Le annotazioni sono state rinvenute dalla Finanza: erano negli scantinati della procura di Palermo. L’ex pm, indagato per favoreggiamento a Cosa nostra, ha risposto alle domande dei magistrati nisseni anche in merito alla sua richiesta di distruzione delle bobine

Per quasi 12 ore, fino a tarda sera, ieri Gioacchino Natoli, accusato di favoreggiamento aggravato alla mafia e calunnia, è stato sentito dai magistrati di Caltanissetta dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati per gli scenari scaturiti dopo l’archiviazione dell’indagine “Mafia e appalti”, un grande faldone del Ros di Palermo in cui sono emersi legami tra imprenditori palermitani come Antonio Buscemi e Cosa nostra. Natoli è stato ascoltato all’indomani del ritrovamento nella sede della procura di Palermo, dopo 30 anni, da parte dei militari del Gico della guardia di finanza di Caltanissetta, su delega della Dda nissena, di brogliacci di intercettazioni effettuate negli anni ’90 circa le infiltrazioni di Cosa nostra nel settore imprenditoriale e, in particolare, nelle aziende già appartenenti al Gruppo Ferruzzi. Le bobine erano già state trovate mesi fa negli archivi della procura palermitana, ora sono venuti fuori anche i brogliacci
Natoli risponde ai pm nisseni
L’ex pm di Palermo ha deciso di rispondere a tutte le domande dei magistrati nisseni. La procura di Caltanissetta gli contesta di avere insabbiato l’indagine che riguardava un filone della cosiddetta inchiesta “Mafia e appalti” per favorire esponenti mafiosi come l’imprenditore palermitano Buscemi. Subito dopo l’iscrizione nel registro degli indagati insieme al collega Giuseppe Pignatone, Natoli si era avvalso della facoltà di non rispondere. Dopo mesi dalla prima audizione il magistrato ormai in pensione, difeso dagli avvocati Fabrizio Biondo, Ettore Zanoni e Ninni Reina, ha chiarito la sua posizione in merito alla richiesta di distruzione delle bobine su “Mafia e appalti” che sono stati trovati dalla Finanza e che sono state riascoltate.
Il ritrovamento dei brogliacci delle intercettazioni dopo 30 anni
I brogliacci sono stati rinvenuti in quattro buste di colore giallo ancora recanti i timbri della guardia di finanza apposti nel 1992, ricoperti di polvere e lasciati a terra in archivi da tempo non utilizzati. Il ritrovamento dei brogliacci è stato ottenuto al termine di ricerche durate più di due anni e che hanno comportato la consultazione di più di duemila faldoni con centinaia di migliaia di pagine di documenti. Il contenuto dei brogliacci è attualmente al vaglio delle autorità inquirenti.
Con il ritrovamento dei brogliacci negli scantinati della procura di Palermo, i militari del Gico della guardia di finanza di Caltanissetta – a cui la procura nissena ha affidato il filone investigativo sull’insabbiamento del dossier “Mafia e appalti” – dovranno verificare se c’è attinenza con gli ascolti delle bobine della stessa indagine. I nastri, secondo un vecchio documento, firmato dall’ex pm di Palermo Gioacchino Natoli dovevano essere distrutti. La distruzione – secondo un accertamento tecnico calligrafico – sarebbe stata aggiunta a penna dall’aggiunto Giuseppe Pignatone.
Quelle intercettazioni, però, non sono mai state distrutte e sono state ritrovate. Si tratta dei nastri delle intercettazioni che furono disposte dalla procura di Palermo sul connubio tra imprenditori siciliani, insediati a Massa Carrara (in Toscana), ed esponenti di Cosa nostra. I militari della Finanza dovranno accertare se il lavoro svolto alla procura di Palermo all’inizio degli anni ’90 sia stato coerente con i provvedimenti giudiziari adottati poco prima della strage di via D’Amelio, in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta il 19 luglio del 1992.
