, l'”Impresem”… Filippo Salamone tramite Angelo Siino gli dice: “Guardi – dice – io non voglio i lavori ma li voglio gestire”, nel senso… anche per problemi di immagine, nel senso che diventava merce di scambio con altre imprese del Nord per i passaggi, per… cioe’, diventa un fatto importante, non indifferente. Allora io gli mando a dire: “Si’, io ti do questo, ma tu cosa mi dai?”, cioe’ io voglio entrare all’ASI, io voglio entrare all’Assemblea regionale, io voglio entrare a tu… in questi… in questi enti dove non c’ero mai potuto entrare.Di questo fatto ne informo sempre a Salvatore Riina e di questi fatti ne e’ a conoscenza anche Pino Lipari. Pino Lipari ne parlava con Salvatore Riina, a Pino Lipari aveva anche i sui… aveva anche lui gli imprenditori di un certo livello e che non riusciva a entrare nella… nella gestione. Con questo sistema siamo riusciti ad entrare nella gestione. Parlando con Pino Lipari abbiamo detto… con Pino Lipari e con Salvatore Riina, sempre in separata sede, di fare la famosa 080, di fare una tangente alla tangente politica… su tutti i lavori a questi livelli, no ai livelli dei 3, 4 miliardi, 5 miliardi.

Che so, li… dovevano pagare i politici, gli dovevano dare il 4%, gli dovevamo togliere lo 080… dovevano dare il 3% meno lo 080. Questo fatto… questo fatto fu portato avanti. Nel frattempo Angelo Siino era molto discusso, Angelo Siino era additato come mafioso, Angelo Siino era la persona… negativa e d’altronde non era… non era neanche tanto una bugia, era vero che Angelo Siino era additato, era controllato, era gia’ tramite… tramite i giornali veniva segnalato. Mi ricordo in una rivista che segnalavano li… lui e Farinella; c’e’ stato l’onorevole Violante che e’ venuto a San Giuseppe Jato e… non diceva Angelo Siino ma diceva benissimo: “I lavori vengono spartiti da questo paese” e si va a vedere la registrazione quando e’ venuto a San Giuseppe Jato. Quindi, da qui io dico Angelo Siino e’ sotto… sotto controllo. Ma sia per questo e per carattere suo e per problemi tra me e lui, senza che lui se ne accorgesse, io cercavo di scalzarlo, sia perche’ mi creava contrasti sempre con uomini d’onore, mi creava problemi con altri… con altri personaggi, d’accordo con Pino Lipari e con Salvatore Riina cerchiamo di (scansare) Angelo Siino e gli diciamo di non di uscire completamente ma di dargli quelle… sempre (al)l’Amministrazione provinciale e lavori di un certo tipo, tutto il resto li doveva lasciare a… all’ingegnere Bini, l’ingegnere Bini che sarebbe il… il Buscemi, Antonino Buscemi…
P.M. dott. DI MATTEO: – Scusi, se puo’ spiegare bene questo rapporto tra l’ingegnere Bini e Antonino Buscemi e ancor prima vorrei capire se questo Antonino Buscemi ha a che fare con quel Salvatore Buscemi…
BRUSCA GIOVANNI: – Fratello.
P.M. dott. DI MATTEO: – …capomandamento di cui ha parlato stamattina.
BRUSCA GIOVANNI: – Fratello. Fratello di Salvatore… fratello di Salvatore Buscemi. L’ingegnere Bini era il responsabile della “Calcestruzzi S.p.a.” gruppo Ferruzzi, Giovanni Bini, che doveva andare a prendere il posto di Angelo Siino che fino a quel momento aveva creato, che io avevo creato dietro le quinte. Angelo Siino viene messo di lato e lo prende Bini. Tant’e’ vero che io gli dico Angelo Siino doveva presentare a Filippo Salamone a Bini, (sono io). Angelo Siino se ne va in… in tilt, dico: “Statti calmo, stai tranquillo”. Tanto e’ vero che poi mi fa ascoltare a Giovanni Micciche’ che questo fatto lui non… cioe’, Filippo Salamone non lo avevano accettato e mi porta Giovanni Micciche’ nell’impresa della “Siciliana Molinari”. Io lo ascolto pero’ non gli do ne’ conto e ne’ ragione, perche’ io sapevo come andavano i fatti, non e’ che avevo bisogno di Angelo Siino, che non sapeva come andavano i fatti.
