Dai pizzini al cyberspazio: la mafia cambia pelle

 

L’evoluzione della mafia nell’era digitale: l’ex colonnello dei Ros Angelo Jannone analizza il cambiamento delle strategie criminali

Un tempo erano i pizzini a tracciare le strategie del potere mafioso. Oggi, il controllo si sposta silenziosamente nel cyberspazio, dove le comunicazioni crittografate, le criptovalute e le operazioni sul dark web diventano strumenti privilegiati per la criminalità, come emerge chiaramente dalla relazione del secondo semestre del 2023 della Direzione Investigativa Antimafia.

Il rapporto evidenzia come le mafie abbiano adottato un modello sempre più sofisticato e tecnologico, che consente loro di adattarsi ai cambiamenti socioeconomici, espandere i traffici illeciti e sfuggire con maggiore efficacia alle indagini. Queste reti globali, sempre più avanzate, dimostrano una notevole capacità di adattamento e una flessibilità organizzativa che le rende difficili da contrastare. Il consenso sociale che riescono a ottenere, anche attraverso canali digitali, gioca un ruolo fondamentale nel loro successo, offrendo un mezzo silenzioso ed efficace per rafforzare il loro controllo. Il dominio digitale consente alle organizzazioni mafiose non solo di mantenere il loro potere, ma anche di espanderlo, sfruttando la crescente connessione globale e il senso di anonimato che il cyberspazio offre.

Relazione DIA – Secondo Semestre 2023: Una fotografia sulla criminalità organizzata

La Relazione semestrale della DIA delinea un quadro chiaro e complesso sull’evoluzione del crimine organizzato in Italia. Le mafie italiane continuano a dimostrarsi altamente adattabili, capaci di infiltrarsi nei settori economici più strategici e di sfruttare le vulnerabilità del sistema economico e sociale.

Infiltrazioni nei settori produttivi

A livello nazionale, il settore edile si conferma il più esposto al controllo mafioso, seguito da ristorazione, immobiliare, assistenza socio-sanitaria, gestione dei rifiuti e carburanti. Questi ambiti rappresentano il 70% delle interdittive antimafia emesse nel semestre, mentre altri settori, come turismo, giochi e scommesse e commercio, coprono il restante 30%. Complessivamente, sono state eseguite 363 interdittive antimafia in tutta Italia, con la Campania al primo posto (78 interdittive), seguita dalla Sicilia (55), Lombardia ed Emilia Romagna (46 ciascuna).

Criminalità organizzata e investimenti illeciti

Le mafie continuano a reinvestire in attività lecite e illecite, sfruttando i capitali accumulati grazie ai traffici di droga, estorsioni e usura. In provincia di Frosinone, ad esempio, l’influenza della camorra si intreccia con realtà criminali locali e gruppi stranieri, come le organizzazioni albanesi, dedite al narcotraffico e al riciclaggio.

In altre aree del paese, come la provincia di Agrigento, le indagini hanno rivelato il crescente interesse di Cosa Nostra per il traffico di stupefacenti e le scommesse online. Nell’operazione “Breaking Bet”, condotta a Palermo e Agrigento l’8 novembre 2023, è stata smantellata una rete che gestiva postazioni di gioco d’azzardo collegate a siti esteri. I proventi venivano destinati al sostentamento delle famiglie mafiose, dimostrando la capacità delle organizzazioni di coniugare tradizione e innovazione tecnologica.

Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS)

Il fenomeno del riciclaggio rimane centrale. Durante il semestre sono state analizzate 74.980 segnalazioni di operazioni sospette, un dato in lieve calo rispetto all’anno precedente (-6,6%), ma superiore ai livelli pre-pandemia (+24% rispetto al 2020). Numerose segnalazioni sono collegate all’attuazione del PNRR e a frodi legate al Covid-19, evidenziando la capacità delle mafie di sfruttare emergenze e opportunità.

