Il calvario giudiziario di Ambrogio Crespi. FIAMMETTA BORSELLINO alla Università degli Studi di Palermo

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“Sapersi raccontare è un grande dono che a volte può aiutarci a uscire fuori dalla nostra prigione di dolore” Nel suo intervento a margine della proiezione di “Stato di Grazia” all’Università degli Studi di Palermo, Fiammetta Borsellino ha ribadito l’importanza di parlare del proprio dolore, di trasformarlo in esempio e contribuire a creare, con il proprio racconto, una coscienza civica capace di ribellarsi alle storture del sistema affinché episodi come quello di Ambrogio Crespi non accadano

Al termine della proiezione di “Stato di Grazia”, davanti agli studenti dell’Università degli Studi di Palermo, Fiammetta Borsellino ha voluto sottolineare che se si raccontano i fatti in maniera lucida e fedele, come ha fatto Luca Telese raccontando la vicenda di Ambrogio Crespi, non si può sbagliare. “E’ quello che ho fatto io, spezzando la retorica su via D’Amelio e sulla memoria, e raccontando la verità sul depistaggio dopo la sentenza del Borsellino quater, una verità molto scomoda e che tutti avevano provato a ignorare e nascondere”

Fiammetta Borsellino racconta agli studenti dell’Università degli Studi Palermo che hanno assistito alla proiezione di “Stato di Grazia” che anche lei è stata testimone di una vicenda molto simile a quella che ha colpito Ambrogio “Per aver creduto ad un falso pentito persone estranee ai fatti sono state accusate della strage di via d’Amelio e hanno scontato anni di carcere in regime di 41bis. 

Questo accade, proprio come nel caso di Crespi, quando non si seguono le prove, non ci si affida ai fatti”

“Mi sono rivista tantissimo in questo racconto, ho rivissuto alcuni momenti della mia vicenda personale. E il fatto che tu sia qui, oggi, coinvolto nella storia e nella narrazione di Via D’Amelio non può che farmi piacere” Con queste parole Fiammetta Borsellino ha salutato e ringraziato Ambrogio Crespi presente alla proiezione di “Stato di Grazia” e al successivo dibattito avuto con gli studenti dell’Università degli Studi di Palermo

Il docufilm Stato di Grazia è stato prodotto da Alfio Bardolla Training Group e Psc Proger Smart Communicazion – distribuzione Digital Identity Srl Sito ufficiale: https://www.docufilmstatodigrazia.it/

 

Docufilm STATO DI GRAZIA

 

 

La Rai trasmetta il docufilm “Stato di Grazia” sulla vicenda giudiziaria di Ambrogio Crespi

Pochi giorni fa alla Camera dei Deputati è stato presentato il film di Luca Telese “Stato di Grazia”, docufilm presentato il 6 settembre a Venezia, in occasione dell’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica, opera d’esordio del conduttore e giornalista. 

Alla presentazione erano presenti personalità istituzionali, tra cui il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, il senatore Benedetto Della Vedova, il Procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melilli, la Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Giovanna Di Rosa, e tanti altri che mi scuso di non citare.

Il film racconta la vicenda, o meglio il calvario giudiziario, di Ambrogio Crespi. Il titolo “Stato di Grazia” descrive la situazione in cui si è trovato Crespi, ossia quella di un uomo che ha ricominciato a vivere solo perché il presidente Mattarella ha deciso di concedere la “Grazia parziale”. Vittima di un’incredibile vicenda giudiziaria, che gli è costata 306 giorni di carcere di cui 106 giorni nel carcere di massima sicurezza di Opera a Milano, il regista è stato condannato in via definitiva a sei anni di reclusione per concorso in associazione di tipo mafioso per fatti commessi tra il 2010 e il 2012, una strana storia di compravendita di voti tra malavitosi, che però era stata ritrattata dagli stessi malavitosi, che addirittura sono stati riconosciuti dal tribunale affetti di disturbi psichici, ma ciò non ha impedito la condanna di Crespi. Un uomo conosciuto da tanti politici, giornalisti e tutti quelli che si occupano di giustizia sia in senso negativo che positivo, per la sua passione e per i suoi docufilm di impegno civico.

E infatti il regista Ambrogio Crespi in questi anni di vicissitudini giudiziarie, compresi i periodi di reclusione, ha prodotto il docufilm “Enzo Tortora: una ferita ancora aperta”, e poi ancora il docufilm “Spes contra Spem”, un difficile racconto su ergastolo e situazione carceraria, fatto con tale attenzione che alla presentazione del film a Venezia partecipò il ministro della Giustizia di allora, Andrea Orlando. La proiezione è stata preceduta da una breve presentazione del Presidente Fontana che ha ribadito il valore del film e rivendicato la scelta di concedere la proiezione nella Sala dei Gruppi della Camera.