E poi spunta l’impresa Reale che mi sponsorizza… mi sponsorizza Salvatore Riina, nel senso: “Fai finta che e’ mia”, che assieme a Bini doveva andare a gestire quei lavori di un certo livello, cioe’ sarebbe Benni D’Agostino doveva diventare il titolare dell’impresa Reale, scalzare l'”Impresem” e doveva entrare l’impresa Reale. Non so se sono stato chiaro. E ci doveva fare da collettore con il mondo politico regionale e nazionale, oltre i lavori che ci dovevano servire a chi servivano.
P.M. dott. DI MATTEO: – Quando Riina le dice di questa impresa Reale?
BRUSCA GIOVANNI: – Eh… dunque, fine ’90, inizio ’91, meta’ ’91.
P.M. dott. DI MATTEO: – Prima o dopo l’arresto di Angelo Siino?
BRUSCA GIOVANNI: – Prima, tanto e’ vero che Angelo Siino con l’impresa Reale fanno pure un’associazione per il lavoro di Piana… di Piana degli Albanesi, un lavoro di… del… dell’ARS, l’ARS o e… non mi ricordo, comunque un lavoro che si aggiudica… sono quattro lavori di un certo livello e uno di questi era la conduttura d’acqua Piana degli Albanesi, nel mio territorio, cioe’ (Piana), mandamento di San Giuseppe Jato e c’e’ l’impresa Reale associata con Angelo Siino. Questo lavoro poi doveva andare… doveva… inizialmente era 7 miliardi, ma doveva crescere nel tempo. E siamo andati a vedere questi quattro lavori che mi sembra la l’ASI e… comunque, un ente… un ente… sono quattro lavori, si parla di… comunque, una cosa del genere. Si va a vedere qual e’ il lavoro appaltato… sono questi quattro lavori, si aggiudicano e si avanti.
Pero’, guarda caso, che Siino viene indagato, l’impresa Reale non viene indagata, l’impresa Reale viene indagata e arrestata perche’ ne parlo io, poi ne parlano gli altri e la Procura di Palermo fa il mandato di cattura e viene arrestata… il Benni D’Agostino e tutto il resto, ma solo per mafia e appalti.
P.M. dott. DI MATTEO: – E questo quando pero’?
BRUSCA GIOVANNI: – E… ’97, quando io comincio a collaborare.
P.M. dott. DI MATTEO: – Ma la… questa impresa Reale, se ce lo puo’ fare capire attraverso fatti in termini piu’ espliciti, in realta’ chi era, da chi era materialmente gestita? Al di la’ delle figure, diciamo, di facciata.
BRUSCA GIOVANNI: – Io… dottor Di Matteo, lei mi deve scusare, prima di andare oltre, io gli posso pure dire, pero’ voglio che prima lei faccia degli accertamenti e poi vede. Mi deve… non mi deve mettere in difficolta’ per tanti motivi.
P.M. dott. DI MATTEO: – Quindi, in questa sede, a questa domanda, per questa domanda si avvale della facolta’ di non rispondere?
BRUSCA GIOVANNI: – Non mi avvalgo della fac… aspetti, no perche’ non voglio rispondere, perche’ diventa cosi’ delicata che prima io di fare un’affermazione sarebbe giusto che fate delle indagini e poi vedete, se poi io vengo qua e… e ve la… ve la confermo. Io vi dico chi sono gli… le persone che rappresentano la Reale: Benni D’Agostino, la Reale e quello… la persona piu’ importante e’ Agostino Catalano.
P.M. dott. DI MATTEO: – Lei ha parlato poc’anzi, in riferimento a Buscemi Antonino…
BRUSCA GIOVANNI: – Si’.
P.M. dott. DI MATTEO: – … ha fatto anche un riferimento al gruppo Ferruzzi – Gardini.
BRUSCA GIOVANNI: – Si’.
P.M. dott. DI MATTEO: – Volevo capire qual e’ il collegamento tra Buscemi e questo gruppo Ferruzzi -Gardini o eventualmente, piu’ in generale, tra “Cosa Nostra” e questo gruppo.
