FIAMMETTA BORSELLINO: “Il depistaggio ha ucciso mio padre una seconda volta”

 


L’intervento della figlia del giudice allo Steri al convegno “Mafie e antimafie”: “La mancata verità sulla morte di mio padre è un’offesa all’intelligenza del popolo italiano, connessa alla disonestà di chi doveva cercarla”. Presente pure Alfredo Morvillo, fratello della moglie del giudice Falcone: “Palermo senza memoria e indifferente, servono governanti che guidino la gente lontano da Cosa nostra”

Se Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino, ucciso assieme alla sua scorta in via D’Amelio, ha nuovamente puntato il dito contro i silenzi e il depistaggio che ha allontanato per decenni la verità e la giustizia sulla strage “ed ha ucciso mio padre per la seconda volta”, sottolineando come per lei l’incontro con i boss Giuseppe e Filippo Graviano, a dicembre del 2017, sia stato fondamentale anche per capire che “non sono dei mostri”, Alfredo Morvillo, ex procuratore di Trapani e fratello di Francesca Morvillo, moglie del giudice Giovanni Falcone assassinata con lui e gli agenti di scorta a Capaci, si è concentrato invece sull’indifferenza che colpisce buona parte della città, che ha bisogno di “governanti” che non credano solo nelle poltrone ma allontanino i cittadini da logiche mafiose. Entrambi sono intervenuti al convegno “Mafie e antimafie oggi”, organizzato allo Steri.
“Ho cominciato questo impegno più pubblico solo a conclusione del processo Borsellino quater – ha detto Fiammetta Borsellino – quando si è sancita l’esistenza, di cui oggi non si vuole completamente parlare, del depistaggio.
Siamo stati messi di fronte a questa amarissima verità, che ha ucciso mio padre per la seconda volta, a questo percorso deviato di allontanamento della verità caratterizzato da gravissime anomalie, investigative e processuali”. Una “mancata verità” che “ho sempre definito una offesa all’intelligenza del popolo italiano, soprattutto perché oggi è connessa alle ragioni della disonestà di chi questa verità la doveva cercare”.
La figlia del giudice si è poi soffermata sull’incontro in carcere con i boss stragisti di Brancaccio: “Non sono mai stata animata da sentimento di vendetta o di rabbia certa del fatto che questi sentimenti poi inducono i mafiosi a uccidere e generano solo distruzione e morte. Dal giorno in cui li ho incontrati è scaturito l’impegno nelle carceri, soprattutto di massima sicurezza, in tutta Italia.
Ho sentito l’urgenza emotiva di incontrare i Graviano.
Fa parte di un percorso personale per me molto importante. Dico solo che l’incontro, al di là degli effetti e dei risultati, ha una valenza in sé. Sicuramente ha prodotto in me un cambiamento, anche una illuminazione rispetto al fatto che queste persone non sono dei mostri del male, non devono restare nel rango di fantasmi”. 

