MAFIA&APPALTI e FRANCESCO BONURA

16.7.1986 Sequestrati 10 miliardi a un boss L’impresario Francesco Bonura, sospettato di riciclare soldi sporchi Sequestrati 10 miliardi a un boss Beni per quattro miliardi bloccati anche al presunto mafioso Vincenzo Piazza PALERMO — Stangata del tribunale di Palermo contro due costruttori edili sospettati di appartenere alla mafia e soci, sino a qualche tempo fa, della «Raffaello», un’impresa che ha costruito numerosi edifici nei rioni di nuova espansione. A Francesco Bonura, 44 anni, recentemente assolto per insufficienza di prove dall’accusa di avere partecipato a sei omicidi ma nel maxi-processo alle cosche, in corso nell’aula-bunker dell’Ucciardone, imputato in concorso in ben 38 altri delitti sono stati sequestrati beni mobili ed immobili per più di 10 miliardi. A Vincenzo Piazza, SS anni invece, sono stati sequestrati appartamenti e negozi per circa 4 miliardi che erano compresi nel pacchetto azionario della società «Raffaello». La decisione è stata adottata dalla speciale sezione del tribunale, addetta alle misure di prevenzione, presieduta da Michele Spina, al termine di un’Istruttoria condotta in base alla legge antimafia Rognoni-La Torre. E’ questo l’ennesimo sequestro di beni appartenenti a mafiosi veri o presunti. Tra l’anno scorso e i primi mesi di quest’anno sono state già disposte dalla magistratura le prime confische dei beni passati quindi al Demanio. Sull’utilizzazione dei patrimoni e delle proprietà ora sequestrate è in corso un dibattito sulla scorta di varie proposte, alcune delle quali illustrate dall’ori. ‘Aldo Rizzo delle sinistra indipendente, segretario della Commissione parlamentare antimafia e che in passato i stato giudice istruttore a Palermo e membro del Consi glio superiore della magistratura. Per Francesco Bonura, il tribunale ha anche deciso cinque anni di sorveglianza speciale, ma si tratta in qualche modo di un provvedimento simbolico, visto che il costruttore è da quasi tre anni in carcere, prima per i sei delitti dai quali è stato assolto, e successivamente per gli altri 38, per i quali è stato incriminato nel maxiprocesso. Bonura è figlio di una sorella di Pietro Torretta, considerato uno dei più influenti capi della «vecchia mafia» palermitana e deceduto da anni Nel salotto di casa Torretta, nel rione popolare Uditore, un giorno la polizia, durante un’irruzione seguita ad una telefonata anonima, trovò i cadaveri di due uomini assassinati a pi’ stolettate. Interrogato subito dopo, il boss disse: «Mai visti, non so chi siano»: venne assolto. Il nipote era considerato un «insospettabile». Anche per Vincenzo Piazza il tribunale ha decretato tre anni di sorveglianza speciale, mentre ha disposto il non luogo a procedersi per Giovanni Bonura, fratello di Francesco, e per Giacomo Piazza, fratello di Vincenzo ed un cognato di questi Aurelio Chiovaro. I tre sono risultati estranei alle cosche, anche se avevano lavorato con vari compiti per conto della società Raffaello. Il loro ruolo, tuttavia, sarebbe risultato marginale ed ininfluente ai fini dell’attività di carattere mafioso. I difensori di Francesco Bonura e Vincenzo Piazza hanno preannunciato appello contro la decisione della sezione speciale. a. r. LA STAMPA


17.6.1982 Costruttore mafioso accusato di 6 delitti

Costruttore mafioso accusato di 6 delitti — L’imprenditore edile Francesco Bonura, 40 anni, arrestato nei giorni scorsi dalla polizia dopo una sanguinosa spedizione in una officina della borgata Passo di Rigano, conclusasi con l’uccisione di due giovani, Francesco Chiaczese e Giuseppe Dominici, è stato accusato di altri quattro omicidi. Gli investigatori, che hanno presentato un rapporto alla magistratura, sostengono che II Bonura avrebbe capeggiato il commando di «klllers», la mattina del 5 giugno, per difendere il suo prestigio di boss offeso da una banda di rapinatori ribelli che avevano osato, nella scorsa primavera, mettere a segno una impresa banditesca contro un supermercato di, alcuni amici del Bonura. L’imprenditore, spalleggiato da alcuni complici, sarebbe riuscito a risalire agli autori del «colpo» : due, Angelo Celesta e Giovanni Carotane, furono sequestrati e quindi strangolati e i loro cadaveri chiusi nel portabagagli di un’auto, un terzo, Saverio Stellata venne assassinato a colpi d’arma da fuoco; un quarta Tommaso Santangelo, fu fatto sparire con il classico sistema della «lupara bianca». I quattro rapinatori ribelli avrebbero avuto come «base» l’officina di Giuseppe Dominici. Da qui la decisione di eliminare anche il meccanico e il suo amico Francesco CMazzese. LA STAMPA