L’ex pm ora senatore 5s denigra la figlia del giudice nelle intercettazioni con Natoli, inquisito per mafia
Ovvero quali siano i reali contenuti della amichevole chiacchierata tra Roberto Scarpinato, già pm a Palermo e oggi senatore 5 Stelle, e l’ex magistrato Gioacchino Natoli, intercettata dalla Procura di Caltanissetta.
Il problema è che Natoli, che negli anni Novanta stava insieme a Scarpinato nel pool Antimafia di Palermo, adesso è in guai seri, perchè i colleghi di Caltanissetta lo indagano per favoreggiamento aggravato della mafia nella nuova inchiesta sull’uccisione nel 1992 di Paolo Borsellino e della sua scorta.
Nella conversazione, Scarpinato istruisce il vecchio amico, citato a comparire davanti alla Commissione di cui egli stesso fa parte, fornendo suggerimenti preziosi. «Tu mi alzi la palla e poi la schiaccio», direbbe il senatore grillino secondo quanto riportato nei giorni scorsi dalla Verità.
Il problema è che i documenti arrivati da Caltanissetta per ora li ha solo la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo, e che Scarpinato si sta battendo con le unghie e con i denti perchè la presidente restituisca il malloppo al mittente senza neanche aprirlo.
La Colosimo ha già fatto sapere che non ci pensa neanche, ma per ora tutto rimane chiuso nel suo cassetto.
Nel frattempo, come è inevitabile, circolano indiscrezioni difficili da controllare. Quella frase, «tu alzi e io schiaccio», non sarebbe l’unica ad imbarazzare Scarpinato. Parlando con Natoli il senatore si sarebbe lasciato andare a giudizi severi, e forse irriferibili, sul conto della figlia di Borsellino, Fiammetta, e di suo marito Fabio Trizzino, avvocato, che da anni si battono perché venga a galla la verità sui moventi che portarono Cosa Nostra a decidere la condanna a morte del procuratore aggiunto di Palermo.
Che a Scarpinato la nuova indagine sulla strage di via d’Amelio non piaccia è noto, perchè potrebbe smentire teoremi sostenuti per anni anche da lui.
Ma che arrivasse a fare da suggeritore di un inquisito (anche se suo amico) per favoreggiamento a Cosa Nostra, e a sputare giudizi pesanti sulla figlia di un eroe come Borsellino era finora impensabile. Ora Scarpinato si trova in pieno conflitto di interessi, come anche il suo collega di partito Federico Cafiero de Raho, vicepresidente della Commissione, il cui nome compare spesso nell’indagine della Procura di Perugia sulla «macchina dei dossier» impiantata in seno alla Direzione nazionale antimafia.
Nè Scarpinato nè Cafiero hanno intenzione di farsi da parte. Per questa mattina è fissato un appuntamento che si annuncia caldo: l’ufficio di presidenza della Commissione è convocato per esaminare la proposta della Colosimo che prevede la sospensione dai lavori dei membri in situazione di conflitto di interessi.
Il Partito democratico si è già schierato compatto in difesa di Scarpinato e Cafiero, che sarebbero vittime di «accanimento», e oggi voterà contro alla proposta della Colosimo: ma sarà interessante vedere se si assocerà anche alla richiesta di occultare i verbali arrivati da Caltanissetta.
O se invece, come chiedono centro destra e centristi, sceglierà di scoprire in seduta segreta cosa si sono detti davvero Scarpinato e l’indagato Natoli.
E capire cosa spinga Scarpinato, dopo una vita passata a intercettare, a ribellarsi ora che è toccato a lui.