Morvillo ha invece affermato: “Mi chiedo se a distanza di 32 anni dalle stragi mafiose ci sia una certa intransigenza a Palermo. Ma ho l’impressione che la risposta sia no. Perché c’è una fetta di indifferenza quasi mortificante. Palermo non è una città che mostra di avere memoria e fino a quando non ci saranno uomini in grado di essere credibili agli occhi della gente, di guidarla verso la meta di essere liberi e di esprimere le proprie idee, non cambierà nulla. Io ho ricevuto solidarietà di nascosto da gente che paura di dire come la pensa. Mi auguro, da cittadino comune, che un giorno ci guidino persone di alto spessore morale, che credono veramente nella lotta alla mafia, non a parole, andandosi a sedere in prima fila il 23 maggio, ma che facciano ciò che faceva ad esempio padre Puglisi, che era un modello per i cittadini”.
Il fratello di Francesca Morvillo ha poi detto: “Spero per Palermo che nascano prima o poi uomini forti che credano in qualcosa e non soltanto nella bella poltrona. La massa della gente, degli indifferenti, difficilmente potrà rinunciare al tipo di vita condotta finora, alle raccomandazioni e ai favori che certi ambienti politico-mafiosi sono in grado di fare. La gente da sola è difficile che possa trovare la forza di rinunciare a questo sistema nel quale vive da tempo. Avrebbe bisogno di modelli, di essere guidata, di una guida credibile. E’ inevitabile che in una città questo ruolo non possiamo che riconoscerlo ai nostri governanti. La gente guarda a loro, non ai magistrati, ai professori o alla polizia. Sono loro che – ha rimarcato – hanno un grande ascendente. Quindi, il governante che fa questo mestiere in una città come Palermo, deve sapere che fare il governante a Palermo, non basta occuparsi della raccolta della spazzatura, del traffico, ma serve una guida per i cittadini che avvii i cittadini che li allontani dalle logiche mafiose”.
Morvillo ha poi proseguito: “Conosciamo tutti la storia di questa città. Cosa ha lasciato nell’animo e nella mente di tutti noi la storia di Palermo e quello che è successo 32 anni fa” con le stragi? “Palermo per la sua storia dovrebbe essere la capitale dell’antimafia. Questa città dovrebbe essere un laboratorio di iniziative. Siamo nel 2024 i nostri cari sono morti 32 anni e siamo ancora qua a discutere di antimafia sociale. Il massimo che poteva avvenire è successo con il dottor Paolo Borsellino. Una cosa disumana. Lui sapeva che era arrivato l’esplosivo per lui”, ma “è rimasto fermo nei suoi ideali e nei suoi principi di vita per fare qualcosa per il prossimo. Ma la gente non ha capito nulla, si parla di Falcone e Borsellino come di un tema qualunque.Questo è un tema che ancora mi emoziona e penso anche a Ninni Cassarà, ucciso con una moglie e figli piccoli. E’ stato tradito da qualcuno, tanti di questi omicidi nascondono connivenze e collusioni”.

Fonte: Adnkronos


Fiammetta Borsellino, ‘incontro coi Graviano mi ha aiutato a capire loro pochezza

Palermo, 17 mag. (Adnkronos) – “L’incontro con i fratelli Graviano in carcere mi ha aiutato a verificarne la pochezza e la piccolezza, il loro essere persone ‘non vive’ nonostante la loro presenza fisica. Non posso entrare nei particolari, perché diverse sono le persone e diversi sono i fratelli con i loro percorsi interiori fatti. Non bisogna farli restare dei fantasmi. Non sono più ‘mostri del male’. Ne ho potuto verificare la loro pochezza. Io mi sono sentita molto più viva e ho sentito più vivo mio padre rispetto queste persone che continuano a recitare una parte”. Lo ha detto Fiammetta Borsellino, margine dell’incontro su ‘Mafie e antimafie oggi’ a Palazzo Steri di Palermo. “Loro negano principalmente e loro stesse la possibilità di vivere e morire con dignità”, ha aggiunto. “Per me è stata una cosa naturale incontrare in carcere i Graviano, fa parte di un mio percorso di elaborazione del lutto. Mio padre mi ha educata non a stare lontana dalle persone, che siano mafiose o no – dice Fiammetta Borsellino -. Ma mi ha insegnato di andare sempre oltre e cercare di vedere l’uomo che c’è dietro le persone. Questo, da un lato, vuol dire crescere e dall’altro vuol dire evitare che questi soggetti rimangano solo dei fantasmi, soprattutto se sono persone che hanno inciso così profondamente sulla tua vita, seppur in maniera negativa”. E conclude: “Ma io per come sono stata educata non poteva restare nella inconsapevolezza di chi fossero queste persone”.