BRUSCA GIOVANNI: – No, il gruppo in se’ per se’, per quelle che sono le mie conoscenze, e’ poco, ma e’ l’immagine, l’immagine pulita, e’ l’immagine che puo’ andare a trattare con ambienti politici non indifferente, ma no perche’ ha interessi “Cosa Nostra” nell’appalto. L’appalto poi se lo prende chi ha tipo le esigenze particolari, tipo l’avevo io, tipo Bernardo Provenzano, pero’ il vero punto cruciale e’ il contatto con il… la politica, cioe’ il mondo politico. Cioe’, e’ rappresentato da Bini, e rappresentava il gruppo Gardini, cioe’ il gruppo Ferruzzi. Cioe’, non e’ che era Angelo Siino il dita… cioe’, additato mafioso. Non so se sono stato chiaro, se… E’ tutta un’altra cosa diversa. Benni D’Agostino fino a quel momento non e’ che era additato il mafioso, era una persona pulita del… della Palermo bene, cioe’ dell’imprenditore bene. Quindi, sta… si stava creando l’anello di congiunzione con le persone pulite. E con Bini ci parlava Antonino Buscemi, ci parlava… e ci parlavamo noi, non e’ che c’ho parlato io mai de… anche se l’ho visto una volta, pero’ se c’era un bisogno, (dico): “Dobbiamo fare questo, abbiamo bisogno di questo, abbiamo bisogno di quest’altro”, il Bini era in condizioni di potere rappresentare il tutto.

P.M. dott. DI MATTEO: – E chi era il contatto tra “Cosa Nostra” diciamo militare e questo ingegnere Bini? Chi e’ che aveva i rapporti in “Cosa Nostra” con questo ingegnere Bini diretti? BRUSCA GIOVANNI: – Ma… Pino Lipari e Nino Buscemi. Bastano loro due per avere contatti con tutti, perche’ poi tutti andavano da Salvatore Riina e Salvatore Riina creava le condizioni per potere andare avanti.
P.M. dott. DI MATTEO: – Senta, signor Brusca, adesso, veda se mi vuole rispondere in questa sede pubblica, veda… Lei poc’anzi ha fatto un’affermazione prima di queste domande e di queste risposte: che lei deduceva una possibilita’ di collegamento tra l’omicidio del dottor Borsellino, la strage del dottor Borsellino e degli agenti della sua scorta e queste vicende relative alla gestione degli appalti.
BRUSCA GIOVANNI: – Non e’ che il dottor Borsellino, il dottor Falcone avevano interesse negli appalti, nella maniera piu’ categorica46, ma attraverso questo canale… noi di “Cosa Nostra” volevamo raggiungere questo canale, chi dall’altro lato, dottor Di Matteo, chi stava indagando prima, a cominciare da Taibbi, da Taibbi poi su Siino e su Siino si crea… si voleva creare il cosiddetto terzo livello o tutto il resto, l’impresa Reale doveva funzionare da questo… da questo… cioe’, chi stava pilotando dietro le quinte l’impresa Reale era per infiltrarsi nel… nel… in “Cosa Nostra” con questa impresa, dopo avere arrestato Siino.
PRESIDENTE: – Vuole essere piu’ chiaro su questo punto? Cerchi di dare ulteriori chiarimenti. BRUSCA GIOVANNI: – Signor Presidente, io… io non… no non vorrei andare oltre per… per… qua c’e’ stato il capitano De Donno che ha parlato di imprese infiltrate per il mondo degli appalti… contatti con il figlio di Ciancimino, per creare una struttura, per andarsi ad infiltrare e poi fare un’operazione a grande stile. Quindi, da parte dei… dei Carabinieri, De Donno, non so chi dietro di lui, se era su… solo lui, per me avevano costruito, d’accordo con Ciancimino, l’impresa infiltrata. Ora, che succedeva tra Ciancimino e De Donno questo lo sanno loro e Dio; se… se lo vogliono dire, non lo so. Pero’, cosa arrivava a Salvatore Riina? Cioe’, nelle richieste che arrivavano dall’altro lato cosa succedeva? Signor Presidente, io non voglio andare oltre perche’ non e’ competenza mia. Io Le dico solo quello che ho saputo, con le mie esternazioni, cosa hanno detto a Firenze e cosa hanno detto qua. Perche’ fino ad ora nessuno ha venuto di sua spontanea volonta’ a deporre sapendo questi fatti.
