📌 Un comunicato di tale natura non richiede commenti. Il livello dello scontro da tempo avviato dall’Ing. Salvatore Borsellino (vedasi note in calce) nei confronti di Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino ha ormai superato il perimetro di una qualsivoglia accettabile dialettica di merito.Â
SALVATORE BORSELLINO: “Esibiscono come un feticcio (la borsa) mentre l’oggetto vero del delitto resta nei caveau dei servizi segreti, protetto dal buio e dall’omertà istituzionale”.
Una messinscena indecente, l’ennesima. Dentro quella borsa c’era l’Agenda Rossa, rubata, sparita, mai ritrovata.  E quella non la mostrano. Perché fa paura. Non è memoria, è marketing. Non è commemorazione, è falsificazione di Stato. Un vero schifo.
PIPPO GIORDANO: “ ANTIMAFIA? NO GRAZIE, HO CHIUSO.”
PAOLO BORROMETI: la BORSA di Paolo Borsellino, un simbolo fondamentale. Grazie a Mattarella, Colosimo e famigliari
Ma se da un lato ai figli di Paolo mi lega il terribile dolore per questa morte annunziata e l’insopprimibile esigenza di verità su una strage nella quale è stata stroncata la vita del loro padre e di mio fratello, da essi è emersa una posizione processuale che si è venuta a differenziare nel corso dei tanti processi, arrivando purtroppo, e con mio grande dolore, a influire anche sui rapporti personali. Devo dire, da parte mia, che ho ascoltato con sconcerto le dichiarazioni fatte in questa sede nei confronti dei due magistrati o meglio di un magistrato e di un ex magistrato, oggi senatore della Repubblica. Mi riferisco a Nino Di Matteo e a Roberto Scarpinato ai quali mi sento invece di dover manifestare pubblicamente e in questa stessa sede la mia stima e la mia gratitudine per avere in questi lunghi anni ricercato con tutte le loro forze quella verità e quella giustizia per le quali continuo a combattere in nome di quell’agenda rossa che ho scelto a simbolo della mia lotta. Sono ben altri i magistrati verso i quali bisognerebbe puntare il dito.
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La “VERITÀ” di Salvatore Borsellino – Dopo il “depistaggio Scarantino” oggi vi è quello messo in campo dalla Commissione Parlamentare Antimafia che ha concentrato i suoi lavori unicamente sul fantomatico rapporto mafia-appalti.
Questa, in sostanza, la dura accusa lanciata dall’ing. Salvatore Borsellino.
Una tesi, quella sostenuta dal fratello del compianto magistrato che, ancora una volta, lo pone in totale contrapposizione ai figli di Paolo Borsellino. Non solo: se fossero vere le sue accuse, i suoi nipoti si sarebbero resi conseguentemente complici di questo nuovo depistaggio.
22.6.2018  SALVATORE BORSELLINO: “Ti chiedo scusa per le incaute affermazioni di un membro della mia famiglia”
Via d’Amelio, Salvatore Borsellino al pm ANTONINO DI MATTEO: “Miei familiari ti accusano del depistaggio. Io ti chiedo scusa”
“Ti chiedo scusa se qualche mio familiare ti ha accusato di essere coinvolto nel depistaggio Scarantino“. Così Salvatore Borsellino al pm Nino Di Matteo, intervenuto a un’iniziativa pubblica alla Camera del Lavoro di Milano. “Sono sicuro che per quel depistaggio sono altri i magistrati che debbono essere portati a processo. Quindi ti chiedo scusa per le amarezze che ti hanno portato queste incaute affermazioni che sono state fatte da membri della mia famiglia. So che queste amarezze ti hanno portato a declinare l’invito per presentare un libro scritto da ragazzi del movimento Agende Rosse in via d’Amelio. Spero che tu riesca a superare queste remore”, ha continuato il fratello del magistrato ucciso in via d’Amelio il 19 luglio del 1992.
Il riferimento di Salvatore Borsellino è per la nipote, Fiammetta, figlia di Paolo. “Abbiamo avuto un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c’erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo…” aveva detto alcuni mesi fa l’ultimogenita del giudice in un’intervista al Corriere della Sera. “Venticinque anni di schifezze e menzogne. All’Antimafia consegnerò inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la veritĂ sulla trama di via D’Amelio”, aveva continuato Fiammetta, che sulla questione ha anche inviato una lettera al Csm. Â
Dopo le parole della figlia del magistrato assassinato, il pm Di Matteo – ora in servizio alla procura nazionale – aveva chiesto di essere sentito dalla commissione Antimafia. “Quando vennero avviate le indagini, io non ero magistrato ma uditore… Entrai a far parte del pool che seguiva le stragi di mafia solo nel novembre ’94, quindi due anni e 2 mesi dopo l’arresto di Scarantino avvenuto sulla base di accuse di pentiti che mai ho interrogato e intercettazioni che mai ho ascoltato all’epoca”, ha detto il pm ricordando che “a occuparsi delle stragi all’epoca erano il dottor Tinebra, il dottor Cardella e, forse ricordo male, ma al primo interrogatorio di Scarantino c’era anche la dottoressa Boccassini. Se c’è stato un depistaggio, è la mia opinione, si è cominciato a realizzare prima del settembre 1992”. Ilda Boccassini, nell’ottobre del 1994, prima di lasciare Caltanissetta, scrisse una lettera al procuratore Tinebra esprimendo dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni di Scarantino, ma Di Matteo non ne seppe nulla per quasi un decennio, fino al “2011- 2012. Mai parlato di stragi con la Boccassini”.
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