Fiammetta Borsellino, ‘il depistaggio ha ucciso mio padre per la seconda volta’

 

Palermo, 17 mag. (Adnkronos) – “Ho cominciato questo impegno più pubblico solo a conclusione del processo Borsellino quater, anno in cui si è sancita l’esistenza, di cui oggi non si vuole completamente parlare della parola depistaggio. A conclusione del processo siamo stati messi di fronte a questa amarissima verità, che ha ucciso mio padre per la seconda volta, questo percorso deviato di allontanamento della verità caratterizzato da gravissime anomalie, sia dal punto di vista investigativo che processuale”.
E’ la denuncia di Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino, intervenendo al convegno ‘Mafie e antimafie oggi’, in corso allo Steri di Palermo.
“Siccome nessuno ne ha voluto parlare, non si è mai data la giusta rilevanza anche sulla stampa, ho sentito questa urgenza, questa esigenza di denunciare la mancata verità – dice ancora – che ho sempre definito una offesa alla intelligenza del popolo italiano, soprattutto perché oggi la mancata verità sulla strage è connessa alle ragioni della disonestà di chi questa verità la doveva cercare”.


Fiammetta Borsellino: “I Graviano piccoli uomini”

Definisce i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, boss sanguinari di Brancaccio condannati all’ergastolo per le stragi mafiose e altri delitti, “uomini di una pochezza e una piccolezza unica”, persone “non vive nonostante la loro presenza fisica”.
Ma anche persone che non devono “restare dei fantasmi” perché “non sono mostri” ma uomini “che negano principalmente a loro stessi la possibilità di vivere e morire con dignità”.
Scandisce lentamente ma con fermezza queste parole Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino, a margine del convegno ‘Mafie e antimafie oggi’ a Palazzo Steri di Palermo. Fiammetta Borsellino incontrò, a sorpresa, nel dicembre del 2017, i boss Giuseppe e Filippo Graviano in carcere. In quella occasione lanciò un appello ai killer che uccisero suo padre invitandoli “a chiedere perdono” e a raccontare tutta la “verità”. Filippo e Giuseppe Graviano, condannati a diversi ergastoli per le stragi e altri fatti di sangue, sono detenuti al 41 bis.
L’incontro avvenne dopo che Borsellino ottenne il permesso dall’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Oggi, nel suo intervento, alla presenza dell’ex Procuratore capo di Trapani Alfredo Morvillo, fratello di Francesca Morvillo, la donna ha dato alcuni elementi su quell’incontro con i boss di sette anni fa.
“L’incontro con i fratelli Graviano in carcere mi ha aiutato a verificarne la pochezza e la piccolezza, il loro essere persone ‘non vive’ nonostante la loro presenza fisica. Non posso entrare nei particolari, perché diverse sono le persone e diversi sono i fratelli con i loro percorsi interiori fatti. Non bisogna farli restare dei fantasmi. Non sono più ‘mostri del male’ – ha spiegato – Io mi sono sentita molto più viva e ho sentito più vivo mio padre rispetto queste persone che continuano a recitare una parte”.
“Per me è stata una cosa naturale incontrare in carcere i Graviano, fa parte di un mio percorso di elaborazione del lutto. Mio padre mi ha educata non a stare lontana dalle persone, che siano mafiose o no – ha poi aggiunto Fiammetta Borsellino – Ma mi ha insegnato di andare sempre oltre e cercare di vedere l’uomo che c’è dietro le persone. Questo, da un lato, vuol dire crescere e dall’altro vuol dire evitare che questi soggetti rimangano solo dei fantasmi, soprattutto se sono persone che hanno inciso così profondamente sulla tua vita, seppur in maniera negativa”. “Ma io per come sono stata educata non poteva restare nella inconsapevolezza di chi fossero queste persone”.