P.M. dott. DI MATTEO: – Signor Brusca, nel ’92, a me interessa questo, non quello che eventualmente lei ha potuto apprendere dalla conoscenza legittima di atti processuali dopo. BRUSCA GIOVANNI: – No, no atti processuali, io l’ho… l’ho… l’ho ascoltato. Non e’…
P.M. dott. DI MATTEO: – No, no, mi faccia fare la domanda perche’ era un’altra… un altro argomento che volevo introdurre.
Nel ’92, a voi o comunque in “Cosa Nostra” risultava che in qualche modo il dottor Borsellino gestisse o volesse fare delle indagini in tema di mafia e appalti?
BRUSCA GIOVANNI: – Ma noi abbiamo saputo che il dottor Borsellino, dopo la morte del dottor Falcone, voleva vedere sia perche’ era stato ucciso e voleva continuare quello che il dottor Falcone stava facendo.
P.M. dott. DI MATTEO: – Quindi, questo, lei dice, lo apprendete e ci dira’ come eventualmente… BRUSCA GIOVANNI: – No, questo io lo apprendo…
P.M. dott. DI MATTEO: – … tra Capaci e via d’Amelio, tra…
46 BRUSCA intende dire che “cosa nostra” seguiva le inchieste giudiziarie condotte nel settore dei pubblici appalti, con particolare attenzione e disponeva inoltre di “talpe” per modulare i suoi interventi, a seconda delle necessità, ancor prima che fossero emessi i provvedimenti giudiziari.
BRUSCA GIOVANNI: – No, tra Capaci e via d’Amelio, credo che e’ saputo e risaputo da tutti che il dottor Borsellino vuole sapere… vuole sapere, vuole scoprire chi ha ucciso, perche’ ha ucciso il dottor… il dottor Giovanni Falcone e riuscire a capirlo attraverso le indagini che stava facendo, su che cosa stava lavorando. Non so se sono stato …chiaro.
P.M. dott. DI MATTEO: – Eh, ma in quel momento a voi come vi arriva questa…? Cioe’, voi da che cosa percepite che il dottor Borsellino si volesse occupare di queste cose, di queste indagini sulla morte del suo amico e…?
BRUSCA GIOVANNI: – No, questo… aspetti, io con Salvatore Riina di questo qua non ne ho mai parlato, io lo apprendo dal… come un normale cittadino, come tutti gli altri, che lui vuole andare avanti, lo dice pubblicamente, lo grida, cioe’ lo esterna… dottor Di Matteo, non e’ che c’e’ bisogno che te lo devono venire a dire a confida… in confidenza.
(omissis)
…” P.M. dott. DI MATTEO: – Abbiamo gia’ accennato al fatto che nell’indagine cosiddetta “mafia e appalti” ad un certo punto viene arrestato Angelo Siino.
BRUSCA GIOVANNI: – Si’, meta’ ’91.
P.M. dott. DI MATTEO: – Meta’ ’91. Innanzitutto, lei poc’anzi ha detto che in qualche modo – mi corregga se ho capito male – si e’ voluta indirizzare l’Autorita’ inquirente proprio verso Angelo Siino, come principale gestore per conto di “Cosa Nostra” degli appalti; in che modo questo? BRUSCA GIOVANNI: – No, Angelo Siino e’ stato… Da parte delle Autorita’ non era chiaro, pero’ da parte di molti esponenti politici indirizzavano San Giuseppe Jato come il punto di… nevralgico della spartizione degli affa… cioe’ degli appalti. E dicendo San Giuseppe Jato automaticamente, chi conosce i fatti, si capiva che era Angelo Siino. Non so se sono stato chiaro.
