Il FILM – video
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Luca Zingaretti racconta i “57 giorni” di Paolo Borsellino
A 30 anni esatti dalla strage di via d’Amelio in cui perse la vita il magistrato siciliano Rai propone il film che racconta i giorni dopo la morte di Falcone
Esattamente 30 anni fa, il 19 luglio 1992, all’altezza del numero 21 di via Mariano D’Amelio a Palermo, Paolo Borsellino e i suoi cinque agenti di scorta cadevano vittime di un attentato di stampo mafioso. La strage di via d’Amelio scuoteva nuovamente l’Italia intera solamente 57 giorni dopo la strage di Capaci, in cui a perdere la vita era stato un altro magistrato antimafia, Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti di scorta.
Paolo Borsellino – I 57 giorni, il film
Diretto da Alberto Negrin e con Luca Zingaretti nei panni del magistrato siciliano, Paolo Borsellino – I 57 giorni racconta i due mesi tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio. La fiction inizia infatti il 23 maggio 1992, data dell’assassinio di Giovanni Falcone; nello stesso giorno il giudice deve incontrare a pranzo il collega e amico Paolo Borsellino per festeggiare la nomina alla “Superprocura”. Dopo quell’incontro saltato per tragedia, Borsellino inizia le indagini per fare luce sugli eventi. Quei giorni, però, sono un crescendo di tensione: il magistrato palermitano sa che anche lui è nel mirino di Cosa Nostra, ed è questione di 57 giorni prima che il suo destino si leghi tristemente a quello dell’amico Giovanni.
Luca Zingaretti
Nel corso della sua lunga carriera attoriale, Luca Zingaretti si è spesso trovato a raccontare la realtà siciliana e i delitti mafiosi. Dalla battaglia del suo iconico Commissario Montalbano contro le famiglie fittizie dei Sinagra e dei Cuffaro fino a Alla luce del sole, la storia del parroco Giuseppe “Pino” Puglisi, assassinato da Cosa Nostra nel 1993 e tante altre produzioni, l’attore e regista romano è sempre stato in prima linea nel narrare la tremenda realtà delle organizzazioni criminali italiane. Fonte: Rai 19 luglio 2022
Lei ha interpretato tanti italiani eccellenti, Pietro Nenni, Paolo Borsellino, Adriano Olivetti… Chi l’ha cambiata di più?
«Forse Borsellino. Quando preparo un ruolo, studio, parlo con tante persone. La madre, i figli mi hanno accolto come in famiglia. Lui era talmente grande che mi venne un senso di inadeguatezza.
Noi pensiamo che gli eroi non provino paura, ma ne hanno quanto noi, solo che sanno dominarla perché hanno una motivazione e io ho capito la sua: era innamorato della vita, amava fare il bagno in mare, amava la compagnia.
Negli ultimi 57 giorni sapeva di essere braccato, ma era un eroe perché non ha fatto nulla per sottrarsi, anche se per lui la vita valeva tanto». CORRIERE DELLA SERA