In totale sono 80 i beni confiscati alle mafie e riassegnati in provincia di Como
Orsenigo: “Non assegnarli è un fallimento dello Stato, abbiamo chiesto a Regione di fare di più in termini di risorse”
COMO – “La provincia di Como è tra le più toccate dal fenomeno mafioso al nord. Lo dicono i dati che parlano di 80 beni confiscati e riassegnati, tra cui 25 terreni agricoli, 18 appartamenti e 16 ricoveri per auto. Con un picco di 21 a Oltrona di San Mamette”. A parlare dell’argomento è il consigliere del PD, Angelo Clemente Orsenigo analizzando il report sul fenomeno mafioso in provincia di Como, in occasione del 21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
Una situazione preoccupante per Orsenigo che continua: “Per il centro di ricerca dell’Università degli Studi di Milano, Como è al grado più alto di esposizione al rischio mafioso, al pari di Monza e Milano. E lo stesso Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera, ci ha messo sull’avviso: ora le cosche guardano a sanità e centri sportivi. Quindi la guardia deve restare sempre molto alta”.
Il consigliere parla anche dei passi fatti per contrastare il fenomeno: “Come consiglio regionale abbiamo appena approvato, all’unanimità, la risoluzione che aggiorna i criteri per l’erogazione ai Comuni lombardi di contributi per il recupero dei beni confiscati alla criminalità. Nella nostra regione la presenza delle mafie è molto forte come dimostrano le inchieste e l’alto numero di beni confiscati”.
Nello specifico il numero di beni confiscati in Regione Lombardia sono complessivamente 2600 e di questi la metà sono assegnati a 220 comuni mentre, in provincia di Como sono 80.
Molti beni sono in attesa di recupero ma, per Orsenigo bisogna essere più celeri nella riassegnazione perchè: “Non assegnarli è un fallimento dello Stato. Se quei beni resteranno abbandonati passerà il messaggio negativo ai cittadini che, mentre le organizzazioni malavitose tenevano vivo un luogo, lo Stato non sa farlo rinascere. Quindi, anche ridare una nuova prospettiva a quel patrimonio è un’azione di lotta alla mafia. In questo modo, le istituzioni possono aiutare i cittadini e le realtà associative, ma soprattutto ristabiliscono un controllo sul sommerso”.
“Questo è il motivo per cui – continua il consigliere PD – nell’ambito dell’approvazione della risoluzione, abbiamo chiesto alla Regione di fare di più in termini di risorse, eliminando il limite di 150mila euro destinati a ogni progetto, una cifra irrisoria, spesso neppure sufficiente a far partire i lavori, e aumentando la soglia del cofinanziamento, soprattutto per i piccoli comuni che, già in grave difficoltà finanziaria, non sono nelle condizioni di trovare fondi propri aggiuntivi”.
“Nel prossimo bilancio di assestamento bisognerà incrementare le risorse destinate ai beni confiscati che la Regione ha ridotto da 2 milioni e mezzo a 1 milione e 300mila euro l’anno, una cifra irrisoria. Se la Giunta si assumerà questo impegno vorrà dire che sta facendo sul serio. La lotta alla mafia deve essere una priorità per tutti e bipartisan”.
Ecco la lista dei confiscati e riassegnati, in provincia di Como, sono distribuiti nei seguenti Comuni:
- Mariano Comense: 5
- Erba: 6
- Lipomo: 1
- Tavernerio: 1
- Carugo: 2
- Cermenate: 2
- Campione d’Italia: 5
- Cabiate: 2
- Cantù: 7
- Caslino d’Erba: 2
- Lurago d’Erba: 2
- Fino Mornasco: 5
- Canzo: 1
- Appiano Gentile: 1
- Como: 2
- Gravedona: 2
- Fenegrò: 1
- Locate Varesino: 6
- Oltrona di San Mamete: 21
- Cadorago: 6