Be’, chi non era a conoscenza dei fatti dava piu’ importanza ai piccoli lavori che ai grossi lavori, e chi all’interno aveva attirato l’attenzione su Siino come l’anello di congiunzione politica, imprenditori… imprenditori e mafia, pensando che Siino chissa’ chi era, ma Siino era uno che viveva tra mafia e l’imprenditoria bassa, bassa no per… cioe’, per quel tipo di lavori che facevano. E quindi, da li’ si spunta la figura di Angelo Siino, dopodiche’ si deve eliminare Siino e ci deve essere un altro che prende il posto di Siino.
P.M. dott. DI MATTEO: – Ma chi sarebbero stati questi soggetti – se mi vuole rispondere – che voi ritenevate essere stati coloro i quali avevano, diciamo, sovraesposto la figura del Siino?
BRUSCA GIOVANNI: – No, la figura del Siino non l’aveva esposto… non l’aveva sovraesposto nessuno, perche’ lui era consapevole di quello che stava facendo, perche’ gli era stato detto inizialmente; lui era consapevole di quello che faceva, lui guadagnava i soldi con quello che stava facendo, lui non sapeva che prima o poi avrebbe preso la buccia di banana, perche’ era discusso da tutti e da tutto, c’erano le gelosie, non e’ che proprio si doveva essere il… il Padre Eterno. Era troppo chiacchierato, troppo discusso, dottor Di Matteo, era troppo esposto, cioe’ troppo… troppo chiacchierato; lo sapevano tutti, cani e gatti. Cioe’, piu’ basso era il… il ceto di questa categoria piu’ era chiacchierato, piu’ andia… alzavamo il tiro meno si era chiacchierato””””.
Omissis
“””””Il BRUSCA, pertanto, da prospettive diverse da quelle del SIINO e quindi in modo autonomo, ha fornito un quadro sostanzialmente conforme dell’evoluzione dei rapporti creati da COSA NOSTRA con ambienti politici ed imprenditoriali per la gestione dei pubblici appalti. Dopo una fase in cui l’organizzazione mafiosa si era occupata solo della riscossione delle tangenti pagate dagli imprenditori che si aggiudicavano gli appalti alle “famiglie” che controllavano il territorio in cui venivano realizzati i lavori, lasciando salvo qualche eccezione che fossero i politici ad individuare le imprese da favorire nella fase dell’assegnazione dell’appalto, il SIINO era stato incaricato da lui di gestire per conto di COSA NOSTRA gli appalti indetti dall’Amministrazione provinciale di Palermo, di cui uno dei primi e più cospicui era stato quello riguardante la realizzazione del tratto stradale per SAN Mauro Castelverde. Da allora il SIINO si era occupato della gestione di tali appalti anche nell’ambito delle altre province, prendendo contatti con gli esponenti di vertice di COSA NOSTRA interessati in quei territori. Un momento cruciale era stato costituito dalla gestione degli appalti indetti dalla SIRAP, di importo ben più consistente di quelli della Provincia e rispetto ai quali COSA NOSTRA era sino ad allora rimasta estranea alla fase dell’aggiudicazione.
Allorché il BRUSCA aveva iniziato ad interessarsi di tali lavori tramite il SIINO, si erano registrate delle resistenze da parte di alcuni politici, come il Presidente pro tempore della Regione Sicilia Rino NICOLOSI, che sino ad allora aveva controllato tale gestione con l’intervento dell’imprenditore agrigentino SALAMONE Filippo, titolare dell’IMPRESEM.
