23.10.2024 SCARPINATO: con NATOLI parlavo con rigore di fatti e documenti

 

Roma, 23 ott. 2024 (Adnkronos) –

“Dunque alla fine, pur in mezzo a tante calunnie e falsità, il quotidiano ‘La Verità’ non ha potuto che confermare quanto avevo già spiegato: con il collega di vecchia data Gioacchino Natoli al telefono parlavamo di fatti autentici,  fondamentali per accertare la verità.
Parlavamo della necessità che lui in audizione riferisse con chiarezza e rigore una serie di fatti sulla strage di via D’Amelio, sugli eventi precedenti e successivi all’attentato, sul dossier mafia-appalti, commentando i tentativi di  alcuni di pilotare strumentalmente i lavori della commissione per fini di lotta politica”.

“Le fonti della Verità – prosegue l’ex pm -, pur sforzandosi di  distorcere il contenuto delle intercettazioni, non son state in grado  di indicare una sola frase da cui risulti che nei miei dialoghi con  Natoli si sia concordato di tacere il vero o di affermare il falso.
Per questo motivo la Verità è costretta a fare basse insinuazioni, utilizzando verbi come ‘aggiustare’ le dichiarazioni, per indurre i  lettori a credere che dai dialoghi emergerebbe la volontà di tacere  alcuni fatti e di inventarne altri, mettendosi addirittura d’accordo  sui dettagli della falsificazione del vero. Circostanza radicalmente falsa”.
“Proprio dalle intercettazioni -dice ancora Scarpinat0- risulta al contrario documentato che ogni parola che Natoli ha detto alla commissione corrisponde alla verità dei fatti da lui conosciuti e già riferiti in precedenza. L’invito doveroso a riferire tali verità  alla commissione viene spacciato come un ‘aggiustamento’ delle  risposte.
D’altra parte Natoli era un audito indicato da me già dal  settembre 2023 e rientra nella prassi dei lavori di Camera e Senato  che i parlamentari indichino persone portatrici di conoscenze e  informazioni utili ai lavori, anticipando i temi delle audizioni,  riguardanti nel caso di specie dichiarazioni già rese per la gran  parte in precedenza in pubblici dibattimenti”.

“Avevo indicato il suo nome nella relazione sui buchi neri delle  Stragi che oltre un anno fa mandai alla presidente Colosimo e che è  sempre stata ignorata.
L’articolo de La Verità conferma che a Natoli  in commissione non ho fatto alcuna domanda sulla sua specifica vicenda personale, cioè sulle accuse mosse a lui dall’avvocato Trizzino (e  quindi è documentato che non è stata concordata alcuna domanda), per  le quali lui ha poi chiesto di poter replicare e che poi sono divenute oggetto dell’indagine della procura di Caltanissetta”, spiega. “Io  avrei passato a Natoli la domanda chiave? Risulta documentato proprio  dalle conversazioni intercettate che mi aveva riferito un fatto che  non sapevo: anche lui era presente alla famosa riunione in procura del 14 luglio 1992 nella quale si parlò della parziale archiviazione di un filone di mafia-appalti, fascicolo poi riaperto per anni quando ci  arrivarono i riscontri necessari, e mi confermò che era presente anche Borsellino, il quale quindi era al corrente di tutto. La stessa  identica cosa aveva riferito pochi giorni prima in audizione il magistrato Luigi Patronaggio”.
“Io esortai Natoli – ricorda il senatore del Movimento 5 stelle – a  riferire tutto ciò alla commissione e gli dissi che sarebbe stato  doveroso da parte mia fare una apposita domanda sul punto. Risulta dal verbale di audizione, e la Verità lo tace, che, siccome Natoli in commissione si dilungava nella descrizione di quanto era avvenuto quel giorno, a portarlo a riferire chiaramente questa informazione  essenziale fu proprio la presidente Colosimo con una specifica  domanda.
Dunque, di cosa stiamo parlando? Prefiguravo che la  maggioranza si sarebbe concentrata esclusivamente su mafia-appalti unico come movente della morte di Borsellino, rifiutandosi di indagare sulle altre piste e su altre stragi? Certo, e ho avuto ragione. Era  evidente dopo che la presidente Colosimo aveva ricevuto a San Macuto  il generale Mori e l’avvocato Trizzino, poi autore di una audizione  fiume. Lo stesso Mori ha dichiarato in televisione che vive per  vendicarsi dei magistrati che lo hanno processato”.

“Io personal trainer di Natoli? Come scrive La Verità,  suggerivo di attenersi ai fatti precisi, senza emotività per quanto  riguardava la sua vicenda personale. Io non ho nulla da nascondere ma  devo prendere atto che, come se nulla fosse, un parlamentare viene prima intercettato a lungo seppure non indagato, poi vengono utilizzate senza l’autorizzazione della Giunta per le Immunità intercettazioni penalmente irrilevanti consegnate all’Antimafia, e  infine passate alla stampa nella certezza dell’impunità. Evidentemente tutto ciò si può fare perché mi chiamo Scarpinato, perché mi batto da  sempre per accertare verità scomode per alcuni e perché appartengo  all’opposizione parlamentare. Lascio ai cittadini comprendere a che  punto di degradazione è arrivata la lotta politica”, conclude  Scarpinato nella nota.

 

 

🟥 SCARPINATO, NATOLI e la COMMISSIONE ANTIMAFIA