‘Ho sentito l’urgenza emotiva di incontrare i due fratelli in carcere’

Fiammetta Borsellini ha poi sottolineato di avere “sentito urgenza emotiva di incontrare i fratelli Graviano”. “Fa parte di un percorso personale per me molto importante. Non voglio addentrarmi nei contenuti. Dico solo che l’incontro, al di là degli effetti e dei risultati, ha una valenza in se. Sicuramente ha prodotto in me un cambiamento, anche una illuminazione rispetto al fatto che queste persone non sono dei mostri del male, non devono restare nel rango di fantasmi”. “Sono convinta della validità dell’incontro in se con i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano in carcere. Produce degli effetti in chi lo promuove e in chi li chi accetta. Non sono mai stata animata da sentimento di vendetta o di rabbia certa del fatto che questi sentimenti poi inducono i mafiosi a uccidere e generano solo distruzione e morte”, ha poi detto la figlia minore del giudice Paolo Borsellino.
“Dal giorno in cui incontrai i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano in carcere, seppure non ci sia stata una continuità del percorso che è stato completamente ignorato dalle istituzioni e per il quale non sono stata completamente sostenuta, tuttavia da questa esperienza, che per me è stata molto importante, è scaturito l’impegno nelle carceri, soprattutto carceri di massima sicurezza in tutta Italia”.
Poi ha spiegato di avere iniziato a incontrare studenti, società civile e detenuti, al termine del quarto processo per la strage di via D’Amelio. Il giudice Antoni Balsamo definì la strage Borsellino “Il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana”.

‘Il depistaggio ha ucciso mio padre per la seconda volta’

“Ho cominciato questo impegno più pubblico solo a conclusione del processo Borsellino quater, anno in cui si è sancita l’esistenza, di cui oggi non si vuole completamente parlare della parola depistaggio. A conclusione del processo siamo stati messi di fronte a questa amarissima verità, che ha ucciso mio padre per la seconda volta, questo percorso deviato di allontanamento della verità caratterizzato da gravissime anomalie, sia dal punto di vista investigativo che processuale”, ha spiegato Fiammetta Borsellino. “Siccome nessuno ne ha voluto parlare, non si è mai data la giusta rilevanza anche sulla stampa, ho sentito questa urgenza, questa esigenza di denunciare la mancata verità – ha detto ancora – che ho sempre definito una offesa alla intelligenza del popolo italiano, soprattutto perché oggi la mancata verità sulla strage è connessa alle ragioni della disonestà di chi questa verità la doveva cercare”.
Al convegno è intervenuto anche il fratello di Francesca Morvillo, moglie di Falcone, l’ex Procuratore Alfredo Morvillo, oggi in pensione. Che ha attaccato quella parte di società civile che ancora va a braccetto con la ‘zona grigia’. Ma anche “chi governa la città”. Perché “fino a quando non ci saranno uomini in grado di essere credibili agli occhi della gente, di guidare questa gente verso la meta di essere liberi e di esprimere le proprie idee, non cambierà nulla”. “Io ho ricevuto solidarietà di nascosto da gente che paura di dire come la pensa. Mi auguro, da cittadino comune, che un giorno ci guidino persone di alto spessore morale, che credono veramente nella lotta alla mafia, non a parole, andandosi a sedere in prima fila il 23 maggio, ma che facciano ciò che faceva ad esempio Padre Puglisi, che era un modello per i cittadini”, ha denunciato Morvillo.
“Spero per Palermo che nascano prima o poi uomini forti che credano in qualcosa e non soltanto nella bella poltrona”, ha detto. “Dobbiamo chiederci se la massa della gente, degli indifferenti, che difficilmente potrà rinunciare al tipo di vita condotta fino ad ora, alle raccomandazioni e ai favori, che certi ambienti politico mafiosi sono in grado di fare, dalle piccole cose- ha aggiunto Morvillo -La gente da sola è difficile che possa trovare la forza di rinunciare a questo sistema nel quale vive da tempo. Avrebbe bisogno di modelli, di essere guidata, di una guida credibile. Di forti personalità che guidino le persone”.

