Le ultime 24 ore del dottor Borsellino e le telefonate a madre e sorella

 

18 Luglio 1992 ore 16,54 il dott. Borsellino parla ancora dal suo cellulare con la madre (la telefonata dura appena venti secondi), non si conosce esattamente il contenuto della conversazione ma appare probabile che con tale telefonata il magistrato abbia comunicato che stava per arrivare in via D’Amelio atteso che, come si è detto dalle deposizioni degli uomini della scorta, è emerso che il dott. Borsellino si è effettivamente recato in modo improvviso presso l’abitazione della madre, tanto da non attendere neppure l’intervento dell’equipaggio di staffetta. La telefonata in questione per la strettissima contiguità temporale con l’arrivo del dott. Borsellino in via D’Amelio non poteva comunque risultare utile per gli attentatori, i quali peraltro, ove avessero intercettato la telefonata sopra indicata avrebbero saputo che la visita improvvisa non poteva essere l’unica, poiché comunque il dott. Borsellino sarebbe dovuto tornare dalla madre per farla sottoporre dal dott. Di Pasquale ad una visita che fino a quel momento non era stata ancora fissata nell’ora e nella data esatta;

 Il 18 luglio 1992 tra le ore 16,30 e le ore 17 il dott. Borsellino dall’abitazione di via D’Amelio (ciò pare confermare che la precedente telefonata sia stata fatta per avvertire la madre dell’imminente arrivo) chiama nuovamente l’utenza del cardiologo. Anche tale telefonata può avere avuto un relativo valore per un attentatore che fosse stato in ascolto poiché avrebbe confermato che fino a quel momento non era stato fissato né il luogo né il momento della visita cardiologica;

il 18 Luglio 1992 verso le ore 18,00 Fiore Renato da Marsala telefona alla propria abitazione di via D’amelio e, dopo aver parlato con la figlia Marta, parla anche con il Dott.Borsellino, evidentemente trattenutosi ancora in compagnia della madre, il quale gli comunica che la visita era rinviata all’indomani e lo prega di lasciare a casa la mamma in modo da consentirgli di farla sottoporre a visita. La telefonata è di una importanza estrema, poiché è la prima comunicazione in cui viene indicato il successivo giorno di domenica come quello destinato alla visita cardiologica della madre del dott. Borsellino. Appare evidente che da questo preciso istante un attentatore in ascolto avrebbe avuto la pressocchè totale certezza che il giorno successivo il dott. Borsellino sarebbe dovuto tornare in via D’Amelio per portare la madre dal medico o viceversa per condurre da lei il medico, per cui gli attentatori avrebbero avuto tutto il tempo necessario per organizzare con cura l’azione programmata ed avrebbero persino potuto, come si vedrà, dismettere l’attività di intercettazione telefonica eventualmente in corso affidandosi al solo controllo a vista del magistrato, avendo ottenuto la notizia essenziale di un limitato arco di tempo entro il quale il dott. Borsellino sarebbe arrivato in via D’Amelio;

Il 18 Luglio 1992 ore 20,30 il dott. Borsellino chiama la madre e la avvisa che la visita era stata fissata, senza tuttavia indicare l’orario;

Il 18 Luglio 1992 ore 23,00 circa Fiore Renato e la moglie Rita, parlando dall’utenza di Trabia con il figlio Caludio, rimasto nell’abitazione di via D’Amelio con la nonna, hanno la conferma che Paolo Borsellino sarebbe andato l’indomani in via D’Amelio per fare sottoporre a visita la madre. Anche queste ultime due telefonate rappresentano una ulteriore conferma della ormai certa fissazione della visita per la domenica 19, notizia essenziale per chi avesse intenzione di realizzare l’attentato verificatosi poi in tale data;

Il 19 Luglio 1992 verso le ore 8,00 – 08,30 , come confermato da Fiore Claudio che riceve la telefonata, il dott. Borsellino parla con la madre, Lepanto Maria Pia, la quale immediatamente comunica al nipote Claudio che la visita medica è fissata per il pomeriggio alla ore 17,00, cosa che, infatti, consente a quest’ultimo di raggiungere i familiari a Trabia senza portare con se la nonna;

Il 19 Luglio 1992 verso le ore 10,00 circa la madre del dott. Borsellino telefona alla figlia Adele confermando che l’appuntamento per la visita era stato rinviato alle ore 17,00 dello stesso giorno. Tali ultime due telefonate appaiono di particolare importanza perché sono le uniche in cui viene indicato con sufficiente precisione l’orario dell’arrivo del dott. Borsellino in via D’Amelio, per cui saranno opportunamente approfondite sotto il profilo della compatibilità con le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno ricostruito le fasi del pedinamento a vista eseguite la mattina della domenica in cui si è verificata la strage;
Il 19 luglio 1992 verso le ore 16 Lepanto Maria Pia parla con il figlio Salvatore e gli comunica che Paolo sarebbe passato a prenderla da lì a poco per portarla dal medico. Anche quest’ultima telefonata indica l’orario della visita del dott.Borsellino, ma la sua vicinanza temporale all’evento stragista non consente di ritenerla particolarmente rilevante ed utile per i fini perseguiti dagli attentatori eventualmente in ascolto, i quali a quell’ora verosimilmente erano già pronti per eseguire il loro compito di morte.
Appare evidente da una attenta analisi del contenuto e della successione temporale delle suddette conversazioni telefoniche in entrata o in uscita dall’utenza Fiore- Borsellino di Via D’Amelio che un attentatore che fosse riuscito a carpirle abusivamente avrebbe tratto delle informazioni preziose che avrebbero consentito una perfetta organizzazione dell’azione delittuosa. Peraltro è agevole osservare che analoghe informazioni, assolutamente indispensabili come si è detto per una ottimale scelta dei tempi e delle modalità di attuazione del progetto stragista, non potevano essere acquisite aliunde, essendo rimaste confinate nelle conoscenze della ristretta cerchia dei parenti del dott. Borsellino. Nel caso di specie, comunque, dagli atti acquisiti non emerge soltanto una generica ed astratta possibilità di una intercettazione telefonica da parte degli autori della strage, ma vi è la prova concreta che tale abusiva intercettazione è stata realizzata e che è stata materialmente sfruttata nella organizzazione dell’attentato. Invero, va rilevato che le indagini al riguardo hanno tratto origine dalle spontanee segnalazioni da parte dei familiari del dott. Borsellino che abitavano in via D’Amelio di evidenti anomalie sull’utenza telefonica fissa della loro abitazione già da oltre un mese prima della strage. In particolare i familiari del dott. Borsellino e segnatamente la sorella Rita (v. verbale 7-12-94 processo n.9/94 RGCA), il cognato Fiore Renato (v.verbale 7-12-94 stesso processo), il nipote Fiore Claudio (v. verbale 20-12-1994 stesso processo) e la nipote Fiore Cecilia (v. verbale 20-12-94 stesso processo) hanno riferito in maniera pressocchè concorde di una serie di anomalie sulla linea telefonica di casa (quali l’abbassamento del livello della fonia, una serie di squilli interrotti a vuoto, la mancanza di linea o il segnale di linea occupata specie dopo il termine di una telefonata, ecc.), da ritenere assolutamente anomale perché non verificatesi in precedenza e rilevate solo in un ristretto arco di tempo di uno o due mesi precedenti la strage.

Dalla Sentenza “Borsellino Bis”