La tragedia della morte di mio marito? Ho sempre pensato, come tutti in famiglia, che una disgrazia o ti annienta o ti fa diventare più forte. Chi ha fede, un equilibrio interiore coltivato negli anni, non deve mai dire: il Signore mi ha castigato. Paolo era il primo a mettere in pratica questa convinzione. E noi, i suoi familiari, siamo forti dentro anche perché sappiamo di dover onorare la sua memoria, di doverci impegnare ancora di più rispetto a quando Paolo era in vita, per non rendere vani i suoi insegnamenti. Lo dico in tutta umiltà, senza ipocrisia: il dolore, lo strazio per la perdita di Paolo, non ci ha incattiviti. Porteremo con noi, per tutta la vita, il bagaglio etico e morale che mio marito ci ha lasciato. Cerchiamo ogni giorno, con le nostre piccole possibilità, di trasmettere agli altri questo patrimonio che abbiamo avuto in eredità.
Leggendo con i miei figli (qui in ospedale dove purtroppo affronto una malattia incurabile con la dignità che la moglie di un grande uomo deve sempre avere) le notizie che si susseguono sui giornali, dopo alcuni momenti di sconforto ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese, perché mi rendo conto che abbiamo il dovere di rispettarle e servirle come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato, non indietreggiando nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato attorno a lui. Oggi voglio rendere omaggio a tutte quelle persone che hanno creduto in mio marito e nel lavoro di mio marito.
Tratto da: Ti racconterò tutte le storie che potrò
AGNESE BORSELLINO:“Ti racconterò tutte le storie che potrò. Così il nostro sarà un romanzo che non finirà mai, sino a quando io vivrò. La lieta novella manterrà sempre fresco il nostro amore. Perché l’amore ha bisogno di mantenersi fresco”. “Ho deciso di fare questo racconto una mattina, una di quelle mattine che avrebbero reso felice Paolo. Mentre sorgeva il sole, lui si accorgeva di un nuovo germoglio nelle piante sistemate con cura sul balcone della nostra casa di via Cilea. Sorrideva, rideva anche di gusto. Quante volte l’ho guardato strano in quelle mattine. Gli chiedevo: ‘Paolo a chi sorridi’? Mi diceva: ‘Sorrido a fratello sole, perché oggi ci donerà un’altra bella giornata’ E accarezzava i nuovi germogli: ‘Sai, Agnese’, sussurrava, ‘sono un uomo fortunato, perché alla mia età riesco ancora ad emozionarmi’.”Da “Ti racconterò tutte le storie che potrò”
AGNESE PIRAINO BORSELLINO