Fonte: Agi
Inchiesta “mafia e appalti”, dopo 30 anni ritrovati dalla Guardia di finanza i brogliacci delle intercettazioni: l’ex pm Natoli sentito in Procura a Caltanissetta
Sono stati ritrovati dalla Guardia di Finanza i brogliacci delle intercettazioni effettuate negli anni ’90 nell’ambito delle indagini sulle infiltrazioni di Cosa Nostra nel settore imprenditoriale e, in particolare, nelle aziende del Gruppo Ferruzzi. Si tratta dell’attività che era stata disposta dalla procura di Palermo nell‘inchiesta mafia-appalti che secondo alcuni, sarebbe il vero movente della strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino.
La scoperta conferma quanto già accertato e cioè che nessuno ha mai dato seguito alla disposizione (prassi dell’epoca in caso di irrilevanza delle registrazioni) di smagnetizzare le bobine e distruggere i brogliacci, tesi inizialmente avanzata dai pm di Caltanissetta.
Le bobine erano già state trovate mesi fa negli archivi della Procura di Palermo, ora sono venuti fuori anche i brogliacci contenuti in quattro buste di colore giallo con ancora i timbri della Guardia di Finanza apposti nel 1992, ricoperte di polvere e lasciate a terra. A fare la scoperta è stato il Gico della Guardia di Finanza di Caltanissetta, su delega della Dda. Il ritrovamento è arrivato al termine di ricerche durate più di due anni e che hanno comportato la consultazione di 2000 faldoni con centinaia di migliaia di pagine di documenti.
La vicenda delle intercettazioni disposte dai pm di Palermo che negli anni ’90 indagavano sulle infiltrazioni mafiose nell’imprenditoria del nord è finita al centro delle nuove indagini sulla strage di via D’Amelio. I pm nisseni, che stanno cercando di accertare se ci siano stati nessi tra la vecchia inchiesta e l’eliminazione di Borsellino, mesi fa hanno iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento a Cosa nostra l’ex pm antimafia palermitano Gioacchino Natoli e l’ex procuratore Giuseppe Pignatone.
L’ipotesi formulata era che Natoli, su input di Pignatone e dell’allora capo della Procura Pietro Giammanco, avesse ordinato la distruzione delle intercettazioni e dei brogliacci dell’inchiesta sull’ imprenditore mafioso Antonino Buscemi nel tentativo di affossare gli accertamenti sul costruttore. Per i pm nisseni Natoli, esecutore del disegno altrui, avrebbe voluto dunque “occultare ogni traccia del rilevante esito delle intercettazioni telefoniche, avrebbe disposto la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci”.
La difesa dell’ex pm dimostrò invece che in realtà quello della distruzione era un provvedimento prestampato che, all’epoca, – parliamo degli anni ’90 – veniva usato in tutti i casi di archiviazione e nei processi definiti. La cancellazione dei nastri, dunque era una prassi – l’aveva detto lo stesso Natoli audito dalla commissione nazionale Antimafia – ed era legata all’esigenza di riutilizzare le cassette. Inoltre, una volta smagnetizzati i nastri, evidentemente ritenuti non rilevanti, conservare i brogliacci sarebbe stato inutile. E comunque nel caso in questione l’ordine di distruzione era stato disatteso.
La scoperta dei brogliacci consentirà alla magistratura nissena di capire se le intercettazioni fossero irrilevanti, come ritenne la procura di Palermo, o se al contrario possano contenere elementi utili mai approfonditi.
Ex pm Natoli sentito in Procura a Caltanissetta
L’ex pm di Palermo Gioachino Natoli, indagato per favoreggiamento aggravato alla mafia nell’ambito di una inchiesta della magistratura nissena sulla strage di via D’Amelio, è stato sentito ieri dalla Procura di Caltanissetta. E’ stato lo stesso magistrato, che nei mesi scorsi aveva deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, a chiedere di essere ascoltato.