Alfredo Morvillo ‘Palermo una città senza memoria’

“E’ inevitabile che in una città questo ruolo non possiamo che riconoscerlo ai nostri governanti. La gente guarda a loro, non ai magistrati, ai professori o alla Polizia. Sono loro che hanno un grande ascendente – aggiunge- Quindi, il governante che fa questo mestiere in una città come Palermo, deve sapere che fare il governante a Palermo, non basta occuparsi della raccolta della spazzatura, del traffico, ma serve una guida per i cittadini che avvii i cittadini che li allontani dalle logiche mafiose”.
“Conosciamo tutti la storia di questa città. Cosa ha lasciato nell’animo e nella mente di tutti noi la storia di Palermo e quello che è successo 32 anni fa” con le stragi mafiose? “Palermo per la sua storia dovrebbe essere la capitale dell’antimafia. Questa città dovrebbe essere un luogo in cui dovrebbero esserci continuamente iniziative non solo di questo genere, in cui si discute e in cui ciascuno può avanzare delle proposte. Ma dovrebbe essere un laboratorio di iniziative. Cosa si può fare per superare questo momento, finalmente? Siamo nel 2024 i nostri cari sono morti 32 anni e siamo ancora qua a discutere di antimafia sociale” ha poi detto Morvillo. “Ma la gente cosa ha mantenuto? C’è un certo rigore, una certa intransigenza quando si parla di questi temi? La gente sente questi temi? No. C’è una fetta di indifferenza quasi mortificante. Palermo non è una città che mostra di avere memoria, di sentire che una delle motivazioni che devono spingere tutti noi a stare lontani anni luce dall’odor di mafia è che c’è gente che ci ha lasciato la vita per perseguire quegli ideali. Non è che quelle persone non se lo aspettavano”.
“Il massimo che poteva avvenire è successo con il dottor Paolo Borsellino. Una cosa disumana. Lui sapeva che era arrivato l’esplosivo per lui, fu messo a conoscenza. Un padre di famiglia, se avesse detto ‘Visto che non mi posso fidare di voi, dal momento che mi avete mandato all’Asinara per una questione di sicurezza. Ho moglie e tre figli, mi allontano per qualche mese da Palermo e vado da una’ltra parte. Invece è rimasto fermo nei suoi ideali e nei suoi principi di vita e di fare qualcosa per il prossimo. Ma la gente non ha capito nulla, si parla di Falcone e Borsellino come di un tema qualunque”. “Questo è un tema che ancora mi emoziona- ha concluso visibilmente commosso- Penso anche a Ninni Cassarà, ucciso con una moglie e figli piccoli. E’ stato tradito da qualcuno, tanti di questi omicidi nascondono connivenze e collusioni”. (di Elvira Terranova)


Figlia Borsellino, ‘utile mio incontro con boss Graviano’

“Sono stati incontri molto utili che fanno parte di un mio percorso personale molto importante”.
 Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio, ha rievocato brevemente le ragioni che l’hanno spinta a incontrare in carcere i boss Giuseppe e Filippo Graviano.
Fiammetta Borsellino è intervenuta al convegno su “Mafie e antimafia” nella tavola rotonda sull’antimafia sociale.
Dopo avere richiamato la sua esperienza di volontariato nel quartiere dell’albergheria a fianco del sacerdote Cosimo Scordato, Fiammetta Borsellino ha spiegato che il suo impegno “è diventato più pubblico dopo il processo Borsellino quater che ci ha messi di fronte al percorso deviato del grande depistaggio e dell’allontanamento dalla verità investigativa e processuale”.
A suo giudizio il depistaggio non ha trovato nell’informazione la giusta rilevanza.
“Da qui – ha aggiunto – l’urgenza di denunciare la mancata verità, che ho definito un’offesa all’intelligenza: la verità negata sottesa alla disonestà”.
Agli incontri con i Graviano la figlia di Borsellino ha fatto solo un riferimento generico “per scelta personale”. Ha aggiunto che hanno comunque prodotto un’illuminazione sul fatto che “queste persone non devono restare fantasmi criminali e che, dopo il dolore prodotto dall’uccisione del padre, non è mossa da sentimenti di rabbia e di vendetta, che generano solo morte e distruzione”.    ANSA