Per superare gli intralci burocratici con i quali si voleva impedire a COSA NOSTRA di gestire tali appalti, il BRUSCA era dovuto ricorrere al messaggio intimidatorio, che era stato recepito, sicché si era raggiunto un accordo sulla base del quale il SALOMONE avrebbe continuato a gestire formalmente i rapporti con gli altri imprenditori mentre le decisioni sull’aggiudicazione dei lavori sarebbero state prese dal SIINO per conto di COSA NOSTRA. Da quel momento quell’associazione aveva anche esteso il proprio controllo sulla gestione degli appalti da quelli indetti dalla Provincia a tutti gli altri di ben maggiore importo indetti dalla Regione e da altri enti pubblici, lasciando al SALAMONE la cura dei rapporti con gli imprenditori ed i politici a livello regionale e nazionale ma riservando a sé il momento decisionale. In quello stesso tempo, intorno al 1988-89, era stata introdotta a carico degli imprenditori una quota tangentizia dello 0,80% sull’importo dei lavori, che veniva prelevata dalla quota spettante ai politici e che veniva versata in una cassa centrale dell’organizzazione controllata dal RIINA. Era però presto subentrata la volontà di creare dei rapporti diretti tra i gruppi imprenditoriali di livello nazionale ed alcuni esponenti politici nazionali, approfittando del controllo del sistema degli appalti per creare un’occasione di contatti in cui COSA NOSTRA avrebbe potuto dialogare da una posizione di forza. Tale progetto prevedeva, quindi, l’accantonamento del SIINO, che con il consenso del BRUSCA venne relegato ad occuparsi degli appalti banditi dalla Provincia, solitamente di importo limitato e per i quali, quindi, non vi era interesse né degli imprenditori né dei politici nazionali. Della gestione degli appalti di maggiore consistenza venne, invece, incaricato l’ingegnere BINI Giovanni, amministratore della Calcestruzzi S.p.A. del gruppo FERRUZZI – GARDINI, legato a BUSCEMI Antonino, fratello di Salvatore, dal quale aveva rilevato come prestanome l’impresa di calcestruzzi per sottrarla ai procedimenti di sequestro e confisca in corso a carico dei fratelli BUSCEMI nell’ambito delle misure di prevenzione a carattere patrimoniale. Con il BINI tenevano contatti lo stesso BUSCEMI Antonino e LIPARI Pino, uomo di fiducia del RIINA, che quindi trasmettevano la volontà di COSA NOSTRA ai suoi massimi livelli. Intorno al 1991, infine, il RIINA aveva detto al BRUSCA di considerare l’impresa di costruzioni REALE come una sua impresa, cosa che il all’inizio lo aveva sorpreso perché il RIINA non aveva mai voluto interessarsi direttamente di imprese ed anzi era ironico nei confronti di quegli “uomini d’onore” che lo facevano, ma aveva poi compreso che tramite la REALE il RIINA voleva creare un “tavolo rotondo” di trattativa con i politici. La predetta impresa, che era stata in precedenza sull’orlo del fallimento, era stata salvata ed era adesso controllata da CATALANO Agostino e D’AGOSTINO “Benni”, persone formalmente incensurate ma contigue alla loro organizzazione. Tale impresa avrebbe dovuto sostituire l’IMPRESEM di SALAMONE nel ruolo di cerniera con i gruppi imprenditoriali nazionali, aggiudicandosi anche in associazione con loro gli appalti di maggiore importo, e tale progetto era stato coltivato sino a quando nel 1997, a seguito della sua collaborazione, erano stati tratti in arresto il D’AGOSTINO ed il CATALANO nell’ambito di una nuova inchiesta su mafia ed appalti.

Il BRUSCA ha anche spiegato che da parte di COSA NOSTRA si era seguita con attenzione l’inchiesta del R.O.S. che aveva dato luogo all’informativa del 1991 e che essi erano riusciti a venire in possesso di una copia della medesima, constatando che non vi erano coinvolti i personaggi di maggiore rilievo e che non si era approdati alla conoscenza degli effettivi livelli di interessi messi in gioco, sicché, mancando un pericolo immediato, si era deciso di rinviare un intervento di COSA NOSTRA alla fase del dibattimento per “aggiustare” il processo.
Anche il SIINO, oltre a riferire sull’impresa REALE quanto già ricordato nella Parte prima della motivazione allorché si è trattato della sua collaborazione, ha chiarito che la quota di quell’impresa intestata a D’AGOSTINO “Benni” era in realtà di BUSCEMI Antonino e che vi erano altre quote del CATALANO e dell’ingegnere BINI controllate da COSA NOSTRA. Ha inoltre confermato di aver avuto alcune pagine dell’informativa del R.O.S. già nel febbraio del 1991, consegnategli dal maresciallo LOMBARDO, e che dopo una ventina di giorni l’Onorevole LIMA gli aveva messo a disposizione l’intero rapporto, consentendogli di constatare che a lui era stato attribuito anche il ruolo del SALAMONE. Già allora, parlandone con LIMA, BRUSCA Giovanni e LIPARI aveva saputo che il BUSCEMI non aveva nulla da temere dall’inchiesta, e, infatti, era poi stato arrestato insieme al SIINO un geometra BUSCEMI che nulla aveva a che vedere con loro.
