VERBALE 7-8-9.7.1992 – Leonardo Messina

 

PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI CALTANISSETTA – DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA –

 

Nr.134/B/92 R.G.N.R

 

L’anno millenovecentonovantadue  addi’ 7 del mese di Luglio, alle ore 9.30 in Roma, negli Uffici del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, davanti ai Procuratori della Repubblica Dr. Francesco Paolo GIORDANO e Dr. Carmelo PETRALIA, assistiti dal V. Isp. LAPI Enrico del S.C.O. – N.C.A. e con la presenza per esigenze investigative del V. Questore Agg. Dr. CASABONA Carmelo, Dirigente della Squadra Mobile di Caltanissetta e del Comm. Capo Gilberto CALDAROZZI del S.C.O. – N.C.A, e’ comparso MESSINA Leonardo, gia’ qualificato. Non sono presenti i difensori di fiducia sebbene avvisati.

ADR. Intendo rispondere. Ricollegandomi a quanto ho riferito alle SS.LL. in ordine ai motivi della mia collaborazione , faccio presente che ha contribuito ad indurmi a collaborare con l’A.G. anche la trasformazione dei modi di comportamento degli appartenenti a Cosa Nostra. Tradizionalmente infatti l’organizzazione era governata da regole rigorose, mai messe in discussione ed era articolata in strutture altrettanto rigorose. Ad esempio, se un uomo d’onore doveva agire in territorio diverso da quello in cui operava la sua famiglia, doveva essere autorizzato dal “mandamento” ovvero dalla “provincia” a secondo dei casi. Inoltre il “rappresentate” della famiglia era una persona di grande prestigio che finiva con il conoscere dai singoli uomini d’onore anche separatamente le loro vicende personali. Era una specie di confessore che amministrata una sorta di “giustizia”. Anticamente l’organizzazione di Cosa Nostra si ispirava nel perseguimento delle sue finalita’ ad un concetto vecchio di “giustizia”. Nell’epoca moderna, con l’avvento dei “corleonesi” nel predominio della gestione, l’organizzazione e’ stata improntata all’acquisizione di profitti e alla ricerca di affari. Inoltre, non sono piu’ state rispettate le rigide gerarchie valide un tempo, ma sono state introdotte nuove figure, come ad esempio quella de “l’ambasciatore” del “rappresentate” provinciale o del “rappresentate” regionale. L’ambasciatore e’ un fiduciario di costoro e per ogni provincia ve ne puo’ essere piu’ di uno. Egli e’ svincolato dal rispetto delle gerarchie e puo’ contattare personalmente gli uomini d’onore delle varie famiglie per incaricarli di azioni anche all’insaputa del rispettivo “capo famiglia”.

Tutto cio’ ha comportato che all’interno delle varie famiglie e dei vari “mandamenti” vi siano stati comportamenti che determinavano conflitti e un clima complessivo di discordia, giacche’ in definitiva non veniva piu’ rispettata l’autorita’ indiscussa dei “capi”, ma ogni cosa e’ adesso sottoposta alla precaria gestione di questo o di quel personaggio che accresce il suo potere a secondo della sua abilita’. Tutti questi “ambasciatori” formato una specie di rete essendo collegati tra loro e tutti insieme con i “corleonesi” i quali attraverso questo sistema si sono impadroniti dell’intero sistema. 

ADR. Sono a conoscenza che esiste una raccolta scritta delle regole di Cosa Nostra da noi denominata “bibbia”. Ne sentivo parlare da tale GIAMBARRESI Calogero, “rappresentate” della famiglia di Tunisi ma originario di Riesi , il quale ebbe a dirmi una volta, che non era vero che non esistevano regole scritte e che questo libro chiamato “bibbia” era stato consegnato da DI CRISTINA Giuseppe a RIZZA Salvatore, socio di MADONIA Giuseppe, poi “posato”. 

ADR. Non sono in grado di dire se attualmente il RIZZA Salvatore sia ancora depositario di tale libro o se l’abbia a sua volta consegnato a qualcun altro essendo stato “posato”.

ADR. Attualmente nella provincia di Caltanissetta vi sono quattro “mandamenti”: il primo comprende le famiglie esistenti nei comuni di San Cataldo, Caltanissetta, Marianopoli, Villalba e Vallelunga; il secondo comprende le famiglie esistenti nei comuni di Mussomeli, Sutera, Montedoro, Bompensiere , Milena e Serradifalco; il terzo le famiglie dei comuni di Riesi, Sommatino e Delia; l’ultimo le famiglie dei comuni di Gela, Niscemi e Mazzarino. Questo assetto e’ relativamente recente in quanto un tempo i “mandamenti” erano diversi per strutture e composizione.

ADR. Attualmente il “rappresentante” provinciale e’ MADONIA Giuseppe chiamato ” Piddu” che e’ contemporaneamente il numero due mondiale di Cosa Nostra e componente della “regione” insieme a RIINA Salvatore, PROVENZANO Bernardo, tale BARBERO Angelo che io so essere di Catania o di quella provincia, e SANTAPAOLA Benedetto.

ADR. Preciso che benche’ la Sicilia sia divisa amministrativamente in nove provincie, non e’ detto che ognuna di queste provincie sia rappresentata a livello regionale in Cosa Nostra. Non vi e’ quindi perfetta corrispondenza tra la provincia amministrativa e la “provincia” di Cosa Nostra a livello della “regione” e cio’ perche’ “la regione” rispecchia il rapporto di forza all’interno delle varie “provincie” ove alcuni gruppi facenti capo ai corleonesi hanno preso il sopravvento facendosi rappresentare a livello

regionale da questo o da quello “rappresentate”. Ad esempio MADONIA Giuseppe, oltre a rappresentare la provincia di Caltanissetta sta seguendo la guerra nella provincia di Agrigento e quindi rappresenta alcuni gruppi emergenti della provincia di Agrigento. Alle ore 10.20 interviene l’Avvocato FORESTA Santino anche in sostituzione dell’Avvocato LI GOTTI Luigi. ADR. Il “sottocapo” della provincia di Caltanissetta e VACCARO Domenico detto “Mimi'”, titolare di un negozio di mobili e di una falegnameria siti a Campofranco. Egli mi e’ stato presentato e lo conosco da molto tempo. Ha all’incirca la mia eta’. Da ultimo mi ero incontrato col VACCARO Domenico qualche giorno prima del mio arresto nel ristorante “Roccella” tra San Cataldo e Serradifalco dove ci trovavamo riuniti, io il VACCARO, FONTI Biagio, FALCONE Nicola e i fratelli ALLEGRO Carmelo e ALLEGRO Rosario, uomini d’onore della famiglia di Serradifalco e titolari di un impianto di calcestruzzi sito vicino al ristorante, nonche’ ARNONE Vincenzo della famiglia di Serradifalco. Per intenderci l’impianto di calcestruzzi e’ un punto d’incontro per tutta la “provincia”. Chi vuole incontrare “Mimi'” VACCARO Domenico basta che si rivolga ai fratelli ALLEGRO e gli viene fissato un appuntamento nella sede della loro industria. Come in seguito precisero’, FONTI Biagio e’ “sottocapo” della famiglia di San Cataldo e Nicola FALCONE e’ “sottocapo” della famiglia di Montedoro. Io e il FONTI c’eravamo trovati per caso a partecipare a quella riunione nel ristorante essendo stati con l’ARNONE Vincenzo presso la concessionaria Volkswagen di PELONERO Rosario dove io intendevo permutare la mia Mercedes con una Passat. Al ritorno eravamo passati dal ristorante dove avevamo trovato in corso la riunione alla quale eravamo stati ammessi essendo uomini d’onore come gli altri che gia’ si trovavano riuniti. Il VACCARO Domenico, il FALCONE Nicola e gli ALLEGRO Carmelo e ALLEGRO Rosario stavano discutendo dell’omicidio verificatosi pochi giorni prima ai danni di tale ALAIMO cugino del FALCONE Nicola. L’argomento non ci riguardava direttamente per cui non fui coinvolto nella discussione anche se ne compresi l’oggetto. 

