L’insabbiamento del caso mafia e appalti, una perizia del Ris sul documento del mistero: “Non si esclude che sia la calligrafia di Pignatone”

 

 

Il mistero dell’insabbiamento dell’inchiesta mafia e appalti è tutto in un foglio di carta riemerso dall’archivio della procura di Palermo. «Si ordina la smagnetizzazione dei nastri relativi alle intercettazioni telefoniche e/o ambientali disposte con i decreti numero…», è scritto al computer. Sotto, la firma del sostituto procuratore Gioacchino Natoli.
“Poi, c’è un’aggiunta a penna dopo «ordina la smagnetizzazione dei nastri», questa: «E la distruzione dei brogliacci». Natoli ha detto in commissione antimafia: «Non è la mia calligrafia, l’aggiunta è stata fatta dopo la consegna del documento all’ufficio intercettazioni per l’esecuzione». L’ha anche scritto in una mail inviata alla procura di Caltanissetta, ma è finito sotto accusa per calunnia nei confronti dell’allora dirigente dell’ufficio intercettazioni, il funzionario Dino Galati. Chi scrisse allora quel “distruggere i brogliacci”? La procura di Caltanissetta ha disposto una consulenza grafologica per cercare di risalire all’autore della postilla. In una perizia, i carabinieri del Ris non escludono che possa trattarsi di Giuseppe Pignatone, che all’epoca era il magistrato addetto all’ufficio intercettazioni della procura.Gli esperti del Ris sono stati anche incaricati di fare tutte le verifiche scientifiche sul foglio, per cercare di capire quando esattamente sarebbe stata apposta l’aggiunta. Contestualmente alla firma di Natoli? Oppure  dopo? Sullo stesso foglio firmato da Natoli o su una fotocopia? Nella città dei pezzi mancanti e delle parole scomparse, per la prima volta sono spuntate invece delle parole, aggiunte su un documento ufficiale con una calligrafia ordinata. I brogliacci erano gli appunti fatti dalla Guardia di finanza durante le intercettazioni dei mafiosi sospettati di avere rapporti con i vertici del gruppo Gardini. Nel giugno del 1992, l’allora sostituto procuratore Gioacchino Natoli aveva disposto la smagnetizzazione dei nastri, «perché le intercettazioni avevano dato esito negativo — ha spiegato lui in commissione antimafia — ed era prassi che i supporti dovessero essere recuperati per altre indagini». Ma, in realtà, dall’archivio della procura di Palermo è emerso solo quest’ordine di distruzione.
Com’è noto, all’epoca, le bobine non furono smagnetizzate. Sono state ritrovate nell’archivio della procura di Palermo. Al palazzo di giustizia, non c’è invece traccia di tre dei quattro brogliacci. Nell’archivio della Guardia di finanza di Palermo sono addirittura scomparsi tutti i  brogliacci. Un vero giallo.
È stata invece trovata la nota dell’allora capitano Stefano Screpanti, oggi generale di corpo d’armata della Guardia di finanza, che scriveva dello “scetticismo della procura” sull’indagine Buscemi-gruppo Ferruzzi. Nota che di certo sarà stata mostrata a Screpanti nel corso del suo interrogatorio, durato più di tre ore.
Natoli e Pignatone, indagati pure loro come l’ufficiale Gdf per favoreggiamento alla mafia, si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere. Annunciando di volere offrire in seguito il loro contributo alla ricostruzione del caso. Intanto, la procura di Caltanissetta prosegue le indagini: in questi ultimi giorni, sono stati acquisiti altri atti dall’archivio della procura di Palermo, sono state effettuate altre audizioni di testimoni. La settimana scorsa, a Caltanissetta, è stato sentito l’ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, oggi senatore del Movimento Cinque Stelle e componente della commissione parlamentare antimafia: nel 1991, si era occupato della  tranche dell’inchiesta mafia e appalti che nasceva dal rapporto del Ros del 1991.
Ma è sul filone Buscemi-gruppo Ferruzzi che si concentrano le attenzioni del pool di Caltanissetta. I pm nisseni accusano Giuseppe Pignatone di essere stato il “co-istigatore” dell’insabbiamento dell’indagine, «con l’allora procuratore Pietro Giammanco». L’ex pm Natoli e l’allora capitano Screpanti sono indicati invece come gli «esecutori materiali». Queste le contestazioni contenute nell’avviso a comparire notificato all’ex procuratore di Roma: nell’atto d’accusa dei magistrati si ipotizza che Pignatone si sarebbe mosso per «aiutare i mafiosi Antonino Buscemi, Francesco Bonura, l’esponente politico Ernesto Di Fresco nonché Raul Gardini, Lorenzo Panzavolta, Giovanni Bini (gli ultimi tre al vertice del cosiddetto Gruppo Ferruzzi) ad eludere le investigazioni». ” LA REPUBBLICA 5.8.2024 SALVO PALAZZOLO