Un quadro in continua evoluzione

Il rapporto sottolinea che, nonostante i successi investigativi, le mafie italiane continuano a espandersi oltre i confini tradizionali, alleandosi con organizzazioni straniere e diversificando i loro interessi economici. Dalla gestione delle scommesse al traffico di droga, fino al controllo di settori emergenti come il digitale, il crimine organizzato dimostra una capacità straordinaria di adattarsi ai cambiamenti socioeconomici e tecnologici.

A parlare di queste trasformazioni è il colonnello ex ROS Angelo Jannone, oggi manager e docente di criminologia, che ha vissuto in prima persona l’evoluzione delle tecniche investigative, anche grazie all’introduzione delle prime tecnologie avanzate durante le indagini contro i corleonesi

Quali mafie si sono evolute maggiormente?

«La n’dragheta, in particolare, ha dimostrato una spiccata capacità di adattamento sin dalla fine degli anni ’90. Questa organizzazione non solo ha consolidato il controllo delle principali piazze italiane ed europee del narcotraffico, ma ha anche stretto rapporti strategici con i grandi broker internazionali della droga. A contribuire al salto di qualità ci sono le nuove generazioni di affiliati, giovani rampolli formati nelle migliori università, che portano competenze manageriali e una visione più moderna alla gestione delle attività illecite».

In che modo la tecnologia ha trasformato le comunicazioni delle mafie?

«I mezzi di comunicazione al servizio degli affari criminali si sono evoluti radicalmente, rendendo più complessa la loro intercettazione. La crittografia end-to-end è diventata uno strumento fondamentale: applicazioni come Signal e Threema garantiscono comunicazioni riservate e praticamente impenetrabili per le autorità. Questo rende difficile monitorare le attività criminali, che si svolgono sempre più spesso lontano dai canali tradizionali e sfruttano la sicurezza delle nuove tecnologie».

E le criptovalute e il dark web? Come entrano in gioco?

«Nel dark web, il livello di anonimato è altissimo. Gli accessi non sono tracciati né indicizzati nei motori di ricerca tradizionali, creando un terreno fertile per attività criminali. Qui si commerciano droghe, documenti falsi, armi, dati personali rubati e indirizzi email compromessi. I pagamenti avvengono quasi esclusivamente in criptovalute come Bitcoin, che offrono transazioni rapide e difficilmente rintracciabili. Questo ambiente alimenta una vera e propria battaglia tra “guardia e ladri digitali”, con agenti sotto copertura virtuale impegnati a smascherare le reti criminali».

Le mafie italiane stanno sfruttando queste opportunità tecnologiche?

«Attualmente non ci sono prove che le mafie italiane utilizzino in modo sistemico strumenti avanzati come il dark web o le criptovalute. Tuttavia, ci sono stati casi significativi che dimostrano come queste tecnologie vengano occasionalmente impiegate per attività criminali. Un esempio recente è l’operazione “Breaking Bet” condotta dalla DIA l’8 novembre 2023 a Palermo e Agrigento. L’indagine ha portato all’arresto di 10 persone accusate di concorso esterno in associazione mafiosa e di gestione abusiva di raccolte di gioco tramite apparecchiature illegali, prive delle necessarie autorizzazioni dell’Agenzia dei Monopoli.

In particolare, è emerso come l’organizzazione sfruttasse una rete di apparecchiature collegate a piattaforme estere per il gioco d’azzardo, consentendo scommesse illegali e altre attività economiche nascoste. Sebbene l’uso della tecnologia da parte delle mafie italiane sembri meno strutturato rispetto ad altre organizzazioni criminali, come quelle dell’Est Europa, dell’America Latina o nigeriane, questi episodi dimostrano che anche le mafie nostrane iniziano a sfruttare l’innovazione per i propri affari. Il passaggio dal controllo fisico del territorio a un dominio sempre più virtuale segna una trasformazione che merita di essere monitorata con grande attenzione». Linda Di Benedetto PANORAMA 7.12.2024