Il Procuratore Melillo ha rimarcato come nella pellicola di Telese ci sia il rispetto che si deve a una sentenza passata in giudicato. “Sarebbe stato facile – ha commentato – in una vicenda come quella di Ambrogio Crespi passare dall’espressione del dubbio angoscioso sulla giustificazione razionale della condanna, all’aggressione polemica nei confronti della funzione giudiziaria: ma il film non lo fa e questo è un merito ed è anche una lezione su cui in tanti dovrebbero riflettere”. La presidente Di Rosa ha definito l’intera vicenda come “il trionfo della giustizia sostanziale” e ha sottolineato come in tutta questa storia “si ravvisa una condotta talmente significativa rispetto all’accettazione delle regole che ci porta ad affermare che lo Stato vince, ancora una volta”. 

Insomma il film opera prima di Telese merita di essere visto o meglio dovrebbe esserne consigliata la visione a tutti quelli che vogliono avvicinarsi al mondo della giustizia o per intraprendere gli studi o per vicende personali o semplicemente per passione. 

Telese è riuscito a parlare di una sentenza passata in giudicato e nello stesso tempo raccogliere testimonianze che ci portano al concetto di giustizia sostanziale (capacità di tenere conto delle particolarità e delle differenze) citata dalla presidente Di Rosa. In pratica non un semplice caso giudiziario ma una serie di elementi che hanno spinto addirittura il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a concedere la Grazia parziale.

Un provvedimento che ha a dir poco dell’eccezionalità non solo perché forse per la prima volta viene concessa la Grazia parziale ad un condannato per reati di mafia, ma perché a concedere quel provvedimento è il presidente della Repubblica che è l’emblema della vittoria dello Stato italiano contro la mafia. Il presidente Mattarella che ha avuto il fratello Piersanti, presidente della Regione Siciliana, ucciso dalla mafia Il 6 gennaio 1980 (gravissimo delitto di mafia contro le Istituzioni scolpito nella memoria degli italiani grazie allo scatto di Letizia Battaglia).

Il film raccoglie alcune interviste a persone che hanno un ruolo nella comunicazione italiana, alcuni di questi adesso addirittura ricoprono dei ruoli importantissimi addirittura nella costruzione della strategia dell’informazione del nostro paese. Ed è a queste stimate personalità che vorrei pubblicamente fare un appello pubblico per sensibilizzare la nostra Rai servizio pubblico a valutare di trasmettere il film, magari con un dibattito simile a quello che si è tenuto nell’aula della Camera dei Deputati e poterlo, soprattutto, rendere fruibile sulla piattaforma di Rai Play perché ogni studente, appassionato delle tematiche della giustizia, ma ogni semplice cittadino che voglia essere informato sui propri diritti e doveri possa vederlo.

Per questo mi permetto di chiedere un impegno formale nei confronti della Rai a quelle personalità che nel film rilasciano delle interessanti testimonianze a favore di Ambrogio Crespi: Pietrangelo Buttafuoco (intellettuale, giornalista, neo Presidente della Biennale di Venezia); Gian Marco Chiocci (direttore Tg1 Rai); Peter Gomez (direttore del FattoQuotidiano.it e uno dei più attenti giornalisti di giudiziaria); Clemente Mimun (direttore in Rai del Tg2 e del Tg1, ora direttore del Tg5); Francesco Storace ( ex parlamentare, presidente Commissione Vigilanza Rai, Ministro della Salute, Presidente della Regione Lazio, oggi ascoltato commentatore politico); Sandro Gozi (stretto collaboratore del Presidente Romano Prodi sia in Italia che a Bruxelles, ex deputato al Parlamento Italiano, ex sottosegretario agli Affari Europei, oggi deputato all’Europarlamento).

Cari Amici della Giustizia, vi chiedo di valutare con attenzione la possibilità di intercedere con la Rai per sensibilizzarla sul valore del film di Telese, sulla storia di Ambrogio Crespi. Penso che sia giusto per la storia, per il provvedimento inedito e coraggioso adottato dal Quirinale e penso soprattutto che sia giusto e doveroso che lo faccia la Rai servizio pubblico.

Michele Anzaldi


Chi è Ambrogio Crespi, un innocente appena entrato in carcere

La condanna della Cassazione contro Ambrogio Crespi è un’altra pagina di ingiustizia che non avremmo voluto leggere. Un incubo per una persona innocente che dovrà entrare in carcere e subire la violenza di un sistema che ogni giorno si rivela un tritacarne che alimenta se stesso. A dispetto di qualsiasi logica e buon senso, anche in questo caso non sono valse a nulla le prove d’innocenza e l’estraneità effettiva ai fatti che gli sono stati contestati.