ADR. I “capi mandamento” sono ALAIMO Loreto per San Cataldo – Marianopoli – Caltanissetta – Vallelunga – Villalba; MISURACA Sebastiano per Mussomeli – Campofranco – Sutera – Bompensiere – Milena – Serradifalco – Montedoro; ARGENTI Emanuele figlio di ARGENTI Guido per Gela – Niscemi – Mazzarino; CAMMARATA Pino detto “Pino” per Riesi – Sommatino – Delia. 

ADR. La “provincia” e’ composta oltre che dal “rappresentate” e dal “sottocapo” nonche’ dai capi “mandamento” anche di tre ” consiglieri ” che sono ARNONE Paolo, papa’ di ARNONE Vincenzo

della famiglia di Serradifalco, MAZZARISI Salvatore figlioccio di Don VIZZINI Calogero e TERMINIO Cataldo della famiglia di San Cataldo. Inoltre nella “provincia” vi sono anche degli uomini d’onore che svolgono la funzione di “ambasciatore” questi come ho gia’ detto non si riuniscono insieme ai componenti della “provincia” ma fanno capo direttamente al “rappresentate” provinciale essendo i suoi fiduciari. Essi sono TASCA Carmelo della famiglia di Gela, FERRARO Salvatore della famiglia di Caltanissetta, TUSA Francesco, nipote di MADONIA Giuseppe anch’egli della famiglia di Caltanissetta. 

ADR. Componenti della famiglia di Caltanissetta sono: RINALDI Calogero che e’ il “rappresentante”, FERRARO Salvatore “sottocapo”, ANGILELLA Santo, CURATOLO Salvatore, PALERMO Angelo e suo fratello di cui non ricordo il nome ma che so entrambi gestire una rivendita di carni a Caltanissetta, NARO Michele, figlio del defunto Lorenzo gia’ “rappresentate” della famiglia di San Cataldo, RIZZA Salvatore anche se quest’ultimo attualmente e’ “posato” e TUSA Francesco di cui ho sopra accennato. Tutti questi sono uomini d’onore personalmente da me conosciuti di cui mi riservo in proseguo di specificare fatti, circostanze ed episodi che li riguardano. Inoltre nell’ambito della famiglia di Caltanissetta vi sono altri uomini cosi’ detti “avvicinati” che non sono uomini d’onore o comunque non mi sono stati presentati ma che pero’ agiscono nell’interesse e nell’ambito della famiglia e sono quindi dei supporti alla famiglia. Costoro sono: l’Avvocato MONTANA Salvatore, GIORGIO Luigi, GELSOMINO Giovanni, FERRARA Enzo, BIANCUCCI Michele, ONORATO Giuseppe e il figliastro di costui tale GIAMBRA di cui non ricordo il nome, ORLANDO di cui non ricordo il nome ma che ricordo essere stato Vice Sindaco di Caltanissetta e CALI’ Vincenzo. Faccio presente che esiste un’altra categoria di uomini che non sono uomini d’onore, e non sono nemmeno “fiancheggiatori” nel senso di cui ho sopra parlato ma che per la loro attivita’ professionale la loro posizione sociale e per il loro inserimento nelle istituzioni della Citta’, fanno gli interessi della famiglia ricavando a loro volta un utile ed essendo collegati tutti direttamente a MADONIA Giuseppe che funge da “filtro” con i singoli uomini d’onore nelle loro richieste a queste persone influenti. Cio’ avviene perche’ i singoli uomini d’onore non possono direttamente rivolgersi a questo livello di persone che vengono quindi contattate dal MADONIA Giuseppe attraverso singoli “delegati” per cosi’ dire, di volta in volta scelti da lui. Mi riservo di parlare in proseguo di queste persone piu’ diffusamente. 

ADR. Desidero per ora specificare che non tutti gli

uomini d’onore sono a conoscenza di questo tipo di struttura giacche’ la circolazione delle notizie all’interno dell’organizzazione e’ molto limitata. Spiegherò’ in seguito come io sono venuto a conoscenza di queste notizie per cosi’ dire riservate e come sono venuto in contatto con alcune di queste persone. 

ADR. La famiglia di San Cataldo e’ composta da: VASSALLO Calogero che e’ attualmente il “rappresentate”; FONTI Biagio detto “Gino” che ne e’ il “sottocapo”; da me che come ho gia’ detto svolgevo l’attivita’ di “capo decina” ed inoltre da i seguenti uomini d’onore: TERMINIO Cataldo, FONTI Emilio, MAURO Ignazio, LA MARCA Raimondo , questo e’ “posato”, RIGGI Giuseppe, CALI’ Salvatore, CALI’ Cataldo, MANGIONE Angelo, ANZALONE Filippo, quest’ultimo “consigliere” del “rappresentate”, ANZALONE Fabrizio, CORDARO Leonardo, CORDARO Salvatore, CELESTE Nicola, BURCHERI Vincenzo che e’ stato “posato” come ho gia’ detto, unitamente a MELONE Angelo, CALLARI Raimondo, SAETTA Calogero, anche questi “posati”, DELL’AIRA Rino. Inoltre nell’ambito della famiglia agiscono i seguenti “fiancheggiatori”: ANZALONE Rosario, PETITTO Salvatore, PALERMO Salvatore, SAETTA Calogero, nipote dell’omonimo di cui ho sopra parlato, CORDARO Antonio, fratello degli altri due, e LEONE Giuseppe. 

ADR. Desidero precisare che per quanto riguarda le famiglie di San Cataldo e Caltanissetta posso fornire un quadro estremamente esauriente essendo io appartenuto alla famiglia di San Cataldo, comune che e’ contiguo a Caltanissetta. E’ noto che la famiglia di San Cataldo si occupava anche di Caltanissetta, nel senso che tradizionalmente la famiglia di San Cataldo ha avuto una importanza maggiore di quella Caltanissetta ove gli uomini guida sono stati affiliati presso la nostra famiglia di San Cataldo, come ad esempio RINALDI Calogero .Mentre per quanto riguarda le famiglie degli altri comuni del Nisseno sono in grado di riferire soltanto i nominativi di quelle persone che mi sono state presentate non essendo al corrente di tutti gli affari delle varie famiglie e non conoscendo personalmente tutti i componenti. 

ADR. A Marianopoli so che sono componenti della famiglia: LOMBARDO Leonardo che ne e’ il “capo”, PATTI Cicco che ne e’ il “sottocapo”, MONTAGNA Giovanni ed il figlio di costui di cui non ricordo il nome, LI VECCHI Pasquale, di cui so che si tratta di un impiegato presso la USL di Caltanissetta, il fratello di costui che ha una villetta nei pressi del ristorante “124” e tale Mario di cui so che gestisce un bar a Marianopoli. ADR. A Villalba oramai la presenza di Cosa Nostra si e’ molto ridotta. 

Mi risulta che gli unici uomini d’onore ivi presenti sono tale CAPITANO che lavora alla forestale e MAZZARISI

Salvatore, anche se quest’ultimo e’ stato aggregato alla famiglia di Caltanissetta essendo residente in quel Comune. ADR. A Vallelunga la famiglia di Cosa Nostra e’ composta da VARA Ciro che ne e’ il “capo”, PIRONITTO di cui non ricordo il nome ma che so abitare in via Nazionale, DI GIOVANNI Calogero, SINATRA Calogero, FRATERRICO Salvatore, ed inoltre da tali PRIVITERA Giovanni, CIPOLLA, FIORELLA Rosolino di cui non ricordo il nome ed altri che conosco fisicamente e che sarei in grado di riconoscere ma di cui non conosco il nome. 

