18 ottobre 2023
… Occorreva eliminare, e in fretta, chi rappresentava un ostacolo insormontabile per un disegno criminoso teso con l’ausilio anche dell’organizzazione mafiosa e della eversione nera a cambiare gli equilibri di questo nostro disgraziato Paese che da queste stragi, che io ho chiamato e continuerò sempre a chiamare stragi di Stato, è stato sempre segnato.
La chiave di questa accelerazione va cercata semmai nelle parole pronunciate da Paolo alla Biblioteca comunale di Palermo il 25 di giugno, nel suo ultimo discorso pubblico. Paolo chiede di essere sentito dalla Procura di Caltanissetta per dire quello che sa e che ha scoperto sulla strage di Capaci e da quella strage sono ormai passati più di trenta giorni senza che Paolo sia stata ancora chiamato. Paolo dice: «Questi elementi che porto dentro di me debbo per prima cosa assemblarli e riferirli all’autorità giudiziaria che è l’unica in grado di valutare quanto queste cose che io so possano essere utili alla ricostruzione dell’evento che ha posto fine alla vita di Giovanni Falcone.
Per prima cosa ne parlerò all’autorità giudiziaria poi, se è il caso, ne parlerò in pubblico». Ebbene, dopo queste parole, la convocazione di Paolo a Caltanissetta non può essere più rimandata.
C’è il rischio che Paolo riveli in pubblico quello che i giudici non vogliono ascoltare. Paolo viene convocato a Caltanissetta per la settimana successiva al 19 luglio, ma intanto parte il conto alla rovescia per l’attuazione della strage, per la sua eliminazione. Paolo non arriverà mai a testimoniare in quella Procura in cui a collaborare alle indagini verrà poi irritualmente chiamato quel Bruno Contrada sul quale Paolo sta raccogliendo le rivelazioni di Mutolo.
Verrà chiamato soltanto quando la sua morte è stata ormai decisa, quando il suo tempo è ormai arrivato.