Dalle dichiarazioni del BRUSCA e del SIINO risulta, quindi, confermato l’interesse strategico che rivestiva per COSA NOSTRA la gestione degli appalti pubblici e la particolare attenzione con cui essa seguiva le inchieste giudiziarie condotte in tale settore, inchieste di cui essa veniva a conoscenza prima del tempo debito, sicché poteva modulare i suoi interventi, a seconda delle necessità, ancor prima che fossero emessi i provvedimenti giudiziari. Occorre poi ricordare che l’organizzazione mafiosa in esame era a conoscenza del fatto che FALCONE si interessava a tale settore e che aveva compreso il fondamentale passaggio del sodalizio criminale da un ruolo meramente parassitario, di riscossione delle tangenti, ad un ruolo attivo di compartecipazione nelle imprese che si aggiudicavano gli appalti anche in associazione con l’imprenditoria nazionale. Significative al riguardo le indicazioni del SIINO, che ha dichiarato: “..

Ma perche’ praticamente il dottore Falcone… io leggevo quello che il dottore Falcone mandava a dire tramite i giornali, e ad un certo punto, praticamente… e poi sentivo anche gli ambienti di “Cosa Nostra”, gli ambienti imprenditoriali e praticamente tutti dicevano che sapevano che il… “Cosa Nostra” aveva fatto votare per i socialisti. E poi debbo dire che una volta Falcone fece un preciso riferimento a livello di giornale quando la Ferruzzi fu quotata in borsa, disse che… l’indomani usci’ un articolo sul “Giornale di Sicilia” che aveva ragionevoli motivi da pensare che da un certo momento quel… la mafia era stata quotata in borsa. Lui ben sapeva, secondo me, il… che questo gruppo appoggiava Gardini” (cfr. dich. del 27.2.1999, p. 83). Ed ancora lo stesso SIINO ha riferito che COSA NOSTRA sapeva che anche BORSELLINO aveva espresso sui giornali la conoscenza su quel fenomeno e la convinzione che uno dei motivi dell’attentato a FALCONE risiedesse proprio nell’acquisita consapevolezza da parte sua di quel collegamento perverso. Il collaborante ha anche riferito che durante la sua permanenza dall’ottobre del 1992 nel carcere di Termini Imerese, ove erano detenuti anche BRUSCA Bernardo, CALO’ e MONTALTO Salvatore, quest’ultimo gli aveva detto in relazione alle interviste rilasciate da BORSELLINO su quell’argomento “chi glielo ha portato a parlare di queste cose?”. Appare, pertanto, esatto ritenere che se le indagini condotte dal R.O.S. in materia di mafia ed appalti non avevano ancora avuto all’epoca uno sviluppo tale da rappresentare un pericolo immediato per gli interessi strategici di COSA NOSTRA, tuttavia l’interesse mostrato anche pubblicamente da BORSELLINO per quel settore di indagini, unitamente all’incarico che egli ricopriva nell’Ufficio titolare dell’inchiesta ed ancor più la prospettiva dell’incarico alla Procura nazionale per la quale veniva autorevolmente proposta la sua candidatura anche pubblicamente, costituivano un complesso di circostanze che facevano apparire a COSA NOSTRA quanto mai opportuna la realizzazione dell’attentato a quel magistrato subito dopo quello a FALCONE.”

Identica è la rappresentazione del collaboratore di giustizia SIINO
circa la rilevanza strategica del settore degli appalti nella considerazione di Giovanni
FALCONE:
A dire del Siino, le indagini promosse dal giudice Falcone nel settore della gestione illecita degli appalti, verso cui aveva mostrato un “crescendo di interessi”, avevano portato alla sua eliminazione. Difatti, in Cosa Nostra, e, in particolare, da parte di Pino Lipari e Antonino Buscemi, era cresciuta la consapevolezza che il dr. Falcone avesse compreso la rilevanza strategica del settore appalti e che intendesse approfondirne gli aspetti: “questo sa tutte cose, questo ci vuole consumare”.