Natoli è difeso dagli avvocati Fabrizio Biondo, Ninni Reina ed Ettore Zanoni. Secondo gli inquirenti nisseni Natoli avrebbe agito in concorso con l’ex procuratore di Palermo Pietro Giammanco, nel frattempo deceduto, con l’allora capitano della Guardia di Finanza Stefano Screpanti e con l’ex magistrato Giuseppe Pignatone.Secondo l’accusa l’ex pm avrebbe aiutato i mafiosi Antonino Buscemi e Francesco Bonura, l’imprenditore e politico Ernesto Di Fresco e gli imprenditori Raoul Gardini, Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini (gli ultimi tre al vertice del Gruppo Ferruzzi) ad eludere le indagini.
In particolare al magistrato viene contestato di aver svolto, nell’ambito del procedimento 3589/1991 aperto a Palermo dopo l’invio delle carte da Massa Carrara su presunte infiltrazioni mafiose nelle cave toscane, una “indagine apparente”, “richiedendo, tra l’altro, l’autorizzazione a disporre attività di intercettazione telefonica per un brevissimo lasso temporale (inferiore ai 40 giorni per la quasi totalità dei target) e solo per una parte delle utenze da sottoporre necessariamente a captazione, per assicurare un sufficiente livello di efficienza delle indagini” e di aver disposto, “d’intesa con l’ufficiale della Guardia di Finanza Screpanti che provvedeva in tal senso, che non venissero trascritte conversazioni particolarmente rilevanti, da considerarsi vere e proprie autonome notizie di reato, dalle quali emergeva la ‘messa a disposizione’ di Di Fresco in favore di Bonura, nonché una concreta ipotesi di ‘aggiustamento’, mediante interessamento del Di Fresco stesso, del processo pendente innanzi alla Corte d’Assise di Appello di Palermo, sempre a carico di Bonura per un duplice omicidio”.
In questo contesto l’ex pm avrebbe ordinato la distruzione delle bobine e dei brogliacci con e intercettazioni: accusa rivelatasi falsa perchè la cancellazione dei nastri era una prassi dell’epoca se la registrazioni erano ritenute irrilevanti. L’ordine inoltre, come dimostra il ritrovamento dei nastri e oggi delle trascrizioni non è mai stato eseguito.
Membri di Forza Italia in commissione Antimafia: “Il ritrovamento delle intercettazioni è una notizia rilevantissima”
“Il lavoro che stiamo portando avanti come con la presidente Colosimo in Commissione Antimafia ha l’obiettivo di portare alla luce della verità una delle pagine più significative della storia del nostro Paese: la notizia di oggi, del ritrovamento a Palermo dei brogliacci delle intercettazioni degli anni ’90 sull’inchiesta ‘Mafia e appalti’, va esattamente in questa direzione. Durante le importanti audizioni che abbiamo svolto stiamo svolgendo in Commissione, come quelle di Lucia Borsellino e di Fabio Repici, del generale Mori, del colonnello De Donno e del tenente colonnello Canale, stiamo raccogliendo testimonianze preziosissime che parlano del clima di isolamento che il giudice Paolo Borsellino avverti’ dopo la tragica scomparsa del collega Giovanni Falcone. Isolamento e diffidenza diffusa, tanto da organizzare incontri fuori dal palazzo della Procura con personaggi chiave che voleva al suo fianco. Il ritrovamento delle intercettazioni è una notizia rilevantissima: da quei brogliacci potrebbero emergere elementi importanti e noi attendiamo di poterli visionare. Grazie, quindi, alla Dda di Caltanissetta per l’impegno profuso e per i due anni di ricerca e consultazione di oltre 2000 fascicoli e centinaia di migliaia di pagine”. Lo dichiarano i membri della commissione parlamentare antimafia di Forza Italia Maurizio Gasparri, Mauro D’Attis, Pietro Pittalis, Pierantonio Zanettin, Chiara Tenerini e Giuseppe Castiglione. IL SICILIA 5.7.2025
Mafia e appalti, la Finanza ritrova i brogliacci delle intercettazioni scomparsi. Natoli si difende