Si cerca Salvatore Riina luogotenente del boss E’ fuggito da Milano poco dopo la cattura di Liggio.
Dopo l’arresto di Luciano Liggio, le polizie di tutta Italia stanno dando la caccia a Salvatore Riina, 44 anni, il « luogotenente » della « Primula rossa di Corleone ».
Sarebbe fuggito da Milano poche ore dopo la cattura del « boss » mafioso al quale è rimasto legato in tutti questi anni di latitanza.
Lui stesso ricercato da quattro anni, è ora indicato come l’uomo « chiave » dell’anonima sequestri, quello che probabilmente teneva, per Liggio, i collegamenti con l’organizzazione.
Le sue vicende sono sempre strettamente legate a quelle di Liggio.
Arrestati nel giugno ’69 e accusati di triplice omicidio, furono assolti da quell’accusa dai giudici della Corte d’Assise di Bari.
Due mesi dopo, ritenuto « elemento pericoloso socialmente », fu inviato al soggiorno obbligato, in provincia di Bologna, a Castelfranco Emilia.
Vi rimase poco tempo: nel novembre dello stesso anno, dopo la fuga di Liggio dalla clinica romana, fece perdere le sue tracce.
Dopo il sequestro del conte Luigi Rossi di Montelera, la questura di Torino raccolse alcuni elementi precisi che coinvolgevano in quel rapimento Luciano Liggio e il suo « clan ».
Fu subito informato il giudice Turone che conduceva l’inchiesta.
Sarebbe fuggito da Milano poche ore dopo la cattura del « boss » mafioso al quale è rimasto legato in tutti questi anni di latitanza.
Lui stesso ricercato da quattro anni, è ora indicato come l’uomo « chiave » dell’anonima sequestri, quello che probabilmente teneva, per Liggio, i collegamenti con l’organizzazione.
Le sue vicende sono sempre strettamente legate a quelle di Liggio.
Arrestati nel giugno ’69 e accusati di triplice omicidio, furono assolti da quell’accusa dai giudici della Corte d’Assise di Bari.
Due mesi dopo, ritenuto « elemento pericoloso socialmente », fu inviato al soggiorno obbligato, in provincia di Bologna, a Castelfranco Emilia.
Vi rimase poco tempo: nel novembre dello stesso anno, dopo la fuga di Liggio dalla clinica romana, fece perdere le sue tracce.
Dopo il sequestro del conte Luigi Rossi di Montelera, la questura di Torino raccolse alcuni elementi precisi che coinvolgevano in quel rapimento Luciano Liggio e il suo « clan ».
Fu subito informato il giudice Turone che conduceva l’inchiesta.
Si seppe, ad esempio, che la « Primula rossa di Corleone » viveva in Lombardia e aveva un alloggio nella periferia milanese. LA STAMPA 18.5.1974
Liggio: è un “boss” tradito noi conflitto tra due bande?
Indagini svolte dalla magistratura e guardia di finanza Liggio: è un “boss” tradito noi conflitto tra due bande? E’ una delle ipotesi formulate in seguito alla sua cattura – Non è escluso, infatti, che possano esistere due “anonime sequestri” che “operano” in parallelo – Ieri il “mafioso” è stato interrogato per molte ore nel carcere di Lodi dai magistrati Turone e Caizzi – Forse Liggio è la chiave dei rapimenti avvenuti al Nord (Dal nostro inviato speciale) Milano, 17 maggio. Nata senza drammaticità, senza drammaticità la vicenda Liggio prosegue.
Oggi è stata gran giornata di interrogatori, avvolti dal massimo riserbo. Per tre ore, stamane, interrogatorio a San Vittore dei due « vinai », Giuseppe e Ignazio Pullara; nel pomeriggio, dalle 15,30 a sera, interrogatorio di Luciano Liggio a Lodi.
Il carcere di Lodi, davanti al quale i giornalisti hanno lungamente bivaccato, è un edificio a un piano, tinteggiato di chiaro, che sorge in una località tranquilla, decentrata. Dodici sottufficiali comandati da un capitano non perdono di vista un solo istante il nuovo ospite, e il secondino che entra nella cella, anche soltanto per scopare, viene ogni volta perquisito. « Le cautele con un uomo così non sono mai troppe» è stato detto ieri, e ripetuto oggi. Ed è stato ripetuto oggi che Liggio non andrà a Palermo come pur era stata data notizia: « Se vogliono portarlo via, se ne devono assumere la responsabilità ».
L’accanimento con cui i magistrati milanesi Giuliano Turone e Giovanni Caizzi sostengono l’esigenza che l’uomo di Corleone rimanga a loro portata di mano ancora per qualche tempo, dice meglio di ogni dichiarazione che essi ritengono di avere trovato il sentiero giusto nell’intricata foresta delle indagini per i rapimenti che hanno infoltito negli ultimi mesi la cronaca nera dell’alta Italia.
