L’elenco dettagliato dei partecipanti mette i brividi e rinfresca la memoria. Ci ricorda in che Italia viviamo, piagata da stragi mai chiarite sino in fondo, grumo torbido di interessi che legò fra loro anelli di una catena infinita che molti, purtroppo, non hanno rinunciato a voler nascondere sotto traccia, coprendola con valanghe di polvere e di depistaggi.
Stiamo parlando della conferenza stampa che avrà luogo domani pomeriggio a Roma, nella Sala Nassirya del Senato, e della quale qui troverete completa informazione.
Brividi e memoria, dicevamo.
Da Capaci a via D’Amelio, da Piazza Fontana a Bologna, da Bergamo a Brescia, da Firenze a Roma e Milano, e via via con lo stillicidio di decine e decine di magistrati, poliziotti carabinieri, sacerdoti, giornalisti, uomini politici, medici, cittadini qualunque, falciati da mafie e terrorismi di ogni colore, massonerie e apparati dello Stato, sia deviati, sia allineati con lo Stato.
E ognuna di quelle città, oggi, al Senato, sarà rappresentata dall’esponente principale di quell’infinita rete dell’associazionismo civile, per bene, dei familiari delle vittime che in questi decenni non si sono mai arresi.
Sembrerebbe poca cosa, cosa ovvia, l’appuntamento di oggi.
Appuntamento periodico di chi non ci sta.
Raduno di reduci che non hanno smesso di soffrire, che non si sono rassegnati a dimenticare.
Invece è ben altra cosa. E’ cosa pesantissima e che si annuncia gravida di conseguenze. E non più occultabile dai media.
Perché si dà il caso che da oltre sessant’anni il parlamento italiano istituisce una apposita commissione antimafia.
E si dà anche il caso, purtroppo, che la commissione attualmente in carica, presieduta da Chiara Colosimo, appartenente ai Fratelli d’Italia, stia creando un “mostro interpretativo” di quanto accadde, avendo fatto la scelta di chiudere l’angolo visuale esclusivamente sulla strage di via d’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e cinque fra donne e uomini della sua scorta.
Giochetto apparentemente facile facile, forse dettato dalla inconscia necessità di risparmiarsi un po’ di lavoro, o, più probabilmente, per troncare quegli anelli di cui parlavamo prima, facendo scomparire, con effetto magico da prestigiatore di paese, l’intera catena.
Quella catena che gli italiani devono ormai dimenticare, visto e considerato che chi ci governa, per sua stessa ammissione, è convinto di stare “riscrivendo la storia”. Non lo sappiamo.
Ma vedete, le commissioni del passato (anche in altre ere geologiche della vita politica del paese), pur con scontri politici feroci al loro interno, non si imposero mai simili mutilazioni interpretative della realtà criminale che erano chiamate ad indagare. Come sta accadendo adesso.
E vedete, è ancora più inaudito che una commissione antimafia proceda a colpi di maggioranza contro suoi stessi rappresentanti, che nel caso specifico rispondono al nome di Roberto Scarpinato, oggi senatore per i 5 Stelle, sino a poco tempo fa magistrato, e del quale non mi metterò a illustrare carriera e pedigree di indiscutibile valore.
Qui conviene dare la parola a Salvatore Borsellino, fra i primi firmatari della lettera che sarà base di discussione nella conferenza stampa prevista al Senato.
Dice Borsellino: “Non possiamo fare altro che denunciare la vergogna di uno Stato che ritiene di potere allontanare i suoi più valorosi servitori con la scusa di un supposto conflitto di interessi che però, evidentemente, non è ritenuto così insidioso” quando a esserne portatrice, e queste sono parole nostre, è la stessa presidente Chiara Colosimo.
Per gli smemorati: il giorno stesso della nomina della Colosimo, venne resa pubblica una foto che la ritraeva sorridente a fianco di Luigi Ciavardini, ex Nar, condannato in via definitiva a 30 anni per la strage di Bologna e oggi in libertà.
Per carità, ognuno è libero di andare a prendere il caffè con chi gli pare. Ma visto che si parla di presidenza della commissione antimafia un pizzico di pudore in più sarebbe consigliabile. E non a caso, proprio da quel giornoSalvatore Borsellino e i familiari delle vittime sollecitarono la Colosimo a fare un passo indietro.
Ma la Colosimo, per tutta risposta, non solo di fare passi indietro neanche se lo sogna, ma intende modificare il regolamento interno della commissione per escludere dai lavori quei parlamentari che – secondo lei – avrebbero presunte incompatibilità, se non addirittura conflitti di interesse.
Leggi: Roberto Scarpinato.
Qui, in conclusione, viene il bello. Perché il fatto è che Scarpinato ha spiegato in commissione come la pista mafia- appalti, a suo giudizio, non abbia nulla a che vedere con la strage di via D’Amelio, e invitato la commissione ad approfondire invece – come leggiamo nella lettera aperta – “il coinvolgimento nelle stragi mafiose di apparati statali, massoneria e appartenenti al mondo dell’eversione nera”.
Si.
E’ vero: visto come stanno le cose, fra Scarpinato e la Colosimo si direbbe che qualcuno sia di troppo.
Come la pensiamo noi, l’avrete capito.