Veleni e sospetti nelle carte su Pignatone. Quegli intrecci tra mafia, Gardini e toghe

 

Maria Falcone difende Natoli ma proprio suo cognato era al centro dell’inchiesta che inguaia i due magistrati

«Gioacchino è un uomo retto e saprà difendersi». Tra le poche voci che si sollevano in difesa di Gioacchino Natoli, ex magistrato del pool antimafia di Palermo indagato (insieme al suo ex capo Giuseppe Pignatone) per favoreggiamento di Cosa Nostra c’è una voce autorevole: quella di Maria Falcone. La sorella di Giovanni è da quarant’anni impegnata nel ricordo del magistrato assassinato a Capaci, la sua è una presenza fissa delle associazioni antimafia, Quindi il suo appoggio a Natoli (e di rimbalzo a Pignatone) è importante.

Ma nell’incrocio di tensioni che l’inchiesta della Procura di Caltanissetta contro Natoli e Pignatone sta portando a galla, emerge inevitabilmente una connessione tutta siciliana tra indagati, colletti bianchi, magistrati e paladini della lotta a Cosa Nostra.
Nelle carte dell’indagine di Caltanissetta compare infatti con un ruolo cruciale l’imprenditore e politico siciliano Ernesto Di Fresco, titolare di sale cinematografiche, uomo in vista nella Palermo degli anni Settanta, presidente democristiano della Provincia dal 1975 al 1981. Tra le intercettazioni che Natoli è accusato di avere smagnetizzato ci sono anche quelle che portavano verso Di Fresco, allora legatissimo a Angelo Siino, uomo di Cosa Nostra, che con le sue confessioni darà poi il via all’inchiesta sugli appalti del nord a Cosa Nostra. Quando papa Woityla venne a Palermo, a guidare la sua auto fu, grazie all’intervento di Di Fresco, proprio Siino.

È intorno alla figura di Di Fresco, ai suoi rapporti con il gruppo Ferruzzi e con Raul Gardini, che ruota ora buona parte dell’inchiesta di Caltanissetta, alla ricerca del vero movente per l’omicidio di Paolo Borsellino. A complicare il tutto c’è che Ernesto Di Fresco, morto nel 2002, aveva un fratello di nome Giovanni, morto nel 1995. Che era il marito di Maria Falcone, e che dopo la strage di Capaci fu a lungo segretario della Fondazione dedicata al magistrato assassinato.

In sintesi: il cognato di Maria Falcone, Ernesto Di Fresco, è l’uomo che si diede da fare per proteggere il mafioso Francesco Bonura, uomo di collegamento tra Cosa Nostra e Raul Gardini; l’ex pm Gioacchino Natoli oggi è accusato di non avere trascritto le intercettazioni «dalle quali emergeva la messa a disposizione di Ernesto Di Fresco in favore di Bonura»; la cognata di Di Fresco, Maria Falcone, oggi difende Natoli che «ha sempre lavorato a fianco di mio fratello Giovanni e di Paolo Borsellino» e «saprà dimostrare la sua estraneità alle accuse che gli vengono mosse».
Basta questo triangolo a capire su che terreno complicato si stia muovendo l’indagine della Procura di Caltanissetta. Luca Fazzo 4