Ma dice anche un’altra cosa: che non si intende immergere di nuovo quest’uomo dal corpo malato, ma vivacissimo di spirito, in quel sottobosco sociopolitico fatto di ambigue concessioni e di oscuri patteggiamenti nel quale per tanti anni egli si è fatto la fama di personaggio ascoltato e potente, di un virtuoso della trattativa oltre che del mitra. Appunto, la fama del capo mafioso.
Teniamoci al ristretto campo in cui agiscono i due magistrati milanesi: il campo dei rapimenti. E, più particolarmente, i rapimenti dell’industriale di Vigevano Pietro Torielli e del giovane conte piemontese Luigi Rossi di Montelera.
Teniamoci al ristretto campo in cui agiscono i due magistrati milanesi: il campo dei rapimenti. E, più particolarmente, i rapimenti dell’industriale di Vigevano Pietro Torielli e del giovane conte piemontese Luigi Rossi di Montelera.
Anche se il nome di Luciano Liggio è stato fatto, per esempio, pure a proposito del drammatico rapimento di Paul Getty effettuato a Roma e sfociato in Calabria, l’opinione degli inquirenti milanesi è che non si debba allargare indeflnitivamente il raggio d’azione. « Esiste certamente più di un’anonima sequestri», ci è stato fatto rilevare oggi. E ancora: « I due Pullara sono ‘legati a filo doppio con Liggio, e costituiscono l’anello di congiunzione fra il rapimento di Torielli e “Antonio” cioè Liggio ». E poiché il rapimento Torielli sembra essere ormai chiaramente connesso al rapimento Montelera, ecco il tema degli interrogatori di oggi. L’anonima sequestri che li ha organizzati (un miliardo e mezzo versato, a quanto si assicura, per il Torielli, tre miliardi chiesti per il Montelera) è certamente la più grossa, ma non si esclude l’esistenza di « anonime » parallele.
Tanto che, nella esercitazione delle ipotesi che sempre nascono in assenza di notizie certe, si affacciava, oggi, anche la possibilità che la cattura di Liggio sia la conseguenza, e il risultato, di un conflitto fra queste organizzazioni. Il gruppetto che ha partecipato all’interrogatorio di Luciano Liggio è uscito dal carcere un po’ dopo le 19. Coi due magistrati c’erano gli avvocati Federico Sordiilo per la difesa, Vittorio Chiusano per la parte civile Montelera, Fabio Naisi per la parte civile Torielli (la difesa dei Pullara è stata assunta dall’avvocato Vincenzo Lamanna). Liggio ha parlato con calma per tutto l’interrogatorio, durato oltre tre ore. Ha collaborato, è stato reticente? Nessuno ha rotto la consegna del silenzio. Si è soltanto saputo, con più precisione, che l’ordine di cattura a suo carico parla specificamente di « associazione per delinquere e concorso nei sequestri Torielli e Montelera». Dal canto suo, l’avv. Sordillo, che ieri esitò molto ad assumere la difesa, ha precisato che intende approfondire le sue conoscenze sulla vicenda, prima di prendere una decisione: « Comunque, sulla base di quello che è stato detto oggi, è presto per trarre una conclusione ». L’interrogatorio di Liggio non è finito: è stato sospeso e riprenderà fra qualche giorno. Non troppo presto perché l’avv. Sordillo è impegnato per tutta la prossima settimana. Franco Nasi
Tanto che, nella esercitazione delle ipotesi che sempre nascono in assenza di notizie certe, si affacciava, oggi, anche la possibilità che la cattura di Liggio sia la conseguenza, e il risultato, di un conflitto fra queste organizzazioni. Il gruppetto che ha partecipato all’interrogatorio di Luciano Liggio è uscito dal carcere un po’ dopo le 19. Coi due magistrati c’erano gli avvocati Federico Sordiilo per la difesa, Vittorio Chiusano per la parte civile Montelera, Fabio Naisi per la parte civile Torielli (la difesa dei Pullara è stata assunta dall’avvocato Vincenzo Lamanna). Liggio ha parlato con calma per tutto l’interrogatorio, durato oltre tre ore. Ha collaborato, è stato reticente? Nessuno ha rotto la consegna del silenzio. Si è soltanto saputo, con più precisione, che l’ordine di cattura a suo carico parla specificamente di « associazione per delinquere e concorso nei sequestri Torielli e Montelera». Dal canto suo, l’avv. Sordillo, che ieri esitò molto ad assumere la difesa, ha precisato che intende approfondire le sue conoscenze sulla vicenda, prima di prendere una decisione: « Comunque, sulla base di quello che è stato detto oggi, è presto per trarre una conclusione ». L’interrogatorio di Liggio non è finito: è stato sospeso e riprenderà fra qualche giorno. Non troppo presto perché l’avv. Sordillo è impegnato per tutta la prossima settimana. Franco Nasi
TOTÒ RIINA la belva