7.4.2025
È stato approvato il 4 aprile dal Consiglio dei ministri “quell’attentato ai principi della nostra Costituzione noto come Decreto sicurezza”. A dirlo è Salvatore Borsellino. “È una cosa di una gravità estrema”, commenta il fondatore di Agende Rosse, che prosegue: “Essendo un decreto entra immediatamente in vigore, dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale; si esclude anche il parlamento, seppure da questo dovrà essere approvato entro sessanta giorni. Purtroppo mi risulta che sia stato già controfirmato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”.
“Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, al quale ci eravamo rivolti, ha rifiutato di ascoltare le associazione dei familiari delle vittime, che per l’operato dei servizi sono state le prime a pagare. Quello che fino a oggi hanno fatto questi corpi speciali dello Stato, come l’istigazione e la partecipazione alle stragi, sarà da ora in poi coperto dalla legge. Dovranno risponderne solo al capo del governo”. Per il fratello del magistrato assassinato nel 1992 il decreto “è peggio di quanto faceva l’Ovra nel Ventennio fascista. Questo stesso presidente del Consiglio, a cui viene data la facoltà anche di autorizzare componenti dei servizi segreti a guidare associazioni terroristiche e a commettere omicidi, ha detto che il provvedimento è stato emanato come decreto e non discusso in parlamento per questioni di urgenza e per rispondere alle aspettative dei cittadini”. Ma “i cittadini – che sono stati colpiti non solo come cittadini di questo Stato, ma anche nei propri affetti – e i rappresentati delle associazioni dei familiari di vittime di stragi e assassini non sono stati neppure ascoltati, nonostante avessero chiesto di esserlo, né dalle commissioni parlamentari, né dal presidente della Repubblica”.
Riguardo il suo stato d’animo, Borsellino è perentorio: “Mi vergogno di essere cittadino di uno Stato guidato da un sistema di potere che si sta rivelando peggiore del regime fascista. Non ne ho le prove e nessuna sentenza finora lo ha affermato con sicurezza, tuttavia sono fermamente convinto che questi servizi a cui oggi viene data, per legge, la facoltà di delinquere e di uccidere, sono parte di coloro che hanno partecipato alla preparazione e all’esecuzione delle stesse stragi di Via D’Amelio e di Capaci, e non soltanto di quelle”.
Il 19 luglio prossimo ci sarà la commemorazione dell’eccidio di via D’Amelio del 1992, dove perse la vita Paolo Borsellino e gli agenti che appartenevano alla sua scorta, compresa una donna. Cosa dire a 33 anni da allora? “Credo che che mio fratello negli ultimi giorni di vita se ne fosse reso conto e proprio per questo sia stata affrettata l’esecuzione di quella strage e sia stata sottratta la sua Agenda Rossa”.
MICROMEGA