Depistaggio via D’Amelio, Contrada sentito come teste: il suo legale rinuncia al mandato
Il penalista parla di violazione della presunzione di innocenza e delle norme che stabiliscono che se ci sono elementi per ritenere dall’inizio che la persona da sentire possa assumere la qualità di indagato, l’interrogatorio debba avvenire in presenza di un legale
L’ex numero due del Sisde Bruno Contrada, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (sentenza poi annullata dalla Corte di Giustizia Europea), è stato sentito come testimone nel nuovo filone di inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta. Una iniziativa che non è piaciuta al suo legale, l’avvocato Stefano Giordano che per questo ha rinunciato al mandato difensivo.
Il penalista parla di violazione della presunzione di innocenza e delle norme che stabiliscono che se ci sono elementi per ritenere dall’inizio che la persona da sentire possa assumere la qualità di indagato l’interrogatorio debba avvenire in presenza di un legale.
Le parole del procuratore generale di Caltanissetta, che, nel corso della requisitoria al processo sul depistaggio delle indagini, ha denunciato l’esistenza di rapporti opachi tra Contrada e l’ex procuratore Giovanni Tenebra, per Giordano mostrano chiaramente i sospetti esistenti a carico dell’ex numero due del Sisde. Che, dunque, non poteva essere sentito come teste, ma avrebbe dovuto essere interrogato alla presenza del suo avvocato.
“Ho cessato di svolgere qualsiasi attività processuale e difensiva nell’interesse del dottor Bruno Contrada, essendo venuto meno il rapporto fiduciario tra me, il mio cliente e la sua famiglia», fa sapere Giordano.
“Preciso inoltre che l’attività da me svolta non è mai entrata nel merito dei fatti contestati (o subdolamente non contestati) al mio cliente nelle varie sedi giudiziarie; – spiega – ma si è limitata essenzialmente alla difficile, ancorché doverosa, messa in esecuzione da parte dello Stato italiano delle note sentenze emesse dalla Corte di Strasburgo a suo favore «.
“Sono a conoscenza di ulteriori iniziative dell’autorità giudiziaria tendenti ad assumere informazioni da parte di Contrada, senza le necessarie garanzie difensive, e di dichiarazioni pubbliche che accusano lo stesso Contrada di ulteriori fatti (estranei al primo processo) per i quali, tuttavia, non risulta allo stato iniziato alcun procedimento penale. – conclude – Tanto è sufficiente, a mio avviso, per ritenere aggirate le regole di diritto che la mia toga m’impone di far osservare a tutela dei miei assistiti e che sono necessarie per ogni giusto processo».