ADR. Nel Comune di Campofranco che come ho detto fa parte di un altro “mandamento” vi sono i seguenti uomini d’onore: VACCARO Domenico detto “Mimi” che ne e’ il “capo” e che come ho gia’ detto e’ il “sotto capo” della provincia, agendo egli a stretto contatto con MADONIA Giuseppe da cui riceve costantemente disposizioni e che egli a sua volta informa continuamente di tutto cio’ che interessa la provincia. L’importanza del VACCARO Domenico sta in cio’ che egli e’ una specie di factotum del MADONIA il quale si avvale saggiamente come stretti collaboratori di persone che normalmente non hanno una spiccata personalita’ e che quindi garantiscono l’esatta esecuzione degli ordini loro impartiti non costituendo una minaccia per il “capo”. Diversamente, vi sarebbe il rischio per MADONIA di venire scalzato e sopraffatto. Altro appartenente alla famiglia di Campofranco e’ il fratello di VACCARO Domenico, VACCARO Lorenzo. “Sottocapo” della famiglia e’ pero’ TERMINI Salvatore detto “catenedda” per distinguerlo da un altro appartenente alla stessa famiglia che si chiama anche lui TERMINI Salvatore e non e’ parente del primo. Altri appartenenti alla famiglia sono LA MATTINA Raimondo, SCOZZARI Carmelo, DI CARLO Salvatore, MODICA Calogero , tale PIRRELLO o PIRRERA che e’ genero del secondo TERMINI Salvatore di cui ho detto prima, e tale credo FALLETTA Ambrogio, nipote di “Zu FALLETTA Alfredo” che era il “rappresentante” di Campofranco prima di LA MATTINA Antonino. Conosco personalmente tutti gli appartenenti alla famiglia di Campofranco e mi riservo, su richiesta delle SS.LL. di riferire in seguito in ordine ai molteplici fatti di sangue di cui gli individui in questione si sono macchiati. Desidero solo anticipare che il gruppo di Campofranco e’ stato uno dei piu’ sanguinari tra quelli operanti nelle provincie di Caltanissetta, Agrigento e Palermo e, prima dell’avvento dei Gelesi che, come spieghero’ in seguito vengono ora utilizzati dal MADONIA come killers, costituivano il gruppo di fuoco piu’ importante tra quelli delle tre provincie anzidette. Per completezza devo aggiungere che, per via dei miei rapporti con gli appartenenti alla famiglia di

Campofranco, mi risulta che questa famiglia mafiosa ha anche una” decina” in Belgio, non so in quale localita’, capeggiata da tale FRAGAPANE Salvatore originario della localita’ di Santa Elisabetta. Io personalmente non conosco il FRAGAPANE Salvatore di cui ho solo sentito parlare. ADR. Alla famiglia di Campofranco e’ aggregata per cosi’ dire la famiglia di Sutera, ove opera un solo uomo d’onore, tale GRIZZANTI di cui non conosco il nome ma che so essere figlio di GRIZZANTI Salvatore, quest’ultimo presentatomi in uno dei primi incontri tra uomini d’onore.

ADR. Dello stesso “mandamento” fa parte Serradifalco, in cui operano i seguenti appartenenti a Cosa Nostra: MISTRETTA, di cui non ricordo il nome ma che so essere il “rappresentante” della famiglia, PACE Calogero, nipote del MISTRETTA, “sottocapo”, ARNONE Paolo, il figlio di costui ARNONE Vincenzo, e i fratelli ALLEGRO Carmelo e ALLEGRO Rosario. ADR. Ancora dello stesso “mandamento” fa parte Montedoro ove operano i seguenti uomini d’onore: MANTIONE Giovanni che e’ il rappresentate della famiglia, FALCONE Nicola, che ne e’ il “sottocapo”, nonche’ FALCONE Gaetano, fratello del primo, altro FALCONE Gaetano, cugino dei primi due. Mi sovviene la regola secondo cui laddove le famiglie di sangue sono composte da numerosi elementi, non possono far parte contemporaneamente di Cosa Nostra piu’ di due fratelli. Oltre al FALCONE Gaetano cugino dei primi due FALCONE, appartiene a Cosa Nostra anche altro FALCONE di cui non ricordo il nome ma che e’ fratello di quest’ultimo. Vi sono anche dei “fiancheggiatori” ed esattamente: FALCONE Giuseppe e FALCONE Paolo, fratelli di Nicola e Gaetano, sopra menzionati. E’ questa la famiglia a cui apparteneva l’On. VOLPE Calogero, deputato nazionale della D.C. oggi defunto. ADR. Nei comuni di Milena e Bompensiere opera un’unica famiglia composta da: LO SARDO Giuseppe, che ne e’ il “rappresentate”, LO SARDO Angelo, LO SARDO Sebastiano, tutti fratelli. Relativamente a questa famiglia ricordo che il LO SARDO Giuseppe, per essersi recato da tale MODICA Calogero, uomo d’onore di Campofranco al fine di rifornirsi di esplosivi, senza la necessaria autorizzazione della propria famiglia e del “mandamento” venne accusato, con un vero e proprio processo. La questione venne in seguito risolta per l’intervento del “sottocapo” provinciale dell’epoca PACINO Gaetano di Vallelunga il quale propose una contribuzione in denaro da parte delle varie famiglie in favore dell’uomo d’onore che era stato arrestato insieme al LO SARDO e che si era lamentato del comportamento di quest’ultimo. Quest’uomo d’onore di cui non ricordo il nome ma che puo’ essere identificato guardando le carte del processo che lo

ha visto coinvolto insieme al LO SARDO Giuseppe e’ attualmente l’unico appartenente alla famiglia Bompensiere – Milena non legato a vincoli di sangue agli altri affiliati. ADR. Altra famiglia del “mandamento” fin ora considerato e’ quella di Mussomeli. Vi appartengono MISURACA Sebastiano che ne e’ il “rappresentate”, SORCE Santo, “vice capo”, il figlio di questi di cui non ricordo il nome ma che conosco personalmente , tale biondo che conosco solo con questo appellativo pur avendolo incontrato di persona e tale “caluzzu” diminutivo di Calogero che ugualmente conosco di persona e so abitare sia a Mussomeli sia a Palermo. Il “caluzzu”, pur essendo ufficialmente solo un “soldato”, riveste un ruolo importate nella organizzazione perche’ mantiene i contatti con i politici come l’On. OCCHIPINTI, attualmente Deputato nazionale e precedentemente Assessore ai Lavori Pubblici nella provincia di Caltanissetta, nonche’ con SIINO Angelo, “ambasciatore” personale di RIINA Salvatore. Di tutto cio’ sono personalmente a conoscenza e su richiesta delle SS. LL. mi riservo di riferire in seguito tutti i particolari riguardanti gli episodi delittuosi in cui queste persone sono coinvolte. 

ADR. Quanto al “mandamento” composto dalle famiglie di Gela, Niscemi e Mazzarino posso dire che queste sono composte, iniziando da Gela nel modo seguente. Capo della famiglia di Gela e’ RINZIVILLO Antonio, “sotto capo” e’ EMMANUELLO Nunzio; “capo decina” e’ PASSARO Giovanni; componenti sono RINZIVILLO Salvatore, ARGENTI Emanuele che come ho gia’ detto e’ il “rappresentate” del “mandamento”, ARGENTI Maurizio, cugino di Emanuele, TASCA Carmelo, TASCA Giuseppe, CELONA Angelo, altro CELONA di cui non so indicare il nome ma che so essere detenuto attualmente al carcere di Agrigento, LACOGNATA Luigi, il fratello di costui di cui non ricordo il nome ma che so essere detenuto al carcere di Benevento, EMMANUELLO Davide, TRUBIA Giuseppe, TRUBIA Pasquale, recentemente arrestato, BILARDI Filippo, MORREALE Maurizio soprannominato “zozzaro”, FERRIGNO Rocco, FERRIGNO Pietro, tale PASSARO fratello di Giovanni che so essere socio del MADONIA Giuseppe per quanto riguarda il traffico della droga con la Turchia di cui mi riservo in prosieguo di riferire piu’ ampiamente, IOZZA Emanuele, BARBERI Alessandro, che costituisce l’anello di congiunzione tra il MADONIA e i sudamericani sempre per quanto riguarda il traffico di stupefacenti di cui mi riservo di parlare in seguito, CATALANO Giuseppe, CELONA Daniele, fedelissimo di ARGENTI Emanuele, e MINARDI Vincenzo detto “u marocchino”. 

