Con WOJTYLA la SVOLTA ANTIMAFIA della CHIESA

 

9 maggio 1993 L’anatema contro i mafiosi di GIOVANNI PAOLO II ad Agrigento – video


CON WOJTYLA LA SVOLTA ANTIMAFIA DELLA CHIESA

 

Mai un papa – prima di Karol Wojtyla -, ricorda l’arcivescovo di Monreale, si era mai rivolto con tanta forza profetica contro la mafia. E tantomeno qualsiasi altro esponente delle gerarchie ecclesiali, ad eccezione di figure come il cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo (che ebbe parole di fuoco il giorno dell’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa) o sacerdoti del popolo come don Pino Puglisi, il parroco palermitano ucciso a 56 anni dalla mafia per il suo impegno a favore dei giovani il 15 settembre 1993, il giorno del suo compleanno. Con Wojtyla tutto cambia.
La svolta, la domenica del 9 maggio ’78 nella Valle dei Templi di Agrigento, durante la Messa celebrata dal pontefice nel suo secondo pellegrinaggio in Sicilia. Ma Wojtyla quel giorno sa che la Sicilia si aspetta da lui qualche “cosa” di più forte.
Sa che la folla che lo ascolta ad ogni tappa nel fitto programma della visita, come pure le migliaia di persone che lo accolgono sulla spianata dei Templi, da anni stanno vivendo una interminabile Via Crucis fatta di vittime innocenti di attentati mafiosi, violenze, oppressioni, culminate pochi mesi prima con le stragi di Capaci e di Via D’Amelio del 23 maggio e del 19 luglio 1992 dove furono trucidati i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e le loro scorte. Giovanni Paolo II sente che, di fronte a tanto dolore e a tanti uomini e donne ammazzati mentre stavano compiendo il loro dovere deve parlare liberamente, senza fermarsi al testo preconfezionato dai suoi collaboratori.

 

 

TESTO integrale omelia

Al termine della Santa Messa, dopo la Benedizione finale, Giovanni Paolo II pronunciò queste parole a braccio (la trascrizione che segue è letterale, quindi con qualche imperfezione grammaticale):

Carissimi vi auguro, come ha detto il diacono, di andare in pace: di andare in pace di trovare la pace nella vostra terra. Carissimi, non si dimentica facilmente una tale celebrazione, in questa Valle, sullo sfondo dei templi: templi provenienti dal periodo greco che esprimono questa grande cultura e questa grande arte ed anche questa religiosità, i templi che sono testimoni oggi della nostra celebrazione eucaristica. E uno ha avuto nome di “Concordia”: ecco, sia questo nome emblematico, sia profetico. Che sia concordia in questa vostra terra! Concordia senza morti, senza assassinati, senza paure, senza minacce, senza vittime! Che sia concordia! Questa concordia, questa pace a cui aspira ogni popolo e ogni persona umana e ogni famiglia! Dopo tanti tempi di sofferenze avete finalmente un diritto a vivere nella pace. E questi che sono colpevoli di disturbare questa pace, questi che portano sulle loro coscienze tante vittime umane, devono capire, devono capire che non si permette uccidere innocenti! Dio ha detto una volta: “Non uccidere”: non può uomo, qualsiasi, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!
Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!