Serata molto partecipata quella di martedì all’Auditorium dove la figlia del magistrato ucciso dalla mafia nella strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992 ha raccontano la figura pubblica e privata del padre e risposto alle domande dei tanti studenti presenti: «Mio papà ha agito per consegnare alle future generazioni un Paese migliore, la mafia purtroppo vive ancora oggi tra noi, anche nel Nord Italia»
La Borsellino si addentra anche nell’indagine condotta sulla morte del padre e chiusa solo pochi anni fa: «Nel 2017, la sentenza conclusiva del processo ha evidenziato una serie di gravissime anomalie e omissioni che hanno enormemente offeso l’intelligenza del popolo italiano attraverso un lavoro fatto male e tutto questo ha determinato la mia volontà di denunciare quanto accaduto. Nessuno voleva parlare di questo gigantesco errore e io ho ritenuto si dovesse rompere il muro di omertà. Un percorso deviato da chi invece la verità avrebbe dovuto perseguirla e preservarla per ricostruire l’evento. Se ciascuno avesse fatto bene il proprio dovere, probabilmente la famosa agenda rossa così come tanti altri elementi e prove non sarebbero spariti o andati inquinati. Da lì capii che quello che doveva essere fatto per perseguire la verità non era stato fatto a causa di una grave mancanza di collaborazione, in primis delle istituzioni. Il mio ringraziamento va a quelle procure che hanno lavorato bene e che hanno permesso di arrivare oggi a parlare di uno dei più grandi depistaggi della storia italiana. Grazie anche alla collaborazione di alcuni uomini di Cosa Nostra, siamo più vicini alla verità, sono state scarcerate alcune persone che erano invece innocenti, riuscendo a chiudere qualcuno dei buchi neri che aleggiano su questa indagine. La mafia ancora oggi vive tra noi, basti pensare alla droga, a tutto il denaro che viene ripulito nelle regioni più industrializzate e più floride anche al nord Italia. Mio padre, proprio nei giorni prima della morte, stava lavorando al dossier “Mafia appalti”, aveva capito forse che cercando di limitare l’espansione della mafia nelle imprese si sarebbe potuta fermare tutta l’organizzazione».
Secondo lei il mosaico del sistema giudiziario in Italia è ancora carente oppure si sta rinforzando?
È un tema molto tecnico e complesso, il modello italiano e sicuramente un modello vincente anche grazie al metodo acquisito con la lotta alla mafia, sebbene ancora sia sicuramente da migliorare. Nel processo sulla morte di mio padre sono state moltissime le mancanze, sia sulle indagine che a livello di magistratura. È mancata la ricerca di veridicità delle prove, la verifica delle deposizioni di chi si autoaccusava di essere colpevole e poi si smentiva non conoscendo dettagli fondamentali e molto altro.
Quale ruolo ritiene che debba avere la memoria nella lotta contro la mafia soprattutto nelle scuole?
Negli anni immediatamente successivi alle stragi del ‘92 era un argomento forte e di cui si parlava molto di più. Per la mia esperienza personale però, ogni giorno ricevo migliaia di richieste da parte di scuole e istituzioni per condividere la mia storia, credo quindi che qualche effetto ci sia stato. Bisogna coltivare quotidianamente la memoria, le radici dei valori di giustizia, pace, legalità vanno innaffiate e nutrite come le radici di una pianta per far sì che avvengano azioni concrete. La memoria è fatta di atti concreti ed è un lavoro di squadra, una pratica quotidiana che deve essere fatta sia nelle scuole che in famiglia.
Dopo la strage di Capaci, suo padre era conscio che fosse arrivata anche la sua ora. Come si è comportato in famiglia?
In quei 57 giorni mio padre Paolo è stato impegnato in una estenuante attività di indagine e ricerca sull’accaduto, sebbene non abbia mai avuto la delega ufficiale, abbandonato dalle istituzioni. Nell’ultimo incontro che fece nel giugno del ‘92 disse di aver scoperto dettagli molto importanti ma la procura di Caltanissetta non lo volle mai ascoltare. Furono settimane molto piene di tanti eventi importanti.
E poi Fiammetta Borsellino conclude con parole di grande amore e ammirazione nei confronti del padre: «Ho avuto la fortuna di vivere degli anni pieni durante la mia adolescenza, a fianco di un uomo, un padre che mi ha insegnato grandi valori che ho poi coltivato durante tutta la mia vita. Mi ha insegnato a fare il mio dovere con umiltà e onestà, sempre. Questo è il messaggio che ci deve restare». VARESE NOI 11.12.2024
MARTEDÌ 10 DICEMBRE 2024, ORE 20:30
Fiammetta Borsellino incontrerà i ragazzi e la nostra comunità presso l’Auditorium comunale di Gavirate.
Al centro della serata, la testimonianza sulla figura di Paolo Borsellino in veste di giudice, impegnato nella lotta alla mafia, e padre. Sarà un’occasione preziosa per ascoltare, attraverso le parole della figlia Fiammetta – impegnata da diversi anni nel tramandare l’eredità del padre ai giovani – il racconto di un uomo che ha dedicato la sua vita alla giustizia, affrontando con coraggio le sfide più difficili per difendere i valori della legalità. Un momento di riflessione per tutta la comunità, con l’auspicio che l’esempio di Paolo Borsellino possa ispirare anche i giovani a costruire una società più giusta e consapevole.
Gavirate omaggia Paolo Borsellino con la testimonianza della figlia del magistrato
Fiammetta Borsellino sarà all’Auditorium il prossimo 10 dicembre alle 20.45 per incontrare la cittadinanza durante un incontro pubblico con il quale condividerà il ricordo del padre ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992
Un evento di grande importanza è in programma a Gavirate il prossimo 10 dicembre alle ore 20.45. Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare all’incontro con Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo Borsellino, il magistrato siciliano ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992. L’incontro si terrà all’Auditorium in via Fermi 14. Durante l’incontro, Fiammetta Borsellino condividerà con il pubblico il ricordo del padre, la sua battaglia contro la criminalità organizzata e l’importanza della memoria e dell’impegno civile nella lotta per la giustizia e la verità. Un’occasione unica per riflettere sul suo legato e sull’importanza di non dimenticare. L’evento è aperto a tutti e rappresenta un’opportunità preziosa per discutere temi di rilevanza sociale e per onorare la memoria di Paolo Borsellino e di tutti coloro che, come lui, hanno dato la vita per difendere lo Stato dalla mafia. Ingresso libero. VARESE NOI 1.12.2024