ADR. Nel comune di Niscemi opera la famiglia composta da: PATERNO’ Angelo, che ne e’ il “rappresentate”, da me conosciuto fin dall’epoca

della mia affiliazione, GIUGNO Giancarlo, tale TUCCIO o TUCCI di cui non so il nome ma che conosco personalmente e sono in grado di indicare se mi venisse presentata la sua effigie, LA ROCCA di cui non so il nome ma che so essere conosciuto col soprannome di “pagota”. A Niscemi come pure a Gela sono presenti altri gruppi non facenti parte di Cosa Nostra, alcuni dei quali denominati “stiddialori” per il fatto di comprendere ex appartenenti a Cosa Nostra poi fuoriusciti per vari motivi e confluiti in questi gruppi divenuti avversi a Cosa Nostra e di cui mi riservo di riferire piu’ diffusamente in prosieguo. 

ADR. Nel comune di Mazzarino in cui tradizionalmente operava la famiglia di CINARDO Francesco, oggi decimata, attualmente operano giovani esponenti di Cosa Nostra, quali SICILIANO Salvatore detto “zapparrone”, TISA Angelo, tale SELVAGGIO che conosco ma di cui non ricordo il nome e due fratelli D’AMICO di cui non ricordo il nome ma che mi furono presentati come uomini d’onore. Esiste anche tale BONAFFINI Paolo che conosco personalmente, che non e’ ancora uomo d’onore ma che e’ avviato a diventarlo. 

ADR. L’ultimo “mandamento” come ho gia’ detto e’ composto dalle famiglie operanti a Riesi, Sommatino e Delia. Nel comune di Riesi, opera la famiglia composta da: CAMMARATA Pino detto “Pino” che ne e’ il capo, suo fratello di cui non ricordo il nome, tale LI VECCHI e tale BORDONARO di cui non ricordo il nome ma che so essere appartenenti a Cosa Nostra. Inoltre vi e’ un’altra “latata” ovvero un’altra corrente di uomini d’onore che non fanno capo ai corleonesi e al MADONIA Giuseppe come quelli che ho sopra nominato ma che stanno cercando di imporsi per affermare la vecchia tradizione di Cosa Nostra delle origini. A questo gruppo fanno parte GIAMBARRESI Calogero e suo figlio di cui non ricordo il nome ma che mi sono stati presentati entrambi, ANNALORO Giuseppe che io conosco come Giuseppe, MARAZZOTTA Gaspare, e i fratelli RIGGIO. Il contrasto tra la corrente corleonese di Cosa Nostra e l’altra corrente che sta emergendo e che si ispira ai vecchi modelli e valori di Cosa Nostra e’ una costante che riguarda tutte le famiglie della Sicilia. Mi riservo ulteriormente di riferire su questo contrasto; per ora posso anticipare che mentre la corrente dei corleonesi ha imposto dovunque i suoi uomini senza che venissero svolte elezioni, come si usava una volta, l’altra corrente e’ composta da tradizionalisti che si ispirano, a Riesi, a DI CRISTINA Giuseppe, a Palermo ai PUCCIO a MARINO MANNOIA Agostino, a PRESTIFILIPPO Mariolino, ai GRADO cugini di CONTORNO Salvatore, ai RASPA di Enna ai BORDINO e ai GALLEA di Agrigento. 

ADR. Queste due correnti un po’ dovunque hanno dato vita a fatti di

sangue di rilievo di cui mi riservo di parlare in seguito. 

ADR. Quanto al comune di Sommatino, la relativa famiglia e’ composta da PULCI Calogero, che ne e’ il “rappresentate”, LA QUATRA Francesco “sottocapo”, LA QUATRA Ignazio, PAGANO Giacomo, quest’ultimo “capo decina” di Grenoble, AMORE Luigi ed altri di cui in questo momento non ricordo i nomi. 

ADR. Nel comune di Delia opera la famiglia di cui conosco solo il capo, tale GENOVA Carmelo; non credo vi siano altri uomini d’onore in questo comune. Alle ore 13.50 il presente verbale viene sospeso per consentire al MESSINA Leonardo di consumare il pasto. Alle ore 14.35 il presente verbale viene riaperto alla presenza delle stesse persone indicate in premessa. 

ADR. Sono in condizioni di fornire indicazioni anche sulla composizione di Cosa Nostra in provincia di Enna anche se evidentemente le mie conoscenze al riguardo non possono essere complete ed estese cosi’ come per la provincia di Caltanissetta. Il “rappresentate” della provincia e’ stato sino al suo omicidio avvenuto pochi giorni fa SAITTA Salvatore di Barrafranca. Il “sottocapo” provinciale e’ l’Avv. BEVILACQUA anch’egli di Barrafranca, “consigliere” della “provincia” era MICCICHE’ Liborio (“Borino”), capo della famiglia di Pietraperzia, assassinato poco prima del mio arresto. Le mie conoscenze sulla organizzazione di Cosa Nostra nella provincia di Enna sono dovute appunto alla mia familiarità’ con le tre persone che ho sopraindicato. Precisero’ in seguito le ragioni della mia conoscenza con i tre in questione e forniro’ indicazioni sulle attivita’ illegali da essi svolte. 

ADR. Non sono in condizione di fornire una completa indicazione dei nominativi degli appartenenti alle varie famiglie della provincia di Enna. Posso solo dire che in comuni come Barrafranca e Pietraperzia vi sono famiglie molto numerose molti componenti delle quali mi sono stati presentati grazie sempre ai miei rapporti con BEVILACQUA, MICCICHE’ e SAITTA. Ricordo solo alcuni nominativi. A Pietraperzia ricordo di aver conosciuto come uomini d’onore MONACHINO Giovanni, SALOMONE Filippo, DI CALOGERO Vincenzo, FARRUGGIA Calogero, quest’ultimo capo della decina che la famiglia di Pietraperzia ha a Cologno Monzese. MICCICHE’ Liborio (Borino), inoltre, portandomi al comune di Pietraperzia mi presento’, otto o nove mesi fa, come uomo d’onore il segretario comunale di cui non ricordo al momento il nome e che mi venne detto essere appartenente alla famiglia mafiosa di Favara. A parte le persone che ho indicato io conosco comunque quasi tutti gli uomini d’onore della famiglia di Pietraperzia anche se non ne ricordo i nomi e sono in grado di riconoscerli se me ne vengono mostrate le fotografie.