Fiammetta Borsellino: “Utili gli incontri con il boss Graviano

PALERMO – “Sono stati incontri molto utili che fanno parte di un mio percorso personale molto importante”. Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio, ha rievocato brevemente le ragioni che l’hanno spinta a incontrare in carcere i boss Giuseppe e Filippo Graviano.
La figlia del magistrato è intervenuta al convegno su “Mafie e antimafia” nella tavola rotonda sull’antimafia sociale.
Dopo avere richiamato la sua esperienza di volontariato nel quartiere dell’albergheria a fianco del sacerdote Cosimo Scordato, Fiammetta Borsellino ha spiegato che il suo impegno “è diventato più pubblico dopo il processo Borsellino quater che ci ha messi di fronte al percorso deviato del grande depistaggio e dell’allontanamento dalla verità investigativa e processuale”.
A suo giudizio il depistaggio non ha trovato nell’informazione la giusta rilevanza. “Da qui – ha aggiunto – l’urgenza di denunciare la mancata verità, che ho definito un’offesa all’intelligenza: la verità negata sottesa alla disonestà”.
Agli incontri con i Graviano la figlia di Borsellino ha fatto solo un riferimento generico “per scelta personale”. Ha aggiunto che hanno comunque prodotto un’illuminazione sul fatto che “queste persone non devono restare fantasmi criminali e che, dopo il dolore prodotto dall’uccisione del padre, non è mossa da sentimenti di rabbia e di vendetta, che generano solo morte e distruzione”. LIVE SICILIA

 

19 maggio 2018 L’incontro con i Graviano. La lettera di FIAMMETTA BORSELLINO

 

Il 27 gennaio 1994 l’arresto dei FRATELLI GRAVIANO, i picciotti di Brancaccio

 

VIA D’AMELIO – DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI – processo d’appello in corso

 

FIAMMETTA BORSELLINO alla presentazione del docufilm “FALCONE e BORSELLINO, il fuoco della memoria”

 

 

Il trailer di “Falcone e Borsellino – il fuoco della memoria”, nuovo lavoro del regista Ambrogio Crespi, sarà presentato oggi, in apertura del convegno “Mafie e Antimafie oggi” organizzato dall’Università degli studi di Palermo.
L’evento, che si protrarrà fino al 18 maggio e vedrà la presenza, tra gli altri, di Maria Falcone e Fiammetta Borsellino, sarà l’occasione per fare il punto sull’attuale condizione in cui versa la criminalità organizzata e su quali strumenti si siano rivelati efficaci, quali abbiano fallito e quali è necessario mettere in campo per combattere la mafia.
“Lavorare a questo nuovo progetto – ha commentato il regista Ambrogio Crespi – è per me un onore oltre che una responsabilità. Quando si parla di mafia e antimafia il pensiero va per forza di cose alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e a tutte le vittime della criminalità organizzata.
Nel realizzare questo film ho avuto l’opportunità di approfondire le loro storie, di parlare con chi li ha conosciuti e di raccontare le sfumature di due personaggi che prima ancora di essere eroi dell’antimafia erano uomini.
Ringrazio – ha concluso Crespi – tutti coloro che si sono resi disponibili con testimonianze e aneddoti, il DEMS dell’Università degli Studi di Palermo per aver voluto realizzare questo docufilm.
Inoltre un ringraziamento speciale va agli autori, ad Officina UNIPA e Officina 92|22, alle produzioni Media One, PSC Proger Smart Communication, Biondani TMG e Digital Identity che hanno inoltre deciso di cedere tutti i diritti all’UNIPA.

 

La denuncia di Fiammetta Borsellino