Dunque, fra il 1990 e il 1992 maturano eventi per così dire epocali sul versante dei rapporti fra mafia e sistema degli appalti. Innanzitutto, l’interesse investigativo rivolto prima a soggetti determinati come TAIBBI, poi a SIINO e ad alcuni appalti che furono oggetto del primo rapporto del ROS, come la strada San Mauro Castelverde-Ganci, quindi gli appalti della SIRAP, e via via tutti gli altri snodi. Su questo versante, il conflitto fra gli interessi economici di “cosa nostra” e il tentativo di far luce, attraverso gli appalti, sugli intrecci fra politica e mafia, diventa sempre più acuto e sintomi di tale conflitto sono, per un verso, le modifiche degli accordi illeciti (accentramento dei grandi appalti su poche imprese, fra cui RENDO, COSTANZO, e pochi altri, accentramento che rendeva meno difficoltosi i contatti fra imprese per pilotare le aggiudicazioni, la sostituzione di SIINO con BINI, il tentativo di far subentrare l’impresa “REALE Costruzioni” all’IMPRESEM, la saldatura di interessi fra BUSCEMI e il Gruppo FERRUZZI, che assicurava a “cosa nostra” spazi più ampi di intervento e al Gruppo settentrionale la possibilità di svolgere attività in Sicilia attraverso un etichetta non coinvolta in indagini) e per altro verso gli strumenti investigativi sempre più sofisticati, fra cui il progetto di infiltrazione dei Carabinieri nell’impresa “REALE Costruzioni”, il cui ruolo RIINA voleva potenziare nell’ambito di un progetto imprenditoriale che avrebbe dovuto sostituire l’IMPRESEM di Filippo SALAMONE, in vista di incrementare i guadagni e di trovare nuovi agganci politici per consolidare il proprio potere. Infine, gioca un ruolo importante nella strategia stragista anche la consapevolezza, da parte di “cosa nostra”, del grado di conoscenza che gli apparati dello Stato hanno raggiunto sul crinale degli interessi economici, donde la riflessione di BRUSCA e anche di SIINO sull’appello che Giovanni FALCONE aveva pubblicamente lanciato, circa il fatto che “la mafia è(ra) entrata in borsa”49, per dire che società quotate in borsa come appunto quelle del Gruppo FERRUZZI erano state attratte nell’alveo delle relazioni con “cosa nostra” (attraverso BINI e BUSCEMI, come si è detto). Il grumo di interessi che riguarda gli appalti si arricchisce della componente politica, nel senso che proprio nel periodo in questione (fra la fine del 1991 e i primi del 1992), va maturando la decisione di “cosa nostra” di punire per così dire i vecchi referenti come Salvo LIMA, accusati di non essere più in grado di svolgere utili mediazioni per la mafia, con la possibilità di tessere altre relazioni con pezzi della politica non ancora intaccati dalle indagini sugli appalti50. In altra importante indagine svolta da quest’Ufficio51, il grumo di interessi di cui si è detto si manifestò attraverso talune fughe di notizie che in qualche modo riguardarono sia le determinazioni della Procura dell’epoca (che, a fronte di una molteplicità di soggetti a vario titolo implicati nel primo rapporto del ROS, fra cui Antonino BUSCEMI, ritenne di esercitare l’azione penale solo a carico di alcuni), sia il contenuto dello stesso rapporto dei Carabinieri. Rimase insoluto il contrasto fra la versione di BRUSCA (che attribuisce ad alcuni sottufficiali dell’Arma l’iniziativa della rivelazione di segreti, al m.llo LOMBARDO, ad es.), e la versione di SIINO (secondo cui fonte dell’illecita rivelazione sarebbe stata la linea che dal procuratore GIAMMANCO, attraverso Pino LIPARI sarebbe giunta a Salvo LIMA)52. E, dopo la strage di Capaci, il dottor BORSELLINO cerca di capire le dinamiche della strage “attraverso le indagini che stava facendo”, -come dice ancora BRUSCA-, fra cui sicuramente il settore delle connessioni fra mafia e appalti costituiva una tematica di particolare pregnanza per i detti fini.