15.10.2024 Il “miracolo” di Scarpinato: anche i grillini ora gridano al dossieraggio – IL DUBBIO

 
La svolta dei i pentastellati, con toni degni del responsabile giustizia di FI: «Quella in corso ai danni di Roberto Scarpinato», osservano, «è una bieca operazione di delegittimazione, pericolosissima dal punto di vista democratico, fatta con i metodi del dossieraggio»

«Dacci oggi il nostro dossieraggio quotidiano». Lo ha scritto sui social, solo qualche giorno fa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, riferendosi alla vicenda dei conti bancari violati da un funzionario di Intesa San Paolo sotto inchiesta a Bari. Lo ha scritto, con tutta evidenza, collegando questo fatto all’inchiesta di Perugia su un altro presunto dossieraggio, operato grazie ad accessi abusivi alla banca dati della Direzione nazionale antimafia, rafforzando questa denuncia con la convinzione di essere la persona “più dossierata d’Italia”.
Da lunedì, però, il primato rivendicato dal nostro capo del Governo è conteso da altri attori, scesi in campo con toni vibranti per mettere in guardia i cittadini sui rischiderivanti da una Repubblica dei dossieraggi. Un allarme che arriva da un pulpito imprevisto, trattandosi dei parlamentari del M5S, che negli ultimi mesi hanno speso una cospicua parte delle proprie energie proprio per difendere a spada tratta sia i presunti “dossieratori” che il concetto stesso di dossieraggio politico, a beneficio di quello del dovere di informare i cittadini su fatti di pubblica rilevanza.

A suffragio di questa tesi, restano le numerosissime prese di posizione, da parte di Giuseppe Conte e dei suoi, contro presunte “leggi bavaglio” che a loro avviso comprimono la libertà di stampa ponendo dei paletti per la pubblicazione di intercettazioni non rilevanti penalmente e riguardanti inchieste ancora in corso. Parole nette, utilizzate ad esempio per la vicenda Toti, sfociate nella manifestazione genovese a cui hanno partecipato quasi tutte le opposizioni, e utilizzate anche per fare scudo attorno a Federico Cafiero De Raho, proteggendolo sia dall’accusa di dossierare che dalle pressioni per farlo dimettere dall’Antimafia, commissione di cui fa parte e che dovrà, allo stesso tempo, indagare su di lui.

La situazione, però, si sta ingarbugliando, perché un altro autorevole esponente grillino dell’Antimafia, e cioè l’ex-procuratore Scarpinato, è incappato come è noto in un’intercettazione finita sulla stampa in modo verosimilmente “irregolare” e decisamente imbarazzante, perché lo coglierebbe nell’atto di concordare domande e risposte dell’audizione di un suo ex-collega, Gioacchino Natoli, sotto inchiesta a Caltanissettaaddirittura per favoreggiamento. Quest’ultima vicenda ha sollevato, ancora una volta, degli interrogativi più che leciti: l’intercettazione in questione, con l’indagine ancora in corso, doveva uscire dalla procura? Poteva essere trasmessa in Antimafia? E soprattutto, perché è stata fatta, visto che ciò non è consentito per parlamentari in carica? Che si tratti per caso di un dossieraggio?

Ma, colpo di scena, a chiederselo sono i pentastellati, con toni degni del responsabile giustizia di FI: «Quella in corso ai danni di Roberto Scarpinato», osservano, «è una bieca operazione di delegittimazione, pericolosissima dal punto di vista democratico, fatta con i metodi del dossieraggio». Ma la parte più rilevante è quella che parla delle «conversazioni private che non hanno nessuna rilevanza penale, che nemmeno potevano uscire dall’archivio digitale del procuratore capo di Caltanissetta», per concludere con la domanda retorica «quali e quante altre fughe di notizie pilotate alla stampa per motivi politici si stanno preparando?».

Fino all’ultima uscita di ieri, da parte del diretto interessato, che ha del clamoroso, perché chiede ufficialmente alla presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo «l’immediata restituzione alla Procura della Repubblica di Caltanissetta delle trascrizioni delle intercettazioni», nonché «il prolungamento della segretazione». Solo qualche giorno fa, sempre Scarpinato aveva asserito di non avere «nulla da nascondere».

E in piena estate, ancora Scarpinato, di fronte ad argomenti simili sollevati per il caso Toti da esponenti di maggioranza, rispose che i cittadini dovevano sapere, perché si era «di fronte alla punta di un iceberg sommerso, le cui dimensioni vengono rivelate da inchieste giudiziarieche sono in corso in questa fase». Più o meno come l’inchiesta di Caltanissetta.