Voglio dare ad Ambrogio quell’abbraccio che nel 2013 ci ha fatti conoscere, durante una mia visita ispettiva nel carcere di Opera dove era detenuto e, se allora ci siamo detti tutto in quell’abbraccio, oggi più che mai sono accanto a lui, cammino con lui affinché sappia che non è solo. Allora era già sofferente per l’ingiusta detenzione che doveva subire, posso solo intuire cosa stia passando oggi, dopo questa condanna che lo colpisce insieme alla sua famiglia. Il mio abbraccio è ancora più forte perché oggi è all’amico, al fratello, ad una persona che stimo e alla quale voglio bene. E non posso dimenticare tutto il bene che gli ha voluto Marco Pannella. A caldo, appresa la notizia della sentenza, ho voluto riascoltare la conferenza stampa del 29 dicembre del 2012 al Partito Radicale. Allora eravamo con Marco Pannella, Luigi Crespi, l’avvocato Giuseppe Rossodivita.

L’intervento di Marco ebbe la forza di raccontarci anche della Storia del nostro Paese e della necessità di porre fine alla mala Giustizia. Marco in un passaggio di quel dibattito disse: «Quando non c’è diritto, quando non ci sono valori, quando non c’è Storia, quando non c’è Democrazia, s’impazzisce». Si riferiva all’accusatrice di Ambrogio Crespi, a quel magistrato, Ilda Boccassini, che aveva definito Ambrogio, dopo aver letto sicuramente bene le carte e istruito le indagini “sondaggista di Berlusconi”. Peccato che avesse confuso Ambrogio con il fratello Luigi. Peccato che all’epoca dell’inchiesta nemmeno Luigi Crespi fosse più il sondaggista di Berlusconi. Marco Pannella nel dire che “s’impazzisce” si riferiva ad un altro processo in corso, uno dei tanti Ruby istruiti contro Berlusconi che si svolgeva contemporaneamente con l’inchiesta su Crespi.

Quello che colpì Pannella fu il tenore degli interrogatori d’indagine svolti da Ilda Boccassini che, fissata su Berlusconi, si soffermava sui particolari della vita sessuale dell’allora premier come se fossero contestabili in quanto reati. Ecco, quando non c’è diritto, quando non ci sono valori, quando non c’è democrazia, quando non c’è Storia, si impazzisce. Marco volle esprimere solidarietà a Ilda Boccassini perché capiva il dramma di questa donna, del suo personaggio, la quale aveva urgenza di legare il nome di Ambrogio a quello di Berlusconi, perché in realtà il suo obiettivo fisso era Berlusconi. Il procuratore generale, non dimentichiamolo, ha chiesto l’annullamento con rinvio perché il processo non aveva né capo né coda e andava rifatto daccapo. I giudici non l’hanno voluto ascoltare. Noi però abbiamo capito e conosciuto ancora più a fondo in questi anni Ambrogio Crespi e la persona che sta per entrare in carcere. Ricordo quando gli venne proposto di girare il film Spes contra spem.

Inizialmente non era convinto: «Come posso trattare un argomento come l’ergastolo ostativo se sono persone che hanno ucciso? Quale speranza ci può essere nella loro vita?». Poi ha compreso perché li ha conosciuti quegli uomini-ombra e quando ha ascoltato le loro storie, di persone che in carcere ci stanno da 25, 30 anni di cui molti al carcere duro, che cosa ha fatto Ambrogio? Lo ha ricordato Sergio D’ Elia: ha realizzato un manifesto contro la mafia. Ecco chi è Ambrogio Crespi. Io conosco Ambrogio, la sua dolcezza, la sua intelligenza fatta di amore e di amicizia. Lo conosco anche attraverso il racconto che ci ha fatto tremare quando ha rischiato di perdere il suo bambino che era svenuto in una piscina. Egli ringrazia ancora la vita per avergli riservato il dono più bello: poter salvare suo figlio. Io conosco Ambrogio. E oggi il mio abbraccio è più maturo, più profondo di quello che ci fu allora, tanti anni fa. Siamo tutti cambiati.

Come Partito Radicale, come Nessuno Tocchi Caino, siamo cambiati. E siamo ancora più consapevoli che anche questo Paese deve cambiare per divenire una democrazia compiuta. Ambrogio e tutti gli italiani hanno il diritto a una Giustizia giusta e a vivere in uno Stato responsabile e autorevole. Lo rivendichiamo ancora con Enzo Tortora insieme a tutto il Partito Radicale. Ambrogio ti abbraccio.

Rita Bernardini 12 marzo 2021 IL RIFORMISTA