Quanto alla famiglia di Barrafranca conosco come appartenenti ad essa, oltre che ai gia’ citati SAITTA Salvatore e BEVILACQUA, PRIVITERA Gaetano e tale VALVO, figlio del defunto VALVO Paolo gia’ “rappresentate” provinciale prima del SAITTA Salvatore. Anche in questo caso conosco altri uomini d’onore di questa famiglia e, pur non ricordandone i nomi sono n condizione di riconoscerli se me ne viene mostrata la foto. A Valguarnera operavano SEGGIO Francesco (Ciccio) e SEGGIO Mariano, padre e figlio, entrambi assassinati dal gruppo di MADONIA Giuseppe al tempo della sua ascesa. Va detto che i cadaveri dei due non sono mai stati trovati. Il SEGGIO Francesco era stato “rappresentate” provinciale di Enna dopo tale MONGIOVI’ e prima di VALVO Paolo. Per completezza di questa ricostruzione storica devo dire che tra il SEGGIO Francesco e il VALVO Paolo vi era stato un breve periodo in cui “rappresentante” provinciale era stato tale Giacomino di cui non ricordo il cognome, di Villarosa. Questi e’ ancora in vita anche se ha subito anni addietro un attentato per cui attualmente non ha piu’ contatti con alcun appartenente all’organizzazione. Se necessario in seguito forniro’ ulteriori particolari su questa persona e sulla sua storia. Attualmente a Valguarnera “rappresentate” della famiglia e’ CASTORO Giuseppe. Altro affiliato e’ tale DI CATALDO titolare di una impresa di movimento terra sulla statale Enna – Catania al bivio per Agira. Non mi risulta che vi siano altri uomini d’onore a Valguarnera. La famiglia di Enna ha come “rappresentate” tale Aurelio che io conosco personalmente anche se non ricordo il nome completo. Fanno parte di questa famiglia SEVERINO Paolo che ha un negozio di abbigliamento ad Enna, nonche’ un altro giovane che ugualmente conosco di persona ma di cui non ricordo il nome; quest’ultimo ha i capelli rossicci e i baffi e dovrebbe essere mio coetaneo. Circa un anno e mezzo fa e comunque poco prima della morte di VALVO Paolo, lo vidi nella casa di compagna di quest’ultimo ove era giunto con una autovettura A/112 colore amaranto. ADR. Mi risulta che nella maggior parte dei paesi della provincia di Enna vi siano numerose famiglie di Cosa Nostra ma non sono in grado di fornire precise indicazioni al riguardo perche’ non sono mai stati presentati i rispettivi uomini d’onore. Bisogna capire che una delle regole fondamentali di Cosa Nostra e’ che la conoscenza degli uomini d’onore normalmente non puo’ spaziare al di la del proprio paese o al massimo del proprio “mandamento”. 

ADR. Come ho gia’ detto io sono in condizione di riferire dopo avere delineato la composizione personale delle varie famiglie di Cosa Nostra da me conosciute, anche i

particolari delle molteplici attivita’ delittuose che vengono gestite dall’organizzazione. Posso anticipare che tali attivita’ consistono nel traffico degli stupefacenti, nel controllo degli appalti pubblici, che date le condizioni economiche delle provincie di Caltanissetta ed Enna ,costituisce il grosso dell’attivita’. Inoltre, l’organizzazione si dedica alla mediazione di terreni e di immobili in genere e anche ad attivita’ estorsive, oltre che al controllo del voto nelle elezioni politiche ed amministrative.

Il presente verbale viene chiuso alle ore 15.20 e l’interrogatorio viene rinviato alle ore 9.00 di domani 8 luglio 1992.

 

Fatto, letto, confermato e sottoscritto in data e luogo di cui sopra.

F.TO: F.P. GIORDANO, C. PETRALIA, E. LAPI, C. CASABONA, G. CALDAROZZI, L. MESSINA.

 

PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI CALTANISSETTA  – DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA – 

 

L’anno millenovecentonovantadue, addi’ 8 del mese di Luglio, alle ore 15.45 in Roma, negli Uffici del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, davanti al Sostituto Procuratore della Repubblica Dr. Francesco POLINO, assistito dal V. Isp. LAPI Enrico del S.C.O. – N.C.A. L’Ufficio preliminarmente da atto che l’interrogatorio programmato per questa mattina alle ore 9.00 e’ stato differito al pomeriggio per contestuali impegni dei Sostituti Procuratori GIORDANO e PETRALIA. E’ comparso MESSINA Leonardo, gia’ qualificato. E’ presente il difensore di fiducia Dr. Proc. FORESTA Santino anche in sostituzione dell’Avv. LI GOTTI Luigi. Opportunamente interrogato il MESSINA dichiara: A completamento dei nominativi che ho fatto nei precedenti verbali devo dire che nella famiglia di Mussomeli fa parte anche MONREALE Nino inteso “re d’oro”; il predetto e’ proprietario di una azienda agricola sita in territorio di Marianopoli e precisamente alle spalle del feudo Mamiani, devo aggiungere ancora che fanno parte della famiglia di Villarosa, LA PLACA Salvatore il quale nel mese di maggio e’ stato detenuto per pochi giorni per il reato di cui l’art. 416 bis C.p.. Inoltre fa parte della famiglia di Villarosa certo PANTANO che svolge attivita’ nel trasporto di inerti. ADR. Di tutti i nominativi che ho fatto fino a questo momento devo dire che ho conoscenza diretta della loro appartenenza a Cosa Nostra perche’ mi sono stati presentati singolarmente. ADR. Le riunioni avvengono solitamente nelle nostre case private in citta’ o in campagna e soli da rado in qualche locale pubblico. 

ADR. Alle predette riunioni si puo’ anche andare armati e solo nel caso la riunione riguardi due famiglie in contrasto tra loro, all’ingresso viene incaricato un uomo d’onore per il ritiro delle armi.

ADR. Con la terminologia “coduti” si intende far riferimento ai “soldati” di Cosa Nostra che appunto costituiscono la “coda”. Prima di proseguire nell’interrogatorio a dimostrazione del mio sincero pentimento e della volonta’ di collaborare in pieno con la Giustizia, voglio precisare che nella autovettura Mercedes, intestata a mia moglie che dovrebbe trovarsi in questo momento all’interno della Questura di Caltanissetta, trovasi occultata una pistola calibro 38 con il relativo munizionamento. Tale arma e’ esattamente collocata dietro il vano portaoggetti del sedile anteriore destro; per prelevarla occorre smontare il pannello svitando due viti.

Con detta pistola io ho eseguito il tentato omicidio del BORDINO Angelo di cui ho gia’ parlato; tale pistola proveniva dalla Germania e mi e’ stata data dai fratelli RIBISI.

ADR. Riguardo le telefonate che io ho fatto con MERCENO’ Calogero nel mese di aprile, devo dire che quando si parla di elezioni si intende fare riferimento alle imminenti elezioni che dovevano tenersi a San Cataldo per la mia nomina a “rappresentate” della famiglia.

Si da’ atto che a questo punto intervengono i Sostituti Procuratori della Repubblica Dr. Carmelo PETRALIA e Dr. Francesco Paolo GIORDANO e per esigenze investigative il V. Questore Agg. Dr. CASABONA Carmelo, Dirigente della Squadra Mobile di Caltanissetta. Voglio precisare che l’aiuto che nell’occasione io ho chiesto al MERCENO’ non era attinente alle predette elezioni, ma era attinente al recente omicidio consumato in danno del mio amico MICCICHE’ Liborio. Per tale motivo avevo richiesto tre armi con silenziatori perche’ mi erano state richieste dagli amici di MICCICHE’ di Pietraperzia per potersi vendicare.

ADR. In effetti la pistola sequestrata a MERCENO’ Salvatore era una delle tre che io avevo richiesto a MERCENO’ Calogero. Faccio presente che MERCENO’ Calogero ed anche il fratello MERCENO’ Giuseppe non fanno parte di Cosa Nostra essendo i predetti “capi bastoni” della ‘Ndrangheta rispettivamente a Como e a Varese. Voglio aggiungere che la pistola sequestrata a MERCENO’ Calogero non doveva essere consegnata a me e tale circostanza puo’ essere confermata da una certa Rosa, moglie di MERCENO’ Angelo che e’ fratello di MERCENO’ Salvatore. Per gli stessi motivi posso escludere che tali armi dovessero servire per commettere un omicidio nel corso delle processioni previste a San Cataldo per la settimana santa.

Le SS.LL. mi richiedono di riferire piu’ dettagliatamente i fatti che sono a mia conoscenza relativamente alla strage in cui sono stati uccisi il Dr. FALCONE, la consorte e gli uomini della sua scorta. Mi riporto anzitutto a quanto da me dichiarato al Dr. ALIQUO’ e BORSELLINO, Pubblici Ministeri di Palermo, in data 30/6/1992, nonche’ al Dr. CELESTI e POLINO, Pubblici Ministeri di Caltanissetta, in data 1/7/1992.

ADR. Ribadisco che tra gli uomini d’onore della provincia di Caltanissetta e i siracusani vi sono stati sempre buoni rapporti e scambio reciproco di favori. Al riguardo posso dire che il rapporto amichevole con i siracusani ha inizio sin dall’epoca della mia iniziazione, che come ho gia’ detto avvenne nei locali della vetreria “VE.ME” di proprieta’ di

TERMINIO Nicolò, ANZALONE Filippo, NARO Michele, RIZZA Salvatore, MAURO Ignazio, MADONIA Giuseppe, una settimana dopo l’omicidio di TERMINIO Nicolò. In quella occasione, dopo la cerimonia di iniziazione, si tenne una riunione dei componenti della “provincia”. Erano presenti MADONIA Giuseppe, SORCE Giuseppe, chiamato “Nasca”, SORCE Salvatore, POLARA Salvatore, LA MATTINA Antonino, PATERNO’ Angelo, ARCERITO Salvatore, BURCHERI Vincenzo, io stesso, PELONERO Rosario, CALI’ Salvatore, RINALDI Calogero, NARO Lorenzo, RIGGI Giuseppe, MANGIONE Angelo. In quella mattina come ho gia’ riferito eravamo stati affiliati all’organizzazione io, PELONERO Rosario, CALI’ Salvatore e RINALDI Calogero. L’affiliazione e’ avvenuta separatamente per ciascuno di noi. Successivamente, quando siamo stati ammessi alla riunione, si e’ iniziato a parlare della guerra in corso tra la famiglia di San Cataldo e un gruppo non appartenente a Cosa Nostra formato da PLICATO Loreto, CERRUTO Carmelo, CERRUTO Fiorenzo, FALZONE Dario, CASTRONOVO Giovanni, oltre SPINELLO Antonio, gruppo prevalentemente dedito alle estorsioni e rapine. Nella predetta riunione si delibero’ di uccidere PLICATO Loreto che col suo gruppo aveva sostanzialmente decapitato la nostra famiglia di San Cataldo sopprimendo CALI’ Luigi e TERMINIO Nicolò. Poiche’ il PLICATO Loreto abitava a Palermo benche’ fosse nativo di Vallelunga, per decidere la sua uccisione occorreva l’autorizzazione di un organismo superiore alla famiglia, vale a dire la “provincia”. Ecco perche’ si discusse della questione. Inoltre si delibero’ di uccidere il Brigadiere degli Agenti di Custodia allora in servizio presso il carcere di San Cataldo, CERRUTO Carmelo, per vendetta contro coloro che avevano ucciso TERMINIO e CALI’. Per questo omicidio del Brigadiere CERRUTO era sufficiente la deliberazione da parte della famiglia in quanto l’omicidio doveva avvenire in territorio di San Cataldo, in ogni caso, essendo il CERRUTO un appartenente alle Forze dell’Ordine, la contestuale presenza della “provincia” assicurava il rispetto di quella regola secondo cui per gli omicidi di questo tipo occorreva l’autorizzazione di organismi superiori. In quella circostanza il MADONIA Giuseppe chiamati in disparte NARO Lorenzo e BURCHERI Vincenzo, disse loro che, poiche’ lo IANNI’ Francesco aveva in mano i siracusani appariva opportuno incaricare qualcuno di loro per il predetto omicidio evitando che persone del luogo potessero essere eventualmente scoperte dal CERRUTO Carmelo. Io non posso dire di aver ascoltato questa conversazione pero’ il contenuto di essa mi e’ stato riferito successivamente dal BURCHERI Vincenzo il quale ebbe a dirmi che si

sarebbe recato dallo IANNI’ Francesco per incaricarlo di questa incombenza. L’omicidio poi fu consumato realmente ad opera di elementi siracusani oltre a un San Cataldese, precisamente TERMINIO Cataldo il quale guidava la macchina a bordo della quale giunsero a San Cataldo due uomini di Siracusa, tale DI BENEDETTO Giuseppe ed un altro di cui non ricordo il nome. Mi riservo in prosieguo di parlare piu’ diffusamente di questo omicidio. Quello che desidero sottolineare e’ il rapporto tra nisseni e siracusani. Infatti dopo sette, otto mesi circa la mia famiglia e la mia “provincia” mi affidarono l’incarico insieme a RINALDI Calogero e PELONERO Rosario di uccidere a BELFIORE Salvatore detto ” u cinese”, evento che non si verifico’ giacche’ il BELFIORE rimase soltanto ferito a seguito dell’esplosione di due colpi di fucile in direzione dello stesso. Anche di questo episodio mi riservo in prosieguo di riferire piu’ diffusamente. 

ADR. Premetto che BURCHERI Vincenzo era stato messo “fuori confidenza” perche’ era corsa voce che fosse un confidente della Polizia e quindi questa misura era stata adottata prudenzialmente giacche’ ancora non vi erano delle prove certe di tale infamante accusa. Nonostante cio’ TERMINIO Cataldo, a cui era nota la posizione di “fuori confidenza” del BURCHERI, continuava a frequentare la macelleria di quest’ultimo a San Cataldo. Richiesto del motivo di tale frequentazione, circa un mese prima del mio ultimo arresto, il TERMINIO ebbe a dirmi che era arrivato un ordine dalla “provincia” di tenere vicino alla famiglia il BURCHERI dati i suoi buoni rapporti con i siracusani. Non mi disse altri particolari ne’ io chiesi altre spiegazioni. Questo fatto mi e’ tornato in mente allorche’, condotto in carcere a Caltanissetta, dopo l’arresto dell’aprile di quest’anno, incontrai in uno dei corridoi del carcere il mio vecchio amico DI BENEDETTO Giuseppe detto ” u piattaro “, il quale mi chiese come mai BURCHERI Vincenzo avesse cercato un appuntamento con tale URSO Agostino di Siracusa ed inoltre se io, BURCHERI e TERMINIO fossimo ancora in buoni rapporti. Alla mia risposta affermativa su quest’ultimo punto il DI BENEDETTO mi riferi’ che in un ristorante di Avola si erano incontrati Agostino URSO, CAMMARATA Pino e TERMINIO Cataldo e che questo incontro era stato favorito da SALAFIA Valentino di Villasmundo, a cui si era rivolto BURCHERI Vincenzo. Il DI BENEDETTO Giuseppe preciso’ durante la conversazione che quell’incontro si era svolto poco tempo prima e che il motivo dell’incontro stesso era dovuto al fatto che il CAMMARATA Pino ed il TERMINIO Cataldo avevano richiesto due telecomandi ad URSO Agostino e che questi gliela aveva dati.- ADR. Preciso che data la mia

amicizia e rapporto di familiarita’ col DI BENEDETTO Giuseppe, durante i brevi momenti di incontro che il regime carcerario di Caltanissetta consente, avevo riallacciato i rapporti col medesimo, col quale avevo anche commentato il rigore del trattamento penitenziario dovuto alla gestione del Direttore Dr. VILLANOVA, che per la verita’ e’ talmente inviso ai detenuti, specialmente a quelli facenti parte a Cosa Nostra, che era stato oggetto di attenzioni da parte di alcuni uomini d’onore palermitani. Costoro avevano provveduto a far giungere fuori dal carcere la decisione di avvicinare il Dr. VILLANOVA per “struppiarlo” sfruttando il fatto che egli doveva lasciare la sua autovettura nei pressi di C.so dei Mille a Palermo. 

ADR. In uno di questi colloqui col DI BENEDETTO, costui ebbe a riferirmi quanto ho appena dichiarato alle SS.LL. Tra me e me io avevo immaginato che con i telecomandi richiesti, come mi aveva detto DI BENEDETTO, a tale URSO Agostino, si doveva portare a termine qualche azione criminosa di rilievo. Cio’ avevo ritenuto anche perche’ l’incarico di far contattare BURCHERI Vincenzo con i siracusani era partito dalla “provincia”, cioe’ direttamente da MADONIA Giuseppe ed inoltre CAMMARATA Pino, presente all’incontro con URSO, e’ il “capo mandamento”. Non appena io ricevetti questa notizia, la tenni a mente senza attribuirle alcun particolare valore. Successivamente, dopo la strage in cui sono stati uccisi il Giudice FALCONE, la moglie e la scorta, mi venne in mente la notizia che avevo appreso e fu da me ricollegata alla strage quasi naturalmente, la stessa cosa penso’ il DI BENEDETTO ed infatti egli, dopo la strage, ebbe a farmi i complimenti alludendo al lavoro ben fatto cui aveva contribuito in maniera determinante la famiglia di Caltanissetta. Nel carcere, appena si sparse la notizia della strage alcuni detenuti cominciarono a rumoreggiare in segno di festa, al piano terra ove sono ristretti detenuti comuni non uomini d’onore oltre ai cosi’ detti “stiddari”. I detenuti appartenenti a Cosa Nostra si trovavano al secondo piano. Ricordo che io ed altri uomini d’onore ci rivolgemmo a voce alta a coloro che facevano questi rumori per farli cessare da ogni manifestazione di gioia. E cio’ per evitare che nel carcere sorgessero problemi di restrizioni in reazione a questo comportamento. Posso dire pero’ che nella mia cella si brindo’ con del vino alla notizia della morte del Dr. FALCONE. Il DI BENEDETTO Giuseppe non mi disse nulla in merito ad URSO ne io chiesi nulla. 

Egli mi chiese come mai il BURCHERI Vincenzo si fosse rivolto a SALAFIA Valentino, precisandomi che esso DI BENEDETTO Giuseppe che un tempo era appartenuto al gruppo di SALAFIA Nunzio e

Valentino, al quale facevano capo anche tali RAGONA e GENOVESE, per contattare il predetto URSO Agostino, essendo esso DI BENEDETTO passato al gruppo URSO, che mi risulta far capo al noto PILLERA Turi.- ADR. Ho avuto notizia dell’uccisione di URSO Agostino quando gia’ avevo intrapreso la mia collaborazione con le Autorita’. Ho subito ricollegato tale omicidio all’ipotesi che non essendo URSO uomo d’onore, Cosa Nostra avesse potuto eliminare coloro che erano coinvolti con la strage senza essere uomini d’onore. 

ADR. Quanto alla riunione della “regione” di cui ho piu’ volte parlato nel corso dei precedenti interrogatori, ribadisco che io ne ebbi notizia nel corso di un incontro con MICCICHE’ Liborio e l’Avv. BEVILACQUA nella casa del primo a Pietraperzia. Come ho gia’ detto mi ero recato a trovare il MICCICHE’, circa due mesi prima del mio arresto, insieme a tale LUPO di San Cataldo ed ad un altro giovane amico del LUPO. I due fanno parte di una cooperativa organizzata dal P.d.S. di San Cataldo che doveva eseguire lavori di costruzione di un capannone in territorio di Barrafranca, ritengo per conto di qualche Ente pubblico. Si tratta di giovani “puliti” cioe’ estranei al mondo del crimine che, per esigenze del loro lavoro si trovano costretti a prendere contatti con noi di Cosa Nostra. Che siano comunisti o fascisti le regole sono queste e loro si devono adeguare. La cooperativa l’appalto ormai l’aveva avuto e ritengo senza interventi da parte della nostra organizzazione. La regola vuole pero’ che qualunque impresa inizi un lavoro nel territorio di una famiglia, deve prendere contatti con un uomo d’onore di quella famiglia per stabilire o la percentuale da pagare alla famiglia mafiosa in rapporto al valore complessivo dell’opera da realizzare oppure il pagamento della tangente per cosi’ dire “in natura”, nel senso che l’impresa si impegna ad acquistare materiali necessari per la costruzione presso una ditta segnalata dalla famiglia mafiosa e quasi sempre ricongiungibile ad un uomo d’onore, oppure a rivolgersi ad un’impresa di movimento terra di un uomo d’onore oppure di assumere come dipendente una persona da noi segnalata che puo’ essere o no uomo d’onore, tutto’ cio perche’ consente alla famiglia di favorire qualcuno del paese ed acquisire meriti e consensi presso l’opinione pubblica. ADR. Il LUPO si era rivolto a me su segnalazione di un dipendente dell’ufficio di collocamento di San Cataldo tale BONAFFINI, originario di Pietraperzia. 

Il BONAFFINI e’ un ex comunista transitato nelle file della D.C. e quindi ha rapporti sia con i suoi ex compagni di partito sia con noi della mafia perche’, come ho detto e come chiariro’ meglio in seguito, molti esponenti

della D.C. locale hanno stretti rapporti con Cosa Nostra e comunque ci conoscono bene e sanno chi e’ mafioso e chi non lo e’. Il LUPO fu quindi indirizzato da me proprio da BONAFFINI ed io di buon grado lo accompagnai dal MICCICHE’ Liborio che pur essendo a quel tempo “rappresentate” della famiglia di Pietraperzia era anche “consigliere” della “provincia” di Enna oltre che socio in affari di SAITTA Salvatore “rappresentante provinciale” per Enna. In questo modo io mettevo in contatto il LUPO con personaggi ancor piu’ rappresentativi dei semplici appartenenti alla famiglia di Barrafranca. Se chiamerete il LUPO, egli stesso potra’ confermarvi che dopo quell’incontro egli si e’ sempre recato da solo a trattare con la “famiglia” di Barrafranca e che l’accordo stipulato in mia presenza col MICCICHE’ prevedeva che la cooperativa si impegnava a rivolgersi per il movimento terra all’impresa del SAITTA, ad acquistare il calcestruzzo all’impresa del MICCICHE’ ed acquistare altro materiale edile dalle ditte segnalate dalla “famiglia”. 

ADR. Giungemmo a casa del MICCICHE’ intorno alle 11.30, viaggiammo sull’auto del LUPO, credo una Prisma. Mentre ci trovavamo a casa del MICCICHE’, dopo le presentazioni e la mia “segnalazione” del LUPO e della sua impresa al MICCICHE’, giunsero insieme l’Avv. BEVILACQUA e MONACHINO Giovanni. Il MICCICHE’ condusse me e i due nuovi arrivati in cucina. Li’ il MICCICHE’ mi disse che non era possibile neppure andare a pranzare perche’ stava per avere inizio proprio li’ nella zona di Pietraperzia una riunione della “regione” e tutti loro dovevano recarvisi. Il MICCICHE’ chiese al MONACHINO se era andato a prendere a Toto’, alludendo a SAITTA Salvatore e ne ottenne risposta affermativa. In pratica il MICCICHE’ e gli altri dovevano recarsi nel luogo in cui doveva tenersi la riunione. E’ chiaro che essi non avrebbero partecipato direttamente all’incontro ma che la loro presenza era necessaria per ovvie ragioni di ospitalita’ posto che l’incontro avveniva nel loro territorio. 

ADR. Fu proprio li’, nella cucina di casa sua che MICCICHE’ Liborio mi fece i nomi di coloro che dovevano partecipare alla riunione della “regione” e cioe’ RIINA Salvatore, MADONIA Giuseppe, PROVENZANO Bernardo, SANTAPAOLA Benedetto e BARBERO Angelo. Mentre i primi quattro erano nomi a me ben noti, il nome del BARBERO lo sentii in quella occasione per la prima volta ne successivamente ne ho piu’ sentito parlare. Sono sicuro del nome per come lo ho indicato ma non posso dire con altrettanta certezza se costui sia di Catania o della zona di Catania. Ne in quella occasione ho chiesto ragguagli al MICCICHE’ Liborio o agli altri in proposito.- A questo punto si allontana il Dr. PETRALIA.

ADR. Non sono a conoscenza di altre riunioni simili nello stesso territorio. Posso dire pero’ che appena mi fu comunicata la notizia della riunione della “regione” io intuii che il motivo di tale riunione doveva essere ricollegato ad una situazione di emergenza e di una certa importanza, perche’ simili riunioni non avvengono periodicamente ma solo quando si presenta la necessita’ di deliberare su questioni che riguardano l’intera organizzazione di Cosa Nostra. Anche perche’ i partecipanti a simili riunioni rischiano di essere contemporaneamente vittime di agguati o di incappare in controlli di Polizia che potrebbero riservare sorprese. Io ho ricollegato questa riunione, dopo avere appreso la notizia della strage di Capaci, alla stessa strage, pur non potendo affermare logicamente di essere a conoscenza che in quella riunione si e’ discusso della necessita’ di sopprimere il Giudice FALCONE. Questa riunione e’ avvenuta qualche mese dopo l’elezione di MADONIA Giuseppe nel governo “mondiale” di Cosa Nostra, quale numero due. Ho saputo di questa elezione ai primi di gennaio di quest’anno allorche’, trovandomi nei locali della “ICELC” in contrada Camatrice di Pietraperzia, ho saputo tale circostanza da MICCICHE’ Liborio il quale ebbe a dirmi che stava andando a trovare Giuseppe MADONIA per portargli in dono per l’occasione della sua elezione un paio di scarpe di manifattura artigianale ordinate a Roma. Lo stesso tipo e’ stato regalato a me e a TASCA Carmelo sempre da Borino MICCICHE’. ADR. La notizia delle elezioni di Giuseppe MADONIA nel governo “mondiale” di Cosa Nostra suscito’ in me qualche sorpresa giacche’ fino a quel momento si era pronosticato l’elezione di RIINA Salvatore e PROVENZANO Bernardo. Tutto cio’ mi ha indotto a pensare che all’interno di Cosa Nostra si sia potuta determinare una frattura tra Toto’ RIINA e Bernardo PROVENZANO. Ho inoltre ricollegato questo fatto ad una voce che avevo raccolto all’interno dell’organizzazione secondo la quale PROVENZANO avrebbe fatto uccidere LEGGIO Giuseppe, nipote del noto LO CASCIO Luciano e LO CASCIO Vincenzo. Null’altro di certo e di specifico sono in grado di riferire su questo argomento. 

ADR. Nulla sono in grado di riferire a proposito dell’omicidio in danno del Dr. LIVATINO Rosario, pero’ mi risulta che gli imputati di tale delitto, PACE e AMICO, sono stati gli autori dell’omicidio in danno di RIBISI Gioacchino consumato nella pizzeria “Zingarello” di Palma di Montechiaro nel 1989. Tale circostanza mi fu riferita sia dai fratelli di RIBISI Gioacchino, RIBISI Pietro ed RIBISI Ignazio ed anche dalla di lui vedova TERMINI originaria di Camastra.

ADR. Sono in grado di riferire notizie utili in merito

all’omicidio di MICCICHE’ Liborio avvenuto in Pietraperzia il 4 aprile u.s. La mattina di lunedi’ 6 aprile mi sono recato regolarmente a lavorare nella miniera di Pasquasia e successivamente mi sono recato a casa del MICCICHE’ ove ho incontrato MONACHINO Giovanni, CASTORO Giuseppe, Mario di cui non ricordo il cognome ma e’ un Cugino del MICCICHE’ ed altri. Ad un certo punto quella mattina sono rimasto solo con il predetto Mario e allora ne ho approfittato per chiedere chi fossero stati gli autori dell’omicidio. Questi mi confido’ che autore era SALOMONE Filippo e il proprio figlio di anni 16. Mario mi confido’ che era certo dell’identita’ dei due killer perche’ la sera del 4 aprile Filippo SALAMONE ed il figlio erano stati visti dal titolare dell’officina sita all’ingresso di Pietraperzia nell’atto di togliersi il cappuccio che avevano evidentemente messo per compiere l’omicidio e non farsi riconoscere. Il titolare dell’officina, di cui non ricordo il nome, ma e’ facilmente identificabile rivelo’ subito quanto visto al Mario in quanto anch’egli uomo d’onore. Quella mattina il Mario mi chiese delle armi possibilmente silenziate perche’ intendeva vendicare la morte del MICCICHE’. Mi risulta una valida causale per l’omicidio del MICCICHE’, poiche’ quest’ultimo nel corso dell’anno 1990 aveva fatto uccidere un fratello del SALAMONE. 

ADR. In effetti il MICCICHE’ stava costruendo una villa in contrada Madonnuzza, ma contrariamente a quanto pubblicato su qualche articolo di stampa, non e’ vero che egli la intendesse adibire a bunker. Non e’ altresi’ vero che il MICCICHE’ temesse per la propria vita. ADR. Sono in grado di riferire particolari utili in merito all’omicidio in danno di VIGLIANESE Sebastiano, catanese ucciso a Caltanissetta nel maggio 1991. L’omicidio in questione e’ da collegare allo scippo della somma di 35 milioni commesso nella stessa mattina in danno di MILAZZO Giovanna che e’ mia comare in quanto e’ madrina di comunione di mia figlia Tiziana. La MILAZZO fu scippata nella piazza principale di Caltanissetta e all’inseguimento che la predetta ha tentato inutilmente erano casualmente presenti ONORATO Giuseppe, CURATOLO Salvatore, LOMBARDO Leonardo ed io stesso. L’ONORATO, il LOMBARDO ed il CURATOLO si dissero in quella occasione convinti che lo scippo era stato consumato da alcuni giovani catanesi che erano stati fatti venire a Caltanissetta da VIGLIANESE Sebastiano. Nella stessa mattinata dopo alcune ore mi incontrai in viale Trieste all’altezza dell’istituto magistrale con ONORATO Giuseppe, CURATOLO Salvatore e RINALDI Calogero. Mi fermai con loro ed ebbi modo di ascoltare che ONORATO Giuseppe e CURATOLO Salvatore stavano mettendo al corrente RINALDI Calogero dello

scippo avvenuto nella mattinata. Subito dopo ho avuto modo di sentire dire a RINALDI testualmente: “ora ci ha rotto i coglioni e lo ammazziamo”. Quindi mi sono allontanato tornando a San Cataldo e poi nel pomeriggio mi sono recato a Palermo presso la concessionaria BMW per prelevare un pezzo che mancava al nostro magazzino. Ritornato la sera a San Cataldo appresi che il VIGLIANESE Sebastiano era stato ucciso. Qualche giorno dopo incontrai PALERMO Angelo uomo d’onore della famiglia di Caltanissetta il quale mi riferi’ che i killer del VIGLIANESE si erano avvalsi di una autovettura Seat Ibiza di proprieta’ di un figlioccio di detto PALERMO. Non so se si tratta di un figlioccio nel senso di un giovane battezzato o cresimato dal PALERMO ovvero se si tratta di una parola usata nel gergo malavitoso per indicare una persona legata da stretti vincoli di devozione. Non sono in grado di precisare il nome di questo giovane. Il PALERMO mi disse pure che era stato il “figlioccio” a dare le chiavi della macchina e che autori materiali dell’omicidio erano stati dei latitanti gelesi che si nascondevano a Caltanissetta da alcuni mesi in un appartamento in viale Trieste. In particolare il PALERMO mi fece il nome di TRUBIA Pasquale. Il presente verbale viene chiuso alle ore 20.30, e l’interrogatorio viene rinviato alle ore 9.00 di domani 9/7/1992.

Fatto, letto, confermato e sottoscritto in data e luogo di cui sopra.

F.TO: F. POLINO, E